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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 24.1921

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Fasc. 3
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Baudi di Vesme, Alessandro: Il maestro dalla trappola per sorci: tentativo d'identificazione
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https://doi.org/10.11588/diglit.17341#0204
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ALESSANDRO BAU DI DI VESME

J. Herbert Slater, a p. 499 della quarta edizione
di lìngravings and the ir vaine (London, 1912) affer-
ma senza esitazione alcuna che il «Master of the
Mousetrap... was a German engraver» ; ma quale
serietà può avere uno scrittore che registra fra le
stampe del detto artista: «The Vicomte de Turenne,
proof before any letters »? — Un altro recente
scrittore inglese, A. M. Hind (Catalogni' of early
Italian engravings preserved in the British Museum,
1910, p. 531) opina che lo stile del Maestro dalla
trappola sembra indicare ch'egli lavorasse non

« travaillait^à Rome»; ma-crediamo che una tale
asserzione è affatto arbitraria, perchè non appog-
giata a documenti nè suggerita da confronti di
stile con le poche incisioni operate a Roma prima
dell'andata di Marc'Antonio Raimondi in quella
città (anno 1510 o 1511). Ancor più fallace ci sem-
brerebbe l'opinione di chi volesse sostenere che il
Maestro dalla trappola sia stato educato all'arte
dallo stesso Marc'Antonio, in Roma.

Nessuna delle tre stampe del Maestro dalla
trappola ha una data nè altra indicazione che faccia

Il Maestro dalla trappola per sorci : I due gemelli mostruosi.

discosto da Bologna e trova analogie tra il pae-
saggio dei suoi Gemelli mostruosi con i paesaggi del
Maestro dall'Uccello e di Marco Antonio Raimondi
(prima che questo artista abbandonasse Bologna
per stabilirsi a Roma).

Un minuzioso esame dello stile personale al
Maestro dalla trappola per sorci mi ha convinto,
non soltanto che questo artista era italiano, ma che
le sue produzioni hanno una spiccata analogia
con quelle di alcuni intagliatori della scuola di Pa-
dova, e segnatamente di Giulio Campagnola, il
quale dev'essere stato il suo iniziatore nelle arti
del disegnare e dell'incidere. Il Renouvier (loc. cit.)
scrive bensì che verso il 1503 il nostro Anonimo

conoscere direttamente e precisamente in che tempo
questo artefice operasse. Nondimeno Bartsch
(XIII, p. 362) scrive che la Biblioteca Imperiale
di Vienna possiede un esemplare dei Due eserciti
accampali, sul quale sta scritto a penna, da mano
antica: « ROTA DI RAVENA. 1512 ». La sola
legittima deduzione che si possa trarre da tal cosa
sarebbe che un antico possessore di quella stampa
credeva, a ragione o a torto, ch'essa raffiguri «la
rotta di Ravenna», cioè la famosa sconfitta inflitta
agli Spagnuoli nel 1512 presso Ravenna dai Fran-
cesi comandati da Gaston de Foix, il quale però
rimase tra i morti. Ma ben altre e veramente ridi-
cole sono le conclusioni che volle derivarne il Bar-
 
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