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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 26.1923

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Fasc. 3
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Grigioni, Carlo: Il Duomo di Faenza: documenti inediti intorno alla sua costruzione e il documento decisivo sul nome del suo architetto
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https://doi.org/10.11588/diglit.17343#0189
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IL DUOMO DI FAENZA:

DOCUMENTI INEDITI 167

nostro si trovano scritte così: « presente Magi-
stro Mariotto quondam Johannis muratore capette
sancii Laurentij »,* cioè, salvo l'errore del patro-
nimico, come in tutti i documenti precedenti ed
anche in quelli anteriori di molti anni alla costru-
zione del Duomo. Ma il De Fabriczy commenta
così: « La cappella di S. Lorenzo è quella che chiude
la nave trasversale verso mezzogiorno; fu dunque
compresa nella parte dell'edifizio che, come ab-
biamo detto più indietro, venne eseguita negli
anni 1475-1477. Pare lecito, perciò, di arguire da
questo fatto che Maestro Mariotto era stato ado-
perato nella fabbrica fin dal suo principio ».

Tutto questo non ha fondamento alcuno. A
Faenza le cappelle erano divisioni della città, mi-
nori dei rioni, maggiori delle strade; corrisponde-
vano ali incirca a quello che erano in altre città
romagnole le contrade e prendevano nome ciascuna
dalla chiesa più importante. S. Lorenzo è, in questo
caso, non la cappella del braccio destro della cro-
ciera del Duomo, ma una chiesetta con tracce di
un portico romanico, esistente tuttora nella via
Domizia, a sinistra andando verso la porta Mon-
tanara e all'angolo della voltazza di S. Lorenzo,
che è oggi la via Tomaso Minardi. Il De Fabriczy,
suggestionato da quel muratore accanto al genitivo
della cappella di S. Lorenzo, trovò la spiegazione
che abbiamo veduto. Era fatale che cadesse in
quell'errore e, senza malizia, premise una virgola al
« muratore », la quale non è, si capisce, nel testo ori-
ginale, e così l'interpretazione corre anche meglio.

Questo 1477 è un anno tutto pieno di Mariotto.
Ecco ancora il suo nome in una testimonianza del
12 giugno: « presente Magistro Mariotto quondam
Antoni) Muratorj capette sancti Laurentij de Fa-
ventia »,2 in altra del 2 agosto: « presente Magistro
Mariotto muratore ».3 Così, semplicemente: nè
patronimico, nè indicazione della dimora; ma è
un atto di cancellazione, quindi scritto in calce,
dove bisognava tesorizzare lo spazio.

Il 18 agosto si legge: « presente Magistro Mariotto
quondam (lacuna) muratore capette sancti Lau-
rentij ».* Curiosa la lacuna del notaio; egli, essendo
assente il teste, sta forse per ripetere l'errore del
patronimico Giovanni, ma si ferma a tempo: me-
glio una omissione che un errore. Ma ecco le gene-
ralità esatte e complete in una testimonianza del
9 settembre: « presente Magistro Mariotto quondam
tonij muratore capette sancti Laurentij ».' E due

1 Arch. Not. di Faenza, Atti del medes., istesso voi.,
fol. 191 v.

2 Ivi, Atti di Francesco Emiliani, voi. I, 1473-90, fol. 86 v.

3 Ivi, Atti di Alberto Picinini, voi. XIV, fol. 192 v.

4 Ivi, Atti del medes., istesso voi., fol. 209 r.

5 Ivi, Atti del medes., istesso voi., fol. 222 r.

anni dopo, il 18 settembre 1479, ancora: «presente
Magistro Mariotto picapreda » l e il 26 ottobre 1480:
«presente Magistro mariotto quondam tonij muratore
capette sancti laurentij »: 2 in quel giorno si trova
in compagnia di due pittori, Leonardo Scaletti e
Giovanni da Oriolo. È l'ultimo ricordo in vita.

Quando sette anni dopo ritorna il suo nome nelle
carte faentine, e precisamente il 9 aprile 1487, egli
è già defunto: « presente Antonio quondam Magistri
Mariottj muratore capette sancti Laurentij ».3 Ebbe
Mariotto, oltre ad Antonio, che fu probabilmente
il primogenito, portando il nome dell'avo, altri
tre figli e si chiamarono Bartolomeo, Pietro e Ven-
tura. 4

Nessun Domenico dunque. L'ipotesi del De
Fabriczy cade e anche tutto il resto, che lo stesso
De Fabriczy architettò con eccessiva facilità,
manca di base. E questo dico non perchè la critica
sia oggi agevole a ragion veduta sui documenti,
ma perchè realmente il critico galoppò molto lon-
tano su troppo deboli indizi. Infatti egli, detto eh
Mariotto era forse padre di Domenico di Mariotto,
« che al dire del Vasari fu ammaestrato da Giu-
liano da Majano nell'arte dell'intarsia e lo aiutò
nei lavori di questo genere eseguiti da lui per la
cattedrale di Pisa », continua: « Che fosse fioren-
tino, ce lo dice il recentissimo annotatore del Va-
sari (t. II, p. 469, nota 2). La data della sua morte
(dopo il 1519) non si oppone alla supposizione
testé emessa; la circostanza poi, che i lavori del
Majano pel duomo di Pisa furono appunto ese-
guiti nei medesimi anni (avanti il 1477; vedi Va-
sari IV, 268, nota 3), quando Maestro Mariotto era
impiegato da lui come suo commesso o vicario
nella fabbrica del duomo di Faenza, aggiunge
forse ad essa un argomento di probabilità di più ».

Troppe cose bisognerebbe supporre: che Ma-
riotto, di cui i documenti faentini tacciono sempre
la patria e che perciò risulta faentino, abbia avuto
un figlio natogli a Firenze, che questo lapicida o
muratore o ingegnere, mai maestro di legname,
abbia avuto un figlio intarsiatore, poi bisognerebbe
spiegare come i non buoni rapporti tra Giuliano e
Mariotto si possano conciliare con gli eccellenti
rapporti tra Giuliano e il figlio del secondo...

1 Ivi, Atti di Nicola Casali seniore, voi. VII, 1478-84,
fol. 50 v.

2 Ivi, Atti di Gaspare Cattoli, voi. XV, 1480, fol. 118 v.

3 Ivi, Atti di Alberto Picinini, voi. XVI, 1485-87, fol. 146 r.

4 I loro nomi figurano in un atto del 9 aprile 1489: « An-
tonius et Bartolomcus fratres et filrj quondam Magistrj Ma-
riottj Muratoyìs capette sancti laurentij de Faventia suo pro-
prio nomine et vice et nomine Petrj et venture eorum fratrum
ci filiorum quondam dictj Magistrj Mariottj » permutano
una casa. Ivi, Atti di Girolamo Montini, voi. X, 1488-90,
fol. 128 r.
 
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