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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 26.1923

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Fasc. 4
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Venturi, Adolfo: Francesco di Giorgio Martini scultore
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https://doi.org/10.11588/diglit.17343#0237
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FRANCESCO DI GIORGIO MARTINI SCULTORE

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mirabili nell'agile magrezza. La capigliatura dell'angelo a sinistra del tabernacolo, che
appena ha raggiunto nella corsa il disco di base, e ne sfiora con un piede l'orlo, crepita
come lingua di fuoco, e un ciuffo di viva fiamma s'innalza dalla fronte, quale si vede
nell'angelo dell'Annunciazione dipint i da Francesco di Giorgio: la linea di slancio «Iella
figura trova in quell'ignea chioma animato vertice.

Anche più nell'altro angelo risplende l'attillata eleganza delle immagini di Francesco
A passo breve affrettato, gli stretti piedi vibranti sfiorano il disco di base; la serica veste,
che aderisce alle forme superbamente tornite della spalla spiovente, del petto sollevato
dall'onda del respiro, disegna lo slancio agile del cinto, per seguire, con palpito di vela
dibattuta dall'aria, il moto delle gambe, e porne in risalto la linea nervosa: nel suo
divincolato movimento, il fusto flessibile della persona commenta la voluta del cornu-
copie, che la mano sinistra sorregge con gesto robusto e facile, e che riposa sul braccio
della fanciulla, quasi simbolo della sua forma a S elastica e forte. Appena un solco,
tenue e incisivo, stacca l'orlo della veste dal petto sbocciante con rigi glio di fiore,
dalla spalla tornita; sul braccio e sulla svelta persona, la stoffa s'arriccia stretta da
lacci, s'acuisce in lame sottili, sensitiva al soffio dell'aria, alla vita delle forme. Come
flagello, la cintura si divincola dal nodo semidisciolto: l'animazione che è in ogni fibra
degli esseri creati da Francesco di Giorgio, la forza elegante, la vigorosa sottigliezza
delle sue forme, architetture o statue 0 ferrigni ornati, si esprimono nella tensione dei
tendini del collo slanciato, nel portamento della testa fiera sotto il flammeo viluppo
delle chiome, nelle ali concave, come in tutte le membra tese sotto l'involucro dei
drappi, come in ciascuna delle pieghe acute, che discendono dal petto al cinto, dal cinto
ai piedi, diramandosi in sottili nervature vibranti.

Il cornucopio, la cui rapida voluta dà il motivo iniziale alla ritorta gotica S del
corpo teso e vibrante come corda d'acciaio, esce da una guaina di foglie d'acanto, spez-
zandole, e da un ingioiellato anello sboccia, corolla sopra corolla, a sostegno del luci
gnolo, pistillo di giglio. La fantasia dell'architetto che ha disegnato i floreali capi-
telli della loggetta della Ciaia e i gnomi sbucanti dai cornucopi, a danzare sui capitelli
della chiesa di Cortona, la sinuosa eleganza del miniatore che ha tracciato i fregi sulla
pagina della Purità nel codice di Alberto Magno a Siena e le iniziali serpentine del codice
saluzziano a Torino, si spiegano nella guizzante sagoma del cornucopio e della fanciulla,
nella lor grazia risentita e acerba, di capriccioso fiore. Il cornucopio dell'angelo di
Giovanni di Stefano (fìg. 16), vicino a questo, ha curve forzate, boccio greve; le
vesti si accartocciano, materialmente imitando le rifrazioni luminose di Francesco di
Giorgio nel groviglio delle pieghe arruffate; i capelli s'arricciano in ciocche di grossa
canapa; le ali starnazzano, tarpate: materialità d'aspetti che contrasta con l'eleganza
robusta e nervosa dell'angelo di Francesco di Giorgio Martini, col brulichìo di vampe
sulla testa fiera, con la serica forma del petto e della spalla, che s'affila, per gradazioni
tenuissime, sino a raggiungere un trasparente, vitreo profilo, con le ali tese ad esprimere,
nell'acuto uncino del vertice, una forza viva: dall'arte preziosa, fatta di eleganti artifici,
di archeggiature languenti, che domina nel Quattrocento senese, l'arte di Francesco di
Giorgio, compagno di lavoro al Cortonese nel trittico di San Cristoforo, i cui sportelli
sono ora a Berlino, e la statua mediana nel Louvre, emerge pei la sua eleganza fatta
di ardimento e di forza, per la nervosa fibra delle forme.

* * *

Anni prima di compiere le due statue d'angeli, Francesco aveva modellato gli angio-
letti infissi ai lati dell'altare (fìg. 17). Dal diadema crestato di una testa virile con
barba e chiome composte di foglie, sboccia, come nei cornucopi tenuti dalle alate fan-
ciulle, un mirabile calice di foglie, rotto dal balzo improvviso di un putto, teso a reg-
 
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