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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 29.1926

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Venturi, Adolfo: Per Lorenzo Lotto
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https://doi.org/10.11588/diglit.55345#0191
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PER LORENZO LOTTO

L’arte del Veneziano ci appare nella sua maggiore libertà fantastica e nel più alto
valore pittorico, in un frammento di predella (fig. t) appartenente alla Collezione Benda,
a Vienna, gioiello rarissimo del periodo in cui il pittore lavorava a Loreto e a Jesi. Non
è più Jacopo de’ Barbari modello a questa deliziosa pittura; il talento di Lorenzo Lotto,
impressionabile e mutevole, trae, per la preziosa opericciola, elementi dai Bellini e da
Tiziano, appena distinguibili nella interpretazione originalissima. Tema precipuo di questa
gioiosa predellina è la luce, la luce vermiglia della fiammata che brucia i libri eretici
davanti al pergamo di San Domenico e si riflette sui volti degli uditori, la luce siderea delle
case nel fondo, con due merletti di venete ante sotto un cielo bigio. Tra i rossi di fuoco e i
neri delle stoffe, qualche delicato lilla argentino inserisce le tonalità lunari predilette da
Lorenzo Lotto. La folla accerchia la cattedra del Santo: in prima linea i gentiluomini,
più lontano le donne in ginocchio: tra la folla, qualche damerino elegante si pavoneggia
in un lungo mantello: davanti al crocchio delle donne una vecchia seduta a terra, curva,
con la testa affondata tra le mani, avvolta da capo a piedi in un manto cinereo, sembra
immagine di Penitenza, in quella ghirlanda di figure brillante alla luce come ghirlanda di
fiori. Dietro si apre una lunga prospettiva: una strada che si vede ascendere di là da
una porta, tra case, e torri e strade, in pittoresca varietà di colori e di forme. Il pittore,
nello sfondo di paese, evoca le vie delle cittadine venete, disegnando i trilobi delle finestre,
cingendo di un bianco orlo di pietra le finestre centinate, che s’abbinano, alla maniera
veneta, nel centro della casa, orlando di trine marmoree la fronte di un palazzo lontano;
la varietà del materiale, pietra e cotto, varia la gamma delle luci sulle pareti delle
case grige, rosse, bianche : ogni pietra della casa grigia, a sinistra, è un tremolio
d’argento. Le ombre e le luci si alternano, fantasmagoriche e leggiere: di là dal
pergamo, d’avorio trasparente, l’ombra della chiesa, bigia; tra l’ombra della chiesa e della
torre in cotto, il chiaror pallido cereo di una casa bianca. Più la visione si allontana,
più diviene fosforescente e magica: dietro la porta, il palazzo, coronato di ante, appare
di un rosso così svanito da rasentare l’oro: le cornici, le ante, compongono un meraviglioso
merletto di luci, un brulichio di scintille rossastre, argentine, azzurrognole, sotto la bruma
di un cielo di prima sera, che traspare un vago chiaror di luna, mentre ancora il sole, il
sole giallo dei temporali, penetra e forma la sostanza di tutte le cose, edifìci e persone.
Al periodo marchigiano dell’arte di Lorenzo Lotto appartiene anche un quadro raffi-
gurante Sant’Orsola con lo stendardo e le frecce, nella Raccolta Nicholson a Londra (fig. 2).
Non è piacevole, al primo sguardo, la grossa figura di parata che avanza col suo pesante
carico, ma ben presto la bella tonalità dell’atmosfera che vela a tratti la forma della donna
e la stoffa dello stendardo, avvivando lo splendor delle luci nei lembi di superflue che da
essa emergono, vince la nostra prima impressione. Tipicamente lottesco è l’azzurro delle
maniche e della cintura, intenso, metallico, con lampi d’argento. La figurona tutta si drap-
peggia in un grande stendardo avvolto nella stessa penombra bigio argento che le forma
sfondo. L’asta vibrante di luce argentina divide, traversando il quadro in una linea parallela

L'Arte, XXIX, 19.
 
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