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ARCHEOLOGIA E BELLE ARTI
dei, come si vede dall'epiteto di Sstog, con cui Omero
designa "Ovsipog (i), e dalle parole di Senofonte riferite dal
Leopardi (2) e dall'inno LXXXV del pseudo Orfeo e spe-
cialmente dai versi, che del medesimo riporto in nota (3),
per non mettere avanti altre prove, il cui numero è molto
grande, tuttavia sembra che della loro vanità fossero ab-
bastanza persuasi; tanto più che riconoscevano in essi un
parlare ambiguo e ammettevano che l'uomo non può tutti
interpretarli (4), nemmeno chi, avendo un buon ingegno,
è, secondo Teocrito (5), un ottimo giudice, interprete di
sogni. Questo fatto ci spiega perchè Omero chiama ap.ivnvol,
cioè vani, gli ovsipot (6) e distingue tra un ovocp e un vnap
effjXoVj cioè tra un sogno e una vera visione (7), e para-
gona, nel che fu imitato da quanti poeti ci furono dopo
(1) II. II, 22 e Od. XIV, 495.
(2) Gli dèi, scrive Senofonte ( De Magisterio Equit.) sanno tutto
lo fan sapere ad altri come lor piace o nei sacrifizi o col mezzo di
auguri, della fama o dei sogni. Leopardi 1. c.
(3) xtxTJiexto se jxkx&p TaaivoiitTeps ovXe "Ovetpe,
óiyytXe fJt^XX'ovrcav, &v«ro?$ %pnapi.<»$è yityiars.
riavuta, ykp vn\<p yXvxspai aiynXò^ CTfÀ&ojv
7[poafo3V&>v tffj£a?s Srarcàv, n'oov xxizòq eyelpsn;,
xaì yvcafu-ag p.a.v.kpm avròq xa&' fijrvóvs ùnoni/jixeiì;.....
Od. XIX, 560-561.
sldyll. XXI, 32-33:
ovtos aptSTOi
èaùv òvetpoxphotg, 0 it$a.oxa.\ót; sari nap' cS vovg.
(6) Od. XIX, 562.
(7) Od. XIX, 547. Cfr. Virg. Aen. Ili, 173:
nec sopor ilhid erat; sed corani agnoscere vultus
velatasque comas, praesentiaque ora videbar.
ARCHEOLOGIA E BELLE ARTI
dei, come si vede dall'epiteto di Sstog, con cui Omero
designa "Ovsipog (i), e dalle parole di Senofonte riferite dal
Leopardi (2) e dall'inno LXXXV del pseudo Orfeo e spe-
cialmente dai versi, che del medesimo riporto in nota (3),
per non mettere avanti altre prove, il cui numero è molto
grande, tuttavia sembra che della loro vanità fossero ab-
bastanza persuasi; tanto più che riconoscevano in essi un
parlare ambiguo e ammettevano che l'uomo non può tutti
interpretarli (4), nemmeno chi, avendo un buon ingegno,
è, secondo Teocrito (5), un ottimo giudice, interprete di
sogni. Questo fatto ci spiega perchè Omero chiama ap.ivnvol,
cioè vani, gli ovsipot (6) e distingue tra un ovocp e un vnap
effjXoVj cioè tra un sogno e una vera visione (7), e para-
gona, nel che fu imitato da quanti poeti ci furono dopo
(1) II. II, 22 e Od. XIV, 495.
(2) Gli dèi, scrive Senofonte ( De Magisterio Equit.) sanno tutto
lo fan sapere ad altri come lor piace o nei sacrifizi o col mezzo di
auguri, della fama o dei sogni. Leopardi 1. c.
(3) xtxTJiexto se jxkx&p TaaivoiitTeps ovXe "Ovetpe,
óiyytXe fJt^XX'ovrcav, &v«ro?$ %pnapi.<»$è yityiars.
riavuta, ykp vn\<p yXvxspai aiynXò^ CTfÀ&ojv
7[poafo3V&>v tffj£a?s Srarcàv, n'oov xxizòq eyelpsn;,
xaì yvcafu-ag p.a.v.kpm avròq xa&' fijrvóvs ùnoni/jixeiì;.....
Od. XIX, 560-561.
sldyll. XXI, 32-33:
ovtos aptSTOi
èaùv òvetpoxphotg, 0 it$a.oxa.\ót; sari nap' cS vovg.
(6) Od. XIX, 562.
(7) Od. XIX, 547. Cfr. Virg. Aen. Ili, 173:
nec sopor ilhid erat; sed corani agnoscere vultus
velatasque comas, praesentiaque ora videbar.