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ARCHEOLOGIA E BELLE ARTI
A. parte le amplificazioni rettoriche, la descrizione di
Stazio della dimora e dell'aspetto di Somnus e degli ef-
fetti, òhe esso produce trasvolando per l'aria, non si può
negare giovi grandemente e più che i racconti di qua-
lunque altro poeta, che formano l'oggetto del mio studio,
a farci concepire nei suoi veri caratteri, nella sua essenza,
nella sua natura il nostro dio. E indubitato che la descri-
zione della casa di lui, quale abbiamo veduto in Stazio,
ricorda quella di Ovidio, l'aspetto del Nume e la sua
sonnolenta compagnia ci richiamano alla mente la pittura
analoga del poeta delle Metamorfosi, l'assopirsi del campo
sidonio al passaggio del tenebroso figlio della Notte fa
pensare e al canto di Alcmano (1) e ai versi delle Argo-
nautiche del pseudo Orfeo (2), in cui è descritto lo stesso
fenomeno; come la figura di Iride, nunziatrice a Somnus
degli ordini di Giunone ci dà agio di stabilire un con-
fronto fra le tre Iridi di Nonno, di Ovidio e del nostro
poeta, sebbene nei tre poeti ella sia mandata da Era, da
Giunone al dio con tre missioni differenti ; tuttavia non
è fuori di proposito mettere in rilievo certe particolarità
della leggenda di Somnus in Stazio.
Non curiamoci del luogo, in cui si trova la casa di
Somnus; poiché gli Etiopi, di cui parla Stazio (3), si
credeva abitassero all'occidente, cioè in quelle parti dove
erano i campi d'Averno e i Gimmerii; rivolgiamo piut-
tosto la nostra attenzione alle astrazioni della Quiete, del-
l'Oblio, della Pigrizia e del Silenzio, che formano il cor-
teggio del pigro Nume, e alla inerzia di questo, espressa
(1) V. la nota 1 a pag. 119.
(a) V. pag. 138.
(3) V. la nota 1 a pag. 173.
ARCHEOLOGIA E BELLE ARTI
A. parte le amplificazioni rettoriche, la descrizione di
Stazio della dimora e dell'aspetto di Somnus e degli ef-
fetti, òhe esso produce trasvolando per l'aria, non si può
negare giovi grandemente e più che i racconti di qua-
lunque altro poeta, che formano l'oggetto del mio studio,
a farci concepire nei suoi veri caratteri, nella sua essenza,
nella sua natura il nostro dio. E indubitato che la descri-
zione della casa di lui, quale abbiamo veduto in Stazio,
ricorda quella di Ovidio, l'aspetto del Nume e la sua
sonnolenta compagnia ci richiamano alla mente la pittura
analoga del poeta delle Metamorfosi, l'assopirsi del campo
sidonio al passaggio del tenebroso figlio della Notte fa
pensare e al canto di Alcmano (1) e ai versi delle Argo-
nautiche del pseudo Orfeo (2), in cui è descritto lo stesso
fenomeno; come la figura di Iride, nunziatrice a Somnus
degli ordini di Giunone ci dà agio di stabilire un con-
fronto fra le tre Iridi di Nonno, di Ovidio e del nostro
poeta, sebbene nei tre poeti ella sia mandata da Era, da
Giunone al dio con tre missioni differenti ; tuttavia non
è fuori di proposito mettere in rilievo certe particolarità
della leggenda di Somnus in Stazio.
Non curiamoci del luogo, in cui si trova la casa di
Somnus; poiché gli Etiopi, di cui parla Stazio (3), si
credeva abitassero all'occidente, cioè in quelle parti dove
erano i campi d'Averno e i Gimmerii; rivolgiamo piut-
tosto la nostra attenzione alle astrazioni della Quiete, del-
l'Oblio, della Pigrizia e del Silenzio, che formano il cor-
teggio del pigro Nume, e alla inerzia di questo, espressa
(1) V. la nota 1 a pag. 119.
(a) V. pag. 138.
(3) V. la nota 1 a pag. 173.