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che è pertanto di gran lunga superiore a quella che deriva dalla
estensione limitata che esse occupano, giacché, a differenza di tutte
le altre forme di attività e delle conseguenti trasformazioni che
l'uomo impone al suolo che lo accoglie, le città, sviluppandosi coi
loro fabbricati e i loro monumenti anche in altezza, valgono a tras-
formarne assai più compiutamente gli aspetti e a imprimergli quei
caratteri particolari che sono propri dei paesi civili. Da ciò la
considerazione particolare che presentano da un lato le piante
cittadine, nelle quali l'ampiezza della scala consente di rappresen-
tare, nelle loro giuste proporzioni, tanti elementi che nelle consuete
carte topografiche non possono trovar luogo, se non facendo uso —
e per taluni soltanto — di particolari segni convenzionali; dall'altra
le vedute prospettiche, generali e parziali, che ci permettono di ri-
cavarne le dimensioni degli edifici e di coglierne gli aspetti che le
piante soltanto planimetriche o icnografiche, come si vollero chia-
mare, non possono ritrarre (i).
Si comprende pertanto come le piante cittadine abbiano potuto
interessare l'umanità primitiva anche negli stadi più antichi della
civiltà, precorrendo le stesse carte geografiche, e come dovessero
rivestire un. vero carattere geometrico, anche quando le carte geo-
grafiche si limitavano a rappresentazioni sommarie, puramente di-
mostrative e prive di qualsiasi contenuto scientifico.
Senza risalire alle piante, che in età assai antica e nel fiorire
della loro civiltà remotissima costruirono, per le loro grandi città,
Cinesi od Indiani, ricorderemo come il più antico piano cittadino
che si conosca è forse quello di Babilonia, colla sua cinta di mura,
il quale si conserva nel Museo Britannico, e come già, in alcune rap-
presentazioni assire, alle piante si accompagnino le prospettive.
Ma il primo documento che nella civiltà occidentale si possa
citare quale frutto di regolari operazioni di misura, condotte con
norme scientifiche, quali gli agrimensori del tempo già seguivano,
è senza dubbio quel grande piano di Roma inciso in marmo che fu
rilevato nel primo decennio del secolo III al tempo di Settimio
Severo e che in un grandioso quadro di 13 per 20 metri riproduce
l'Urbe alla scala di circa 1: 250 dal vero.
I frammenti di questa grandiosa pianta — di proporzioni assai
maggiori di quelle che oggi si adottino per le nostre più ampie

(1) Si veda sull' importanza della cartografia cittadina gli scritti dell'OBER-
hummer e dell' Huckel rispettivamente in « Verh. d. XVI deutsch. Geogra-
phentages zu Nurnberg 1907 » e in « Revue Scientifique », 29 mai 1909.
 
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