— 14 —
si conveniva di rilasciare agli eredi un tanto sulla vendita « de'
foli reali istanpati dele stànpe del popilo » e un tanto « per ogni
folio reale che detto Iacopo volessi stanpare co loro forme in rame »
un tanto pei fogli mezzani bolognesi, un tanto pei fogli comuni e
un tanto proporzionatamente per i minori del foglio comune, cioè
quarto sesto e otto, un tanto per ogni risma di fogli comuni stam-
pati in forme di legno, un tanto del lavoro « istampato in forma le-
gente » (dei libri delle stampe da leggersi : così spiega il Del Badia),
un tanto per ogni foglio venduto « dei foli istanpati de' disegni di
Roma di Rafaelo d' Urbino e d'altri », un tanto per i fogli comuni
dei detti disegni, un tanto per quelli dei detti disegni stampati di
forma piccola « che ne va otto per foglio ».
Che la nostra Carta fosse conosciuta in Germania verso il 1490,
si fa abbastanza evidente dal confronto con la veduta schedeliana,
la quale appare, e apparve già al Lippmann (1) e ad altri, derivata
da quella. Ma è questo un altro piccolo indizio esterno che ben
poco ci viene a dire intorno alla storia della misteriosa Veduta. Che
una copia di questa si trovasse a Norimberga verso il 1493; e, am-
messo come certo l' indizio precedente, che varie stampe, e forse le
forme originali di essa si trovassero a Firenze nella bottega dei
Rosselli l'anno 1527, sono due notizie spicciole che ci lasciano in-
differenti e che nulla ci rivelano della sua origine e formazione.
Più importante sarebbe il fatto, se fosse ben provato, che essa
derivi da una stampa in rame di cui un frammento si conserva an-
cora presso la Società Colombaria di Firenze, ad essa donato nel 1736
da un suo socio, Anton Maria Biscioni, detto accademicamente il
pacifico. Ma Cristiano Hùlsen, che per primo propose e sostenne
questa derivazione, trovò un contradditore, come più oltre vedremo,
in Pasquale Nerino Ferri e ancora la questione è sotto giudice.
Per saperne di più noi dobbiamo insomma interrogare la Carta
stessa, esaminarla cioè a parte a parte e sotto tutti quegli aspetti
(1) « The view as given in Schedel's Chronicle is a sort of compendium
of the Fiorentine originai. Everything in it is much coarser, a crowd of de-
tails are omitted, several arbitrary changes are introduced, the entire work has
become slipshod and superficial ; but a comparison of the two prints allows
no doubt of their connexion. They are both taken from the same point of
view, the principal groups of buildings are alike in each, the boat is seen Cros-
sing the Arno at the same place and in the same direction, but in the Nu-
remberg woodcut the engraver has, for his own convenience reduced its three
occupants to one. Even in technical method the illustration in Schedel's book
seems to have cought the character of the Fiorentine print » Lippmann pp. 32-33.
si conveniva di rilasciare agli eredi un tanto sulla vendita « de'
foli reali istanpati dele stànpe del popilo » e un tanto « per ogni
folio reale che detto Iacopo volessi stanpare co loro forme in rame »
un tanto pei fogli mezzani bolognesi, un tanto pei fogli comuni e
un tanto proporzionatamente per i minori del foglio comune, cioè
quarto sesto e otto, un tanto per ogni risma di fogli comuni stam-
pati in forme di legno, un tanto del lavoro « istampato in forma le-
gente » (dei libri delle stampe da leggersi : così spiega il Del Badia),
un tanto per ogni foglio venduto « dei foli istanpati de' disegni di
Roma di Rafaelo d' Urbino e d'altri », un tanto per i fogli comuni
dei detti disegni, un tanto per quelli dei detti disegni stampati di
forma piccola « che ne va otto per foglio ».
Che la nostra Carta fosse conosciuta in Germania verso il 1490,
si fa abbastanza evidente dal confronto con la veduta schedeliana,
la quale appare, e apparve già al Lippmann (1) e ad altri, derivata
da quella. Ma è questo un altro piccolo indizio esterno che ben
poco ci viene a dire intorno alla storia della misteriosa Veduta. Che
una copia di questa si trovasse a Norimberga verso il 1493; e, am-
messo come certo l' indizio precedente, che varie stampe, e forse le
forme originali di essa si trovassero a Firenze nella bottega dei
Rosselli l'anno 1527, sono due notizie spicciole che ci lasciano in-
differenti e che nulla ci rivelano della sua origine e formazione.
Più importante sarebbe il fatto, se fosse ben provato, che essa
derivi da una stampa in rame di cui un frammento si conserva an-
cora presso la Società Colombaria di Firenze, ad essa donato nel 1736
da un suo socio, Anton Maria Biscioni, detto accademicamente il
pacifico. Ma Cristiano Hùlsen, che per primo propose e sostenne
questa derivazione, trovò un contradditore, come più oltre vedremo,
in Pasquale Nerino Ferri e ancora la questione è sotto giudice.
Per saperne di più noi dobbiamo insomma interrogare la Carta
stessa, esaminarla cioè a parte a parte e sotto tutti quegli aspetti
(1) « The view as given in Schedel's Chronicle is a sort of compendium
of the Fiorentine originai. Everything in it is much coarser, a crowd of de-
tails are omitted, several arbitrary changes are introduced, the entire work has
become slipshod and superficial ; but a comparison of the two prints allows
no doubt of their connexion. They are both taken from the same point of
view, the principal groups of buildings are alike in each, the boat is seen Cros-
sing the Arno at the same place and in the same direction, but in the Nu-
remberg woodcut the engraver has, for his own convenience reduced its three
occupants to one. Even in technical method the illustration in Schedel's book
seems to have cought the character of the Fiorentine print » Lippmann pp. 32-33.