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Stefeno, s. — l'antico s. Stefano a Ponte, vicino a p. Vecchio. Stradario, p. 131,
n. 926; Limb., p. 162, n. 667.
Stefano s. in Pane — chiesa parrocchiale vicina al Romito, di collazione della
famiglia Tornabuoni e d'altre due famiglie fiorentine, detta anche s. Ste-
fano in uno pane. Stradario, p. 132, n. 928.
Sti(n)ce, Le — tra il Palazzo Vecchio e s. Croce: le Stinche. Limburger,
p. 163, n. 668. Ricci, XXVII.
Svedoiana vedi Vedoiana.
' Temalo, Il — appena fuori della città a nord, sulla riva destra dell'Arno: Ora-
torio della Compagnia di S. Maria del Tempio o S. M. d. Croce al Tempio
o Compagnia dei Neri, fondata nel 1336, per confortare e accompagnare i
condannati all'estremo supplizio. Stradario, p. 134, n. 946 ; Limb., p. 99,
n. 420.
Tornabuon, d(omi)no — il palazzo Tornabuoni, ora palazzo Corsi, p. 169, n. 688.
Torre de@ Ba(r)tolini — tra Orsanmichele e S. Trinità: torre e palazzo dei
Bartólini-Salimbeni. L., p. 18, n. 86. Mecatti, 29.
Vedoiana, s. — s. Verdiana, già convento dei Vallombrosani con chiesa, 1395-1400,
restaurato nel 1460, ecc. oggi carcere in via dell'Agnolo. L., p. 179.
La conclusione, a cui facilmente conduce l'attenta lettura delle
leggende qui trascritte, è che l'autore o almeno l' intagliatore delle
leggende, fosse un veneto. La palatalizzazione abituale delle guttu-
rali con la soppressione dell'/z (come in S. micele, Bisceri, S. Piero
Sceragio, le Stince) è propria, com'è noto, del dialetto veneziano,
come propri di questo sono 1' uso di certi tronchi (come Tornabuon,
Spedai de la Scala) e l'articolo el per il (come el prato d' Ognissante,
el Carmino). L' inesplicabile Co tra l'Arcora per S. Giovanni tra l'Ar-
cora diventa spiegabile soltanto col supporre che si sia voluto scri-
vere fo. ossia Zo(an) tra l'Arcora,
Ma se 1' intagliatore delle leggende era veneziano, è ben dif-
ficile che non sia stato veneziano anche l' incisore di tutta la Ve-
duta e il disegnatore. Che un disegnatore, finito che abbia un suo
disegno, un incisore condotto che abbia a termine una sua incisione,
diano 1' incombenza ad altri di apporvi i nomi senza più curarsene,
non appare probabile in veruna maniera. L' ipotesi per noi più
plausibile è che incisore disegnatore e intagliatore dei nomi siano
stati nel caso nostro una sola e unica persona e che questa si debba
trovare tra gli artisti veneziani della seconda metà del Quattrocento
e sia forse da identificarsi con Jacopo dei Barbari (1).

(1) Per quali ragioni io propenda per Jacopo dei Barbari ho detto diffu-
samente nella mia Nota sulla più antica Veduta di Firenze inserita negli Atti
dell' Vili Congresso Geografico italiano. Sono indizi veramente più che ragioni,
ma anche un barlume di luce fa pure comodo quando si naviga al buio.
 
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