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1529. Rilievo di Benvenuto della Volpaia e di Nicolò
Tribolo. Di questo rilievo, come e perchè e per chi fosse costruito,
narra minutamente tutta la curiosa storia Giorgio Vasari nella Vita
di Nicolò detto il Tribolo. Veniamo a sapere così che in previsione
dell'assedio di Firenze il papa Clemente VII ordinò il lavoro al to-
pografo, nonché meccanico e astrologo Benvenuto di Lorenzo della
Volpaia, il quale servendosi della bussola e lavorando col Tribolo di
giorno e di notte, (ma più di notte che di giorno, per non esser di-
sturbato dalla gente) in capo a sei mesi lo ebbe condotto a termine.
« L'anno 1529, narra infatti il Vasari, dandosi ordine alla guerra
ed all'assedio di Firenze, papa Clemente VII, per vedere in che modo
ed in quai luoghi si potesse accomodare e spartir l'esercito e veder
il sito della città appunto, avendo ordinato che segretamente fosse
levata la pianta di quella città, cioè di fuori a un miglio il paese
tutto con i colli, monti, fiumi, balzi, case, chiese ed altre cose,
dentro, le piazze e le strade ed intorno le mura e i bastioni con
l'altre difese, fu di tutto dato il carico a Benvenuto di Lorenzo della
Volpaia, buon maestro d'orivoli e quadranti e bonissimo astrologo,
ma sopra tutto eccellentissimo maestro di levar piante. Il qual Ben-
venuto volle in sua compagnia il Tribolo, e con molto giudizio, per-
ciocché il Tribolo fu quegli che mise innanzi che detta pianta si fa-
cesse (acciocché meglio si potesse considerar l'altezza dei monti, la
bassezza dei piani e gli altri particolari) di rilievo. Il che fare non
fu senza molta fatica e pericolo, perchè stando fuori tutta la notte
a misurar le strade e segnar le misure delle braccia da luogo a luogo,
e misurar anche l'altezza e le cime dei campanili e delle torri, in-
tersegando con la bussola per tutti i versi ed andando di fuori a
riscontrar con i monti la cupola, la quale avevano segnato per centro,
non condussero così fatta ope^a se non dopo molti mesi, ma con
molta diligenza, avendola fatta di sugheri, perchè fosse più leggiere,
e ristretta tutta la macchina nello spazio di quattro braccia e mi-
surato ogni cosa a braccia piccole. In questo modo dunque finita
quella pianta, essendo di pezzi, fu incassata segretamente ed in al-
cune balle di lana che andavano a Perugia cavata di Firenze e con-
segnata a chi aveva ordine di mandarla al Papa. Il quale nell'as-
sedio di Firenze se ne servì continuamente tenendola nella camera
sua e vedendo di mano in mano, secondo le lettere e gli avvisi, dove
e come alloggiava il campo, dove si facevano scaramucce, ed in-
somma tutti gli accidenti, ragionamenti e dispute che occorsero du-
rante quell'assedio, con molta sua sodisfazione, per esser cosa nel
vero rara e maravigliosa » . G. Vasari, Vite, t. VI, pp. 61-62. (Fi-
 
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