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Bracci, Domenico Agostino
Commentaria de antiquis scalptoribus: qui sua nomina inciderunt in gemmis et cammeis cum pluribus monumentis antiquitatis ineditis, statuis, anaglyphis, gemmis (Band 1) — Florenz, 1784

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https://doi.org/10.11588/diglit.3576#0109
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MEMORIE DEGLI ANTICHI INCISORI

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alato [la fopra un Delfino nell' onde . Venere tiene uno fpaziofio velo, col quale pare che voglia ricoprire
Cupido . Quefto monumento abbraccia un arcana fignific azione, la quale è molto diffìcile a /piegar/i. Io
crederei che l'indurire Artefice abbia voluto rapprefentare Venere forgendo dal mare, la quale
voglia afciugarfi col panno che tiene nelle mani; e ficcome (per quanto permette l'arte) rivolta la
tefta, pare che l'Artefice abbia voluto indicarci la Venere Callipuga, la quale ebbe un tempio in
Siracufa, la di cui graziofa origine è narrata da Ateneo (9) .

Ecco ancora per ornamento di quella tavola vi prefento una ftatua d'una Venere (*) d'eccel-
lente fcalpello. Quella Venere fta in piedi, col di lei figlio Cupido che è fopra un Delfino, il quale
attentamente rimira la fua cara Madre . Nefluno vi farà che non l'ammiri con gran piacere non
tanto per la bellezza e venufìà del di lei volto, quanto ancora per tutte le di lei parti perfet-
tiffime . Benché quella ftatua fia un poco più grande del naturale, e dimoftri un' età di circa a
trenta anni, e le parti più grandi del naturale nelle femmine moftrino una fvantaggiofa figura, e
l'età di 30. anni in una femmina non polla sicuramente paragonarli all' età di 1 8. nulladimeno con
tanta arte, e maeftrìa è Hata dal celeberrimo Scultore Greco fcolpita, che tra le più eleganti ftatue
può conuderarfi,

Quefto monumento fu ritrovato pretto la Colonna (Cartello nel Lazio) dal Marchefe Roberti di
Macerata, e con maeftrevole mano, e fomma eleganza dal peritiffimo Scultore Pietro Pacilli Ro-
mano fu ingegnofamente nel braccio deliro reftaurato.

Nella vigna del Marchefe Cornovaglia dirimpetto al Palatino faranno quattro anni che fu
ritrovata una ftatua di Venere con un' ifcrizione Greca nella bafe Ano TtìC EN TPJ1AM A<I>POMTHC
MHNO*ANrOC EnoIEI cioè MENOFANTO DALLA VENERE DI TROIA FACEVA
( QUESTA STATUA ) . Di quefta Venere certamente può dirfi ciò che è riferito d' una ftatua
di Venere nell' Antologìa lib. 4. cap. 12. Rimira V egregio volto della bella Venere-, Dirai fi e ura-
ni ente, io lodo il giudizio del prudente Paride . Dalle cofe da noi riferite appare eflère flati i Delfini
fempre in compagnia di Venere marina, e degli Amori ; Fu adunque più che ogn' altra beftia
marina a Venere gradito il Delfino. Gli Artefici non temerariamente hanno ciò immaginato • Im-
perocché quefto pefee ha una certa umanità e fenrimento d'amore verfo gli uomini, che eftendolì
Arione gettato in mare, fi dice che lo prenderle fui dorfo, e lo portarle al lido, come narra
Erodoto (io). D'una maravigliofa paftione d'amore d'un Delfino verfo un giovinetto, e come
inorine per amore nel vederlo eftinto , ci viene in ungraziofo racconto riferito da Aulo GeHio(i 1).
Giulia figliola d'Augufto venerava con particolar culto Venere marina, avendo piacere d'eflèr
chiamata col nome di quefta Dea come appunto ci viene efpreflo in una Medaglia colla tefta di
Giulia, e l'ifcrizione TOTAIAN A4>POAI'IHN cioè GIULIA VENERE (12). Niente certamente

vana-

MW>

lib-

(9) Ateneo in fine del lib. 12. Cosigli uomini di quel? età
trailo dediti al piacere , che per queflo motivo dedicarono a
Venere Callipuga un Tempio . Due figlie bellìffìme a" un Uomo
dì Campagna ejfeudo nella vìa pubblica tifcite , con grande
ambizione tra di loro dìfputavano chi avefje di loro più belle
natiche . Ambedue s'offerfero dy ejfere rimirate da un Giovine
che paffava , il di cui padre era molto vecchio . Egli avendo
V una , e V altra riguardato, giudicò ejfere quelle della Maggiore
più belle, e del di lei amore rima/e preda . Ritornato in Città,
ejfendo infermo , ciò che gli era accaduto raccontò al più giovine
fratello . Quefto venuto ancora in Campagna , ed ojjervate le
figlie , s' innamorò dell' altra . Il Padre dei Gìovini premendogli
che fi procuraffero uno fplendido Matrimonio , e non potendo
perfuadere ciò , col con)"enfio del Padre delle ragazze , chiama
quefe figlie dalla Campagna , e V accafia coi fuoi propri figliuoli.
Quejle i Cittadini le chiamarono Callìpughe, come racconta nei
fuoi giambi Cerci da Megalopoli tono con quejle parole . Erano
due Callìpughe in .Siracufa. Quelle avendo acquiftato
grandi facoltà inalzarono un tempie a Venere, che
dalle belle natiche nominarono Callipuga , come Archelao
ancora nei fuoi giambi fcrijj'e . Lafcio agli Eruditi d' inter-

petrar meglio quefta fpiegazione . Amore ridente fopra un
Delfino in compagnia di Venete ci vien deferitto grazio-
famente da Anacreonte Ode 51. pag. 121. nella deferizione
d' una Venere marina incifa in un difeo.

Se ne vien curvo Delfino,

Entro al bel flutto marino .

Sul fuo dorfo Amor s' ajjìede ,

E mai fempre attento ai mali ,

Lufingbiero accorto ride,

E i fuoi ri fi fon gli frali,

Onde i mìferi mortali,

Di dolor carchi , e d'affanno

Qua, e là piangendo vanno .
(*) Tav. Vili.

(io)Herodot. lib. 1. ed Ovid. ne Falli lib. ì, ed Eliano
de Nat. Animai, lib. 12. cap. 4;.

(11) Aul. Geli. lib. 7. cap. 8. Plutarco della fagacità
degli Animali, e particolarmente Eliano de Nat. Animai.
lib. 6. cap. 15.

(12) Haym. Teforo Britannico voi. 2. pag. 177.
 
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