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Bracci, Domenico Agostino
Commentaria de antiquis scalptoribus: qui sua nomina inciderunt in gemmis et cammeis cum pluribus monumentis antiquitatis ineditis, statuis, anaglyphis, gemmis (Band 2) — Florenz, 1786

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https://doi.org/10.11588/diglit.3577#0155
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MEMORIE DEGLI ANTICHI INCISORI

7

E fé ri andar con gran mina a terra,
E fu ripieno in un momento il fuolo
Di rote , e d' affi , e di frammenti ftrani,
CU erano ufciti dal crudel naufragio .
Quefto veggendo il giovane d' Atene,
A man deftra piegò le briglie tofto ,
E fcanfando la rea fortuna, e'i monte
Delle ritine altrui confufe , e mifte,
Stefe il fio carro per lo campo aperto.
Venia di tutti gli altri ultimo Orejle :
Non che di poco pregio avejje , o lente
Le Tejfale giumente unite al giogo :
Anzi van tali, e di sì falda lena ,
Che non fenza ragion fperava alfine
Di doverne portar tutta la palma.
Quejli dipoi eli a contraftar rimafo
Si vidde fola V Ateniefe auriga ;
Menò la sferza una, e due volte in giro,
E quella fece feoppiar all' orecchie
Delle giumente, che focofe , e fnelle
Prefer la fuga , e s'avanzaron tanto,
Che adhor adhor giano apprefando il primo,
E 7 giunfer pofeia, e l' agguagliar in guifa,
CI/ or co' gioghi veniano a par a paro,
Et or quejli, & or quei pajfavan tanto,
Quante eran de' Deftrier le fronti a pena.
In tanto dubbio, in così gran contefa
Stettero un pezzo , e Vuno, e V altro eretti,
Ne quafi fi vedeva alcun vantaggio:
Quando ecco Orefte nel pafar di novo
Alla meta vicin > chinò la mano,

Et alla manca fua giumenta flefe ,

Mentre ella in lato fi piegava , il morfo ,

Onde l' afe toccò la meta un poco,

E di lui fi fpezzò piccola parte .

Ujcì la rota , e riverfo/JÌ il carro ,

E 7 mìfero reftò colto di fitto

Con le redine intorno al braccio avvolte,

Le due Cavalle pia veloci allora

Fatte al rumor della quadriga rotta,

Senza aver più chi le tene fé a freno,

Si mifer per lo campo a gir errando ,

E 7 carro dopo fi traeano, e lui

in un volume fpaventofo , e fiero .

La gente eli era a riguardar condotta,

Proruppe come in tal difgrazia il vidde ,

Tutta in un grido, & ululato ftrano :

Però che lo vedean adhor a adhora

Or le gambe , or le man levar al cielo,

Or bar zar alto, ora tornare al bafo,

E voltolar, e lacerarfi tutto.

Le male beflie pur dagli altri aurighi

Fur arreftate a mal lor grado alfine,

Ed ei slegato, e con pietà raccolto .-

Ma così fanguinofo, e franto , e rotto,

Mifera /lampa da veder , che d' uomo

Nefuna effìgie pia gli era rimafa.

Così fuccefe il dolorofo cafo :

Ben dolorofo certo anco a chi V ode:

Ma chi lo vide attor, veracemente

Pia dolorofa cofa unqua non vide.

Tom. IL

TE-
 
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