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Brunn, Heinrich; Brunn, Heinrich [Hrsg.]; Brunn, Hermann [Hrsg.]
Heinrich Brunn's kleine Schriften (Band 1): Römische Denkmäler. Altitalische und etruskische Denkmäler — Leipzig: Teubner, 1898

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https://doi.org/10.11588/diglit.45325#0154
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Secchia cli bronzo esistente nella Galleria Doria.

mennone. Ora, dopo aver compito tutta la sua vendetta, conciliato non
solamente con Agamennone, ma con Priamo eziandio, ritorna il momento,
ove puo darsi a sentimenti piu pacifici, e cosi dopo il convito comune ri-
prende la lira con animo raddolcito e per raddolcir 1 animo afflitto di
Priamo. In tal modo la lira non e piu. un attributo di valore secondario,
ma conferisce a tutta la scena il suo carattere specifico, diventando sim-
bolo di pace e di conciliazione; e se 1’ artista ha sviluppato il suo concetto
in modo differente dal poeta, 1’ intenzione poetica dell’ uno e dell’ altro in
fondo e 1’ istessa. Per rimuover finalmente ogni dubbiezza, ehe potrebbe
ancora restar su.Ua spiegazione proposta, dovremo prender in cönsiderazione
la relazione ehe passa tra la prima e la seconda scena riunite in un me-
desimo monumento. La violenza usata da Agamennone verso Achille, levan-
dogli Briseide, e la cagione della funesta ira del Pelide e forma 1’ introdu-
zione dell’Iliade; la visita di Priamo presso Achille e 1’ultima scena dello
stesso poema, nella quäle entra il Pelide; e cosi nella scelta de’ due sog-
getti si manifesta 1’ intenzione dell’ artista, di richiamar alla nostra mente
merce il principio e la fine tutto il ciclo di fatti ed azioni, ehe formano il
ricco argomento dell’ Iliade.
L’ artista della secchia dunque nell’ accomodar queste scene al suo
scopo si mostra non privo di quel giudizio e senno ovvio in tempi migliori
dell’ arte, ehe sa accennar idee grandi e vaste con mezzi semplici. Nello
sviluppo poi de’ concetti particolari non abhiamo incontrato niente ehe non
sia perfettamente d’ accordo coi principj dell’ arte antica, e fino ne’ costumi e
negli attributi vedonsi conservate costantemente le pratiche piu antiche.
Cosi la rozzezza del lavoro, ehe ci colpisce al primo aspetto, si ristringe di
preferenza alla esecuzione materiale ed alla mancanza d’ ogni abilita della
mano, ehe, se non seppe condurre un contorno semplice, dovea trovarsi in
impacci molto maggiori, ove si trattava di render le forme piu minute
de’ capelli, delle mani, e piu ancora, 1’ espressione degli occhj. Ora e vero
ehe i pregj surriferiti dell’ opera non appartengono tanto all’ artista, quanto
ai modelli piu antichi ehe egli seguiva; ma dall’ altra parte la mancanza
di influenze posteriori ci vieta di assegnarla ad un’ epoca, nella quäle le
tradizioni antiche gia erano molto oscurate, mentre la rozzezza del lavoro
almeno in parte potrebbe spiegarsi dalla poca pratica ehe avea 1’ artista in
un genere di tecnica quasi caduto in oblivione. Cercando dunque alcun
altro punto per fissare piu precisamente 1’ epoca di questo graffito, trovo in
esso stesso un solo indizio cronologico molto leggiero nell’ esser accennata
la sovrimposizione di archi a colonne: genere di costruzione, ehe seppure si
trovasse gia preparato p. e. in alcune parti delle terme di Caracalla, co-
munemente si crede essere stato impiegato per la prima volta nel palazzo
di Diocleziano a Spalato: onde con probabilita si pub asserire la nostra
secchia non essere anteriore al quarto secolo. Se poi nemmeno la crediamo
di molto posteriore, tal parere si fonda sul confronto delle miniature de’ co-
dici d’ Omero e Virgilio pubblicate da A. Mai, ehe. spettanti circa alla mede-
sima epoca offrono una grande analogia nel conservar ancora le tradizioni
antiche, se non ehe 1’artista della nostra secchia, non costretto d’illustrar
le parole precise di Omero, ma piu libero nello sviluppar i concetti poetico-
artistici, si mostra nella composizione alquanto superiore ai pittori di queste
miniature.
 
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