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Brunn, Heinrich; Brunn, Heinrich [Hrsg.]; Brunn, Hermann [Hrsg.]
Heinrich Brunn's kleine Schriften (Band 3): Interpretation. Zur Kritik der Schriftquellen .. — Leipzig: Teubner, 1906

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https://doi.org/10.11588/diglit.45324#0059

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Ira di Achille.

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ehe non ben intendo, ed il bastone posto accanto alla figura possono ri-
svegliar il sospetto, aver qui Γ artista fatto uso del concetto conosciutogli
da altre opere greche, per rappresentar con esso un soggetto forse del tutto
differente. Giacche, a starci cauti, ci ammonisce la terza gemma riportata
sulla nostra tavola [Abb. 13; Furtwängler, a. 0. 16, 67], ehe al primo
aspetto non sembra ehe una replica a rovescio della prima; e spiegheremmo
di certo questa figura per Achille, se essa non si trovasse, rivoltata verso
F istessa parte, in un’ altra gemma insignita del nome di Teseo (Millin.
Gal. myth. t. 143, n. 494) [Furtwängler, a. 0. 16, 66]. In quest’ ultima
dietro all’ eroe si e voluto riconoscere la spada, mentre mi pare ehe vi sia
raffigurato nient’ altro fuori del piede della sedia. All’ incontro un tal attri-
buto e chiaramente espresso in quella nuovamente pubblicata innanzi alla
figura stessa; ed infatti vi sembra aggiunto per caratterizzare viemmeglio
Γ eroe ateniese, se ci ricordiamo del gruppo dipinto da Polignoto nella sua
Nekyia a Delfo: vi stavano assisi Teseo tenendo nelle mani la spada sua
e quella di Piritoo, ed il compagno guardando le spade, come adirato pel
non esser esse state di nessun’ utilita nelle loro imprese (Paus. X 29, 9). —
Ma non basta: gettiamo uno sguardo sulla medesima tavola del Millin, ove
(n. 507) e pubblicato il celebre scarabeo del Museo di Berlino [Furtwängler,
a. 0. Taf. 16, 27; 51, 2] rappresentante cinque de’ „Sette contro Tebe“:
1’ Anfiarao, meno ehe la destra e alzata e si appoggia sull’ asta, corrisponde
all’ Achille e Teseo delle gemme, Polinice a un dipresso all’ Achille
de’ vasi, e Partenopeo in fine ci ricorda 1’ Ulisse di questi. Questi confronti
dunque, se dall’ una parte ci confermano il fatto dell’ aver adoprati gli
artisti antichi alle volte gli stessi concetti in senso molto di verso, dall’ altra
possono dimostrarci 1’ autorita ehe ha avuto nell’ antichita quel tipo, col
quäle alla μήνις del Pelide erano state date artistiche forme.
Dopo questa digressione tornando ai nostri vasi, debbo confessare, ehe
sulle figure del rovescio del secondo di essi non oso proferir una sentenza
L’ atteggiamento delle quattro figure [Abb. 8] in genere potrebbe portarci a
voler ravvisar in esse una continuazione della composizione prima considerata
dalla quäle non sono divise per nessun contrassegno esterno; ne discon-
verrebbe di veder ampliata la scena principale p. e. col mezzo d’un coro
di Mirmidoni, ehe ci vien richiamato alla mente dal titolo della tragedia
eschilea. Potrei aggiungere, ehe le teste delle due figure di mezzo sono in
parte, quelle delle due altre interamente di ristauro moderno; e cosi si
potrebbe supporre, ehe la prima a sinistra di chi guardä originariamente
fosse stata rivolta verso la parte opposta, congiungendo in tal modo le
figure del rovescio con quelle della faccia nobile. Ma ehe cosa allora fa-
remo dell' Amorino alato e della punta a guisa di tirso congiunta ad un
grappolo d’ uva, ehe sono di antico lavoro? Mi pare meglio percio di de-
sistere da vaghe congetture.
Resta il rovescio del terzo vaso [Abb. 28], sul quäle sono dipinti tre figure
sole: due belli giovani alati tutti ignudi portano il corpo d’ un uomo nel fior
dell’ eta, il quäle piuttosto ehe esser morto pare dormire. Ha i capelli,
lunghi ed arricciati, come Γ Achille della faccia opposta, e voglio notar,
ehe, avendo potuto osservar 1’ originale in quest’ ultimi giorni ancora sotto
una luce favorevole, credo aver riconosciuto indizj leggerissimi di barba
alle gote in ambedue queste figure. Il corpo e ignudo, e soltanto ai mal-
 
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