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8ο

DI UNA MANO VOTIVA IN BRONZO

mano serve a denotare nel modo più esplicito la
forza e il potere; e perciò è molto verisimile che
la metafora della mano, con le sue relative allu-
sioni, sia derivata dal linguaggio allegorico del-
Γ Oriente.
Del resto è ormai notissimo, che la rappresen-
tanza del simbolo della mano risale a una grande
antichità. Nato fra le razze semitiche ed impor-
tato dai mercanti e dai navigatori nel setten-
trione dell’Affrica e lungo tutto il bacino del Me-
diterraneo, a noi vien fatto di vederlo mescolato
con gli attributi del culto orientale di Astarte, la
cui diffusione dall’oriente in Occidente, cosi fa-
cile a seguire, appieno appalesa il graduale pro-
gresso di una vetustissima civiltà. Onde é che
a noi accade sovente d’incontrarlo sulle stele
votive della Giudea, della Fenicia e di Carta-
gine (*), in cima alle quali la immagine della
mano aperta simboleggia la preghiera; e in Sar-
degna parimente in sulle statuette votive di Teti,
che hanno per lo più la destra alzata in segno
di adorazione; e nel Caucaso e in molti altri
luoghi ancora, o a guisa di amuleto o come og-
getto di ornamento (2). È non per tanto da osser-
vare, che nei bronzi sardi il simbolo della mano

(J) Perrot et Chipiez, Hist. de l’Art dans l’antiquité, III,
p. 52, e p. 253.
(2) E. Chantre, Anthropologiques dans le Cau-
casi, II [Teste], pp. 199-203.
 
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