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DI UNA MANO VOTIVA IN BRONZO

leanza mediante le due dextrae iunctae (*)· Altre
monete, al contrario, con lo stesso simbolo, e di
più un serpentello che si solleva nel mezzo,
debbonsi riguardare come semplici doni ovvero
ricordi di amicizia, o strenne di capo d’anno.
Nè di un tal simbolo difettano esempi in
sulle gemme. Sopra una di queste, le due mani
unite sono accompagnate dalle parole greche
χαΓρε καί ΰν, ciò che indurrebbe a crederla un
tenero pegno di affetto, quantunque la formola
χ«Γρε καί ΰύ (vale et tu) ci accada assai più so-
vente incontrarla in sulle pietre sepolcrali (* 2).
Su di un’altra, in vece, è graziosamente inta-
gliata una mano distesa in atto di tirare l’estre-
mità inferiore di un orecchio; la circostante iscri-
zione μτημόνενέ μον (3), non lascia alcun dubbio
che tal gemma servi per ricordo di amorosi senti-
menti. Menzionerò finalmente una tessera in osso,
unica nel suo genere, scoperta nel secolo pas-
sato a Lilibeo in Sicilia, la quale ha impresse da
un lato due mani unite, e dall’altro un’epigrafe
greca, che dice come Imilcone Annibaie Cloro,
figliuolo d’Imilcone, usasse ospitalità a Lisone
figliuolo di Diognete e a'suoi discendenti (fi).

(g) Dextrae iunctae, concordine insignia.
(2) Bull. Inst. 1869, p. 55. Intorno al significato del vali
et tu si è variamente opinato dai dotti.
(3) Ann. Inst. 1883, p. 99. Altre gemme a questa simi-
lissime hanno in vece la parola latina memento.
(+) Salinas, Del R. Museo di Palermo, Relazione, p. 53;
Kaibel, Inscr. graecae Siciliae et Italiae, n. 279.
 
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