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LA CASA AUREA DI NERONE

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Grecia e dell’Oriente, cosi ricchi in colonnati di
marmo, non un solo degli edifici di Roma ne
aveva. E però non destò poca maraviglia vedere
L. Crasso, uno degli uomini più ragguardevoli
dello Stato, abbellire pel primo l’atrio della sua
casa sul Palatino di alquante colonne di marmo
imezio, che egli del resto aveva fatte venire non
a questo scopo, si bene pel teatro da lui costrutto
durante la sua edilità. La qual raffinatezza di
lusso gli valse non pure il severo biasimo di
Cn. Domizio suo collega nella censura, ma il
soprannome di Venere Palatina che motteggiando
gli die’M. Bruto, padre dell’uccisore di Cesare.
Comunque sia pertanto l’uso se ne estese tal-
mente, che i censori si videro obbligati a met-
tervi un freno coll’imporre una tassa, detta co-
lumnarium, sul numero delle colonne.
In quanto alla casa di Crasso, stimata sei mi-
lioni di sesterzi, e il cui maggior valore consi-
steva nell’avere un giardino con sei antichissimi
e bellissimi alberi di loto, senza il quale avrebbe
valso la metà, era di gran lunga superata in ma-
gnificenza da quella del vincitore dei Cimbri,
Q_. Catulo console l’anno 102, situata parimente
sul Palatino, non che dall’altra del giureconsulto
C. Aquilio sul Viminale, reputata la più bella di
Roma.
Nell’anno 78 la bellissima fra tutte era senza
dubbio la casa di M. Emilio Lepido, console di
quell’anno, la cui soglia in marmo numidico o
 
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