200
IL CULTO DEGLI ALBERI
vicino a una quercia nel cui tronco gli apparve
ad un tratto l’imagine di Nostra Donna col
Figliuolo in collo. Tócco da questo segno divino,
egli consacrava in quel luogo una cappella di
pellegrinaggio a S. Maria della Quercia. Nè una
diversa origine è attribuita al celebre e frequen-
tato santuario con borgo, distante da Viterbo poco
più di un miglio, e perciò detto pure di S. Maria
della Quercia (*).
Assai singolare finalmente mi sembra una tra-
dizione popolare della Normandia, secondo la quale
un’imagine della Vergine, rinvenuta anch’essa den-
tro di una quercia nei dintorni dell’abbadia di
Jumiéges, dopo essere stata per ben due volte
trasportata da quei monaci nella loro chiesa, ambe-
due le volte era tornata nella quercia. Una cappella
ivi edificata commemorava il miracoloso fatto.
Comunque sia, né le nuove idee, né il signi-
ficato cristiano applicato a cotesti simulacri na-
turali, poterono al tutto cancellare dalla fantasia
popolare la superstiziosa fede nell’essenza mi-
steriosa di certe tali foreste, alcune delle quali
si diceva fossero frequentate da maghi e da negro-
manti, altre da silfi e da fate. Di che incontriamo
traccia, non pur nei novellieri e nei poeti del
medio evo, ma in quelli ancora de’ secoli susse-
(') Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica,
Voi. 101-102, p. 177 e sgg.
IL CULTO DEGLI ALBERI
vicino a una quercia nel cui tronco gli apparve
ad un tratto l’imagine di Nostra Donna col
Figliuolo in collo. Tócco da questo segno divino,
egli consacrava in quel luogo una cappella di
pellegrinaggio a S. Maria della Quercia. Nè una
diversa origine è attribuita al celebre e frequen-
tato santuario con borgo, distante da Viterbo poco
più di un miglio, e perciò detto pure di S. Maria
della Quercia (*).
Assai singolare finalmente mi sembra una tra-
dizione popolare della Normandia, secondo la quale
un’imagine della Vergine, rinvenuta anch’essa den-
tro di una quercia nei dintorni dell’abbadia di
Jumiéges, dopo essere stata per ben due volte
trasportata da quei monaci nella loro chiesa, ambe-
due le volte era tornata nella quercia. Una cappella
ivi edificata commemorava il miracoloso fatto.
Comunque sia, né le nuove idee, né il signi-
ficato cristiano applicato a cotesti simulacri na-
turali, poterono al tutto cancellare dalla fantasia
popolare la superstiziosa fede nell’essenza mi-
steriosa di certe tali foreste, alcune delle quali
si diceva fossero frequentate da maghi e da negro-
manti, altre da silfi e da fate. Di che incontriamo
traccia, non pur nei novellieri e nei poeti del
medio evo, ma in quelli ancora de’ secoli susse-
(') Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica,
Voi. 101-102, p. 177 e sgg.