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CON RAPPRESENTANZE DI TROFEI

JOI

quattro ruote, tirati quando da buoi, quando da
cavalli, carichi di armi e di provvigioni. Ma carri
propriamente da guerra i Romani non ebbero
mai (Q, per l’opposto di alcune popolazioni bar-
bare, presso le quali invece erano in grandissimo
uso, massime per atterrire e scompigliare le file
nemiche; al quale effetto pare vi sospendessero
anche grandi piastre metalliche, di modo che nel
muoversi producevano un terribile fracasso (* 2 3 *).
Quanto ai Galli, le ruote che di tali carri ap-
pariscono nelle sculture di Pergamo, vengono a
testificare che essi se ne servivano ancora nel
terzo secolo avanti Cristo, allorché invasero
l’Asia Minore. Ma è da credere che ne abbando-
nassero a poco a poco Γ uso, il che doveva già
avere avuto luogo allorquando Cesare mosse alla
conquista del loro paese, non facendone egli mai
nessun cenno, nè ad altra ragione si dovrà pro-
babilmente attribuire l’assenza di simili carri dai
trofei dell’ arco d’Orange (5). Rimanevano solo
tra i Celti della Britannia, ove di fatti gl’incon-
trarono per la prima volta le legioni romane,
dicendoci esplicitamente Cesare, come i suoi sol-

O Cfr. Th. Reinach, Les cbars armés de faux cbe% les
anciens Gaulois, p. 3.
(2) Livio, X, 28 e 30; Claudiano, LI, 18, esseda mul ti-
sana r a·.. Sid. Apollin. Ep. II, 30, Stridentium moderator esse-
doruw, Tacito, Agric. 35.
(3) Vegg. a tal proposito 1’ opinione del De Saulcy, Journal
des Savants, 1880, p. 71.
 
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