54^ ANTICA EPIGRAFIA SPICCIOLA
marmorea dalla quale pendevano all’intorno tante
lampade in bronzo. Colui che voleva consultarlo,
riducevasi in sul far della sera all’ agora, e dopo
aver bruciato incenso sopra l’ara, versava olio
nelle lampade e le accendeva, posando ad un
tempo una moneta del luogo sulla predetta ara
verso la destra del nume, a cui diceva in se-
greto la sua dimanda. Poscia, turandosi con le
mani ambedue le orecchie, frettolosamente si
allontanava e venuto fuori dall’agorà e toltesi
dalle orecchie le mani, la prima voce che udiva
era per lui l’oracolo divino.
Da un passo di Aristofane (*) si può di leg-
gieri inferire, come le monete offerte agli Dei,
non certamente allo scopo di arricchire il tem-
pio si bene quali inviolabili ex voto, si pones-
sero d’ordinario nella destra protesa in avanti
delle statue che li rappresentavano.
In quanto alle monete che potremo, per dir
cosi, chiamare amatorie, alcune hanno scritto
'ψνχή (anima), vocabolo intorno al cui signifi-
cato nel linguaggio amoroso sarebbe superfluo
insistere, per essere cosa conosciutissima; altre
la parola Gvv (con), presa nel senso avverbiale
d’insieme e adoperata forse qual augurio di so-
spirata unione ; altre finalmente le seguenti af-
fettuose acclamazioni: φίλα ο φίλη (cara) δέξαι
(ricevi) ϊ'ρωτι (all’amor mio... forse), καλά ο καλή
(£) Eccles. v. 177 e sgg.
marmorea dalla quale pendevano all’intorno tante
lampade in bronzo. Colui che voleva consultarlo,
riducevasi in sul far della sera all’ agora, e dopo
aver bruciato incenso sopra l’ara, versava olio
nelle lampade e le accendeva, posando ad un
tempo una moneta del luogo sulla predetta ara
verso la destra del nume, a cui diceva in se-
greto la sua dimanda. Poscia, turandosi con le
mani ambedue le orecchie, frettolosamente si
allontanava e venuto fuori dall’agorà e toltesi
dalle orecchie le mani, la prima voce che udiva
era per lui l’oracolo divino.
Da un passo di Aristofane (*) si può di leg-
gieri inferire, come le monete offerte agli Dei,
non certamente allo scopo di arricchire il tem-
pio si bene quali inviolabili ex voto, si pones-
sero d’ordinario nella destra protesa in avanti
delle statue che li rappresentavano.
In quanto alle monete che potremo, per dir
cosi, chiamare amatorie, alcune hanno scritto
'ψνχή (anima), vocabolo intorno al cui signifi-
cato nel linguaggio amoroso sarebbe superfluo
insistere, per essere cosa conosciutissima; altre
la parola Gvv (con), presa nel senso avverbiale
d’insieme e adoperata forse qual augurio di so-
spirata unione ; altre finalmente le seguenti af-
fettuose acclamazioni: φίλα ο φίλη (cara) δέξαι
(ricevi) ϊ'ρωτι (all’amor mio... forse), καλά ο καλή
(£) Eccles. v. 177 e sgg.