CAPITOLO I.
COSTRUZIONE DELLE MURA ED APPARECCHIO DELLE FABBRICHE
DEI GRECI IN GENERALE
Pr
rima di descrivere in questa seconda parte dell'Architettura Greca te differenti specie di edifizj, essendo neces-
sario di esaminare tutte quelle cose che risguardano l'architettura in generale, perciò ci atterremo a tutto quello che
si trova prescritto da Vitruvio nei due suoi primi libri ; poiché è secondo il metodo stabilito da questo scrittore che
quivi considereremo la teorica e le pratiche osservate dai Greci nell'esercizio di quest'arte. Ed esaminando tali
precetti rileviamo primieramente in quanto pregio era tenuta presso gli antichi Greci l'arte deir edificare ; im-
perocché si considerava essere una scienza ornata di parecchie discipline, e varie erudizioni, al di cui giudizio
si dovevano uniformare le opere che si producevano dalle altre arti, (l) ed eziandio si richiedevano da coloro
che la dovevano professare molte cognizioni sulle distinte arti e scienze. Ed anzi uno degli antichi architetti della
Grecia, chiamato Pitio, o con altro nome Fileo, che nobilmente edificò il tempio di Minerva in Priene, pre-
tendeva nei suoi comentarj che l'architetto doveva poter fare in tutte le arti e le scienze più di coloro che uè
avevano, colle proprie industrie ed esercizj, condotta a perfezione alcuna di esse in particolare. A questo ri-
guardo osservava peraltro Vitruvio che tanto non era necessario in pratica; poiché non doveva infatti, né po-
teva essere l'architetto grammatico quanto Aristarco, come né anche senza conoscenza delle lettere: non mu-
sico quanto Aristossene, ma neppure ignorante affatto di musica: non pittore come Apelle, ma nemmeno im-
perito nel disegno: né scultore al pari di Mirone o di Policleto, ma né anche ignaro delle regole della plastica:
né infine medico come Ipocrate, ma neppur digiuno affatto di medicina: né in ciascuna delle altre dottrine
eccellente, ma in esse non imperito. Imperocché essendo necessario lungo studio per giungere all'eccellenza di
alcuna scienza ed arte, non poteva l'architetto, che doveva avere cognizione di molte dottrine, occuparsi deci-
samente in ciascuna di esse. Onde credeva Vitruvio che Pitio si fosse ingannato nel non avere considerato che
ciascun arte si trova composta di due principj, cioè della pratica e della teorica: così essendo la prima propria
a coloro che esercitavano le singole arti, e l'altra comune a tutti i dotti, giudicava egli che solo la parte teo-
rica delle principali arti e scienze poteva essere necessaria all'architetto.
Pertanto Vitruvio, che dedusse i suoi insegnamenti in particolare dagli scritti dei principali architetti Grcei,
opinava che l'architetto doveva avere ingegno, ed essere flessibile alla dottrina; poiché né l'ingegno senza lo
studio, né lo studio senza l'ingegno poteva fare un perfetto artista. Doveva perciò essere letterato, perito nel
disegno, erudito di geometria, dell'ottica non ignaro, istrutto nell'aritmetica, conoscitore delle scorie, avere
diligentemente uditi i filosofi, intendente di musica, non ignaro di medicina, dotto nella giurisprudenza, e co-
noscitor dell'astrologia e dei movimenti del cielo. Perchè fossero necessarie tutte queste cognizioni all'architetto
Vitruvio ne rende ragione, e noi avremo più opportuna occasione di esaminarle inseguito, descrivendo le di-
stribuzioni di quegli edifizj, in cui gli architetti Greci ebbero motivo di fare uso delle indicate cognizioni.
DIVISIONI DELL'ARCHITETTURA. Seguendo sempre Vitruvio gl'insegnamenti dei Greci, ci dimo-
stra che l'architettura si componeva di Ordinazione, che in Greco si diceva Tafo, e della Disposizione che i
Greci chiamavano A«8*»s. Quindi dell'Euritmia, della Simmetria, del Decoro, e della Distribuzione detta in
Greco Oauvopxa •
L'Ordinazione stabiliva la giusta grandezza dei membri di una fabbrica considerati separatamente, ed il
rapporto di tutte le loro proporzioni con la Simmetria. Si componeva questa di Quantità, che i Greci dicevano
noaòx^, e che designava la esatta distribuzione delle parti prese nell'opera, ed adattate ad ogni membro della
stessa opera.
fi) yitrm' Lib. 1 e. 1 ■ L'arcliitcttura essendo detta dai Gre- principato, o magistrato, e di fabbrica, si viene a eonoscere dal
ci ApyjrcxxoviKr] ,: l'architetto kf^i-xmt, e trovandosi queste de- nome stesso quale foss.se la sua estesa attrilmworie, e coni,; dovesse
nominazioni essere composte di aPW *' & r'^Xrj> ossia di dominio, servire di direttrice alle altre arti.
c
COSTRUZIONE DELLE MURA ED APPARECCHIO DELLE FABBRICHE
DEI GRECI IN GENERALE
Pr
rima di descrivere in questa seconda parte dell'Architettura Greca te differenti specie di edifizj, essendo neces-
sario di esaminare tutte quelle cose che risguardano l'architettura in generale, perciò ci atterremo a tutto quello che
si trova prescritto da Vitruvio nei due suoi primi libri ; poiché è secondo il metodo stabilito da questo scrittore che
quivi considereremo la teorica e le pratiche osservate dai Greci nell'esercizio di quest'arte. Ed esaminando tali
precetti rileviamo primieramente in quanto pregio era tenuta presso gli antichi Greci l'arte deir edificare ; im-
perocché si considerava essere una scienza ornata di parecchie discipline, e varie erudizioni, al di cui giudizio
si dovevano uniformare le opere che si producevano dalle altre arti, (l) ed eziandio si richiedevano da coloro
che la dovevano professare molte cognizioni sulle distinte arti e scienze. Ed anzi uno degli antichi architetti della
Grecia, chiamato Pitio, o con altro nome Fileo, che nobilmente edificò il tempio di Minerva in Priene, pre-
tendeva nei suoi comentarj che l'architetto doveva poter fare in tutte le arti e le scienze più di coloro che uè
avevano, colle proprie industrie ed esercizj, condotta a perfezione alcuna di esse in particolare. A questo ri-
guardo osservava peraltro Vitruvio che tanto non era necessario in pratica; poiché non doveva infatti, né po-
teva essere l'architetto grammatico quanto Aristarco, come né anche senza conoscenza delle lettere: non mu-
sico quanto Aristossene, ma neppure ignorante affatto di musica: non pittore come Apelle, ma nemmeno im-
perito nel disegno: né scultore al pari di Mirone o di Policleto, ma né anche ignaro delle regole della plastica:
né infine medico come Ipocrate, ma neppur digiuno affatto di medicina: né in ciascuna delle altre dottrine
eccellente, ma in esse non imperito. Imperocché essendo necessario lungo studio per giungere all'eccellenza di
alcuna scienza ed arte, non poteva l'architetto, che doveva avere cognizione di molte dottrine, occuparsi deci-
samente in ciascuna di esse. Onde credeva Vitruvio che Pitio si fosse ingannato nel non avere considerato che
ciascun arte si trova composta di due principj, cioè della pratica e della teorica: così essendo la prima propria
a coloro che esercitavano le singole arti, e l'altra comune a tutti i dotti, giudicava egli che solo la parte teo-
rica delle principali arti e scienze poteva essere necessaria all'architetto.
Pertanto Vitruvio, che dedusse i suoi insegnamenti in particolare dagli scritti dei principali architetti Grcei,
opinava che l'architetto doveva avere ingegno, ed essere flessibile alla dottrina; poiché né l'ingegno senza lo
studio, né lo studio senza l'ingegno poteva fare un perfetto artista. Doveva perciò essere letterato, perito nel
disegno, erudito di geometria, dell'ottica non ignaro, istrutto nell'aritmetica, conoscitore delle scorie, avere
diligentemente uditi i filosofi, intendente di musica, non ignaro di medicina, dotto nella giurisprudenza, e co-
noscitor dell'astrologia e dei movimenti del cielo. Perchè fossero necessarie tutte queste cognizioni all'architetto
Vitruvio ne rende ragione, e noi avremo più opportuna occasione di esaminarle inseguito, descrivendo le di-
stribuzioni di quegli edifizj, in cui gli architetti Greci ebbero motivo di fare uso delle indicate cognizioni.
DIVISIONI DELL'ARCHITETTURA. Seguendo sempre Vitruvio gl'insegnamenti dei Greci, ci dimo-
stra che l'architettura si componeva di Ordinazione, che in Greco si diceva Tafo, e della Disposizione che i
Greci chiamavano A«8*»s. Quindi dell'Euritmia, della Simmetria, del Decoro, e della Distribuzione detta in
Greco Oauvopxa •
L'Ordinazione stabiliva la giusta grandezza dei membri di una fabbrica considerati separatamente, ed il
rapporto di tutte le loro proporzioni con la Simmetria. Si componeva questa di Quantità, che i Greci dicevano
noaòx^, e che designava la esatta distribuzione delle parti prese nell'opera, ed adattate ad ogni membro della
stessa opera.
fi) yitrm' Lib. 1 e. 1 ■ L'arcliitcttura essendo detta dai Gre- principato, o magistrato, e di fabbrica, si viene a eonoscere dal
ci ApyjrcxxoviKr] ,: l'architetto kf^i-xmt, e trovandosi queste de- nome stesso quale foss.se la sua estesa attrilmworie, e coni,; dovesse
nominazioni essere composte di aPW *' & r'^Xrj> ossia di dominio, servire di direttrice alle altre arti.
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