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1’ assedio che nel 1395 pose a Napoli \). Ivi nel secolo
sussecutivo Alfonso II, essendo ancora duca di Calabria,
fondò la magnifica e tanto celebrata villa di Poggio reale,
che sostituì questo nome all’antico nella contrada 2).
Nel campo di Napoli alle falde della collina che sorge
a nord-est della città era la chiesa dei Ss. Giovanni e
Paolo 3) ora S. Giovanniello agli Ottocalli, ed a traverso
la medesima la via erta che era la principale e la più fre-
quentata per chi voleva uscire da Napoli, e che per questo
prendeva il nome di clivus ed anche di clivus major (R. 42).
La denominazione è antichissima e forse ci è stata traman-
data dalla Napoli greco-romana 4). Ad ogni modo se ne
fi Diurnali del Duca di Monteleone ad an. 1575 nel testo genuino.
2) Nelle note di Pietro Summonte sui poemi di Giovanni Fontano, stam-
pato a parte dall’Arcadia Sebezia nel 1795 a p. 19 e 65 si legge: Delio-
lum (sic) fons est prope Neapolim in via Acerram quem Alfonsus Ca-
labriae Dux edificiis exornavit ac Poggium reale appellavi jussit quod
adhuc manet priori abolito.— Sub hoc colle, dice il Giordano, ad Deliolos
fontes Alphonsus II Aragoneus secando ab urbe lapide hortos,quibus a
colle nomen, omnium, quos tunc Italia habebat, amaenissimos, ac porti-
cibus, lacubus, fontibus, Nympheis, citriorum, aureorumque malorum sil-
vie, Labullaeque interlabentis discursu nobilissimos aedificavit, de quibus
Sebastianus Serlius de Antiquitatibus libro III fusius habetur, Fabio Gior-
dano, Hist. Neap. Ms. 1. II, c. 2.—Gf. Mormile Descrizione dell' amenissimo
distretto di Napoli p. 55 ; Fusco. O. c. p. 218.
3) Docum. del 1197 ap. Chiarito. 0. c. p. 110.
4) In Petronio Arbitro Satyr. cap. 44, si parla delle matrone che sto-
late andavano in clivum a piedi nudi e con capelli sciolti per impetrare
da Giove la pioggia che subito sopravveniva abbondantemente urceatim
(a langelle). Or siccome la scena del convito di Trimalchione, in cui un
tal fatto si afferma, deve a quanto pare collocarsi a Napoli, così il clivo,
ivi accennato anche al territorio di questa città è da attribuirsi. Ed in
vero, senza ricorrere, come già fece l’Ignarra (de palaestra Neap. p. 190)
alla strana etimologia del nome Picbiovi che aveva un luogo di quella
contrada , basta in pruova di un tale asserto notare che il costume di
andare a Capodichino per implorare la pioggia durava in Napoli fino al
secolo XVI (V. il mio articolo sul proposito nel giornale G. B. Basile,
1’ assedio che nel 1395 pose a Napoli \). Ivi nel secolo
sussecutivo Alfonso II, essendo ancora duca di Calabria,
fondò la magnifica e tanto celebrata villa di Poggio reale,
che sostituì questo nome all’antico nella contrada 2).
Nel campo di Napoli alle falde della collina che sorge
a nord-est della città era la chiesa dei Ss. Giovanni e
Paolo 3) ora S. Giovanniello agli Ottocalli, ed a traverso
la medesima la via erta che era la principale e la più fre-
quentata per chi voleva uscire da Napoli, e che per questo
prendeva il nome di clivus ed anche di clivus major (R. 42).
La denominazione è antichissima e forse ci è stata traman-
data dalla Napoli greco-romana 4). Ad ogni modo se ne
fi Diurnali del Duca di Monteleone ad an. 1575 nel testo genuino.
2) Nelle note di Pietro Summonte sui poemi di Giovanni Fontano, stam-
pato a parte dall’Arcadia Sebezia nel 1795 a p. 19 e 65 si legge: Delio-
lum (sic) fons est prope Neapolim in via Acerram quem Alfonsus Ca-
labriae Dux edificiis exornavit ac Poggium reale appellavi jussit quod
adhuc manet priori abolito.— Sub hoc colle, dice il Giordano, ad Deliolos
fontes Alphonsus II Aragoneus secando ab urbe lapide hortos,quibus a
colle nomen, omnium, quos tunc Italia habebat, amaenissimos, ac porti-
cibus, lacubus, fontibus, Nympheis, citriorum, aureorumque malorum sil-
vie, Labullaeque interlabentis discursu nobilissimos aedificavit, de quibus
Sebastianus Serlius de Antiquitatibus libro III fusius habetur, Fabio Gior-
dano, Hist. Neap. Ms. 1. II, c. 2.—Gf. Mormile Descrizione dell' amenissimo
distretto di Napoli p. 55 ; Fusco. O. c. p. 218.
3) Docum. del 1197 ap. Chiarito. 0. c. p. 110.
4) In Petronio Arbitro Satyr. cap. 44, si parla delle matrone che sto-
late andavano in clivum a piedi nudi e con capelli sciolti per impetrare
da Giove la pioggia che subito sopravveniva abbondantemente urceatim
(a langelle). Or siccome la scena del convito di Trimalchione, in cui un
tal fatto si afferma, deve a quanto pare collocarsi a Napoli, così il clivo,
ivi accennato anche al territorio di questa città è da attribuirsi. Ed in
vero, senza ricorrere, come già fece l’Ignarra (de palaestra Neap. p. 190)
alla strana etimologia del nome Picbiovi che aveva un luogo di quella
contrada , basta in pruova di un tale asserto notare che il costume di
andare a Capodichino per implorare la pioggia durava in Napoli fino al
secolo XVI (V. il mio articolo sul proposito nel giornale G. B. Basile,