93 ImaginideiDei
"voci disserenti ,così come fono fette i Cieli,eh e le sanno. Et quefta vuole
Macrobio t-Macrobio che s'intenda aneboraper Echó., la quale sinserò gli antichi
efiere (lata molto amata dal Dio Pan. ‘Di che rende la ragione t^dlef-
sandro ^hfrodijeo, dicendo , che su errore del volgo di crederebbe Echo
"Echo. pea ì & amata da Pan : perche quella non su altro mai, che quel
rimbombo, che sanno le voci fparfe per luoghi alti, e concaui ; & quelli
su vn'huomo dotto, che cercò con grandiflimo ftudio d'intendere, perche
risonauano le veci in quel modo : & non potendo talhora tremarlo , ne
pigliaua quel dispiacere, che spesso si piglia chi non può godere, l'ama-
Gnidio. tafua. Raccontano poi le sattole, come riserifee Ouidio,che fu Echo vna
'Njnsa innamorata di paraf i bellissimogioitane , la quale non poten-
do godere dell’amorsuojì caccio di vergogna negli t^dntri, & nelle ca-
ne Spelonche , W quitti si consumò di assanno , & di dolore in modo ,
che il corpo din entò sasso, névi rimaje di lei altro , ch e la voce , la
quale Lucretio serine di hauere vólto replicare in certi luoghi fei , &
sette volte. Et Pausania recita , che su in Grecia appresjò de gli Elei
vn portico,ouefìvdiuanole voci replicate da Echo sina sette, e più an-
cora. Ltggesi poi anco di coflei, che ella su Dea,sigliuola dell'aria, &
Antonio della lingua, e perciò inni fidile. Onde i^ufonio Gallo fa, ch'ella ri-
Gallo. prende chi cercha di dipingerla ssacendone vno Epigramma, che quefto
vuol dire.
CAche cerchi tu pur sc tocco Pittore
Di sar di me Pittura ? che sirn tale
Che non mi vide mai occhio mortale >
E non hò sorma, corpo, nè colore.
De l'aria, e de la lingua a tutte l'hore
Pia sio, e fon madre poi d t co fa, quale
‘Esulla vuol dir, però che nulla vale
La-voce ? che gridando i mando soro.
Quando son per perir, gli v Itimi accenti
Eanouo, e con le mie l'altrui parole
Seguo, che van per l'aria poi co i v enti.
Sto ne le vomire orecchie,e comesuole
Chi quel, che sar non può, pur sevnpre tenti,
‘Dipinga il suon chi me dipinger vuole.
il chea me non dà già l'animo disarc.ma porrò bene la ìmaginecb?.
Mons. B ne s€ce&^ cMonf gnor Barbaro, eletto di quileggia, in due slange
bX ^esio modo .
"voci disserenti ,così come fono fette i Cieli,eh e le sanno. Et quefta vuole
Macrobio t-Macrobio che s'intenda aneboraper Echó., la quale sinserò gli antichi
efiere (lata molto amata dal Dio Pan. ‘Di che rende la ragione t^dlef-
sandro ^hfrodijeo, dicendo , che su errore del volgo di crederebbe Echo
"Echo. pea ì & amata da Pan : perche quella non su altro mai, che quel
rimbombo, che sanno le voci fparfe per luoghi alti, e concaui ; & quelli
su vn'huomo dotto, che cercò con grandiflimo ftudio d'intendere, perche
risonauano le veci in quel modo : & non potendo talhora tremarlo , ne
pigliaua quel dispiacere, che spesso si piglia chi non può godere, l'ama-
Gnidio. tafua. Raccontano poi le sattole, come riserifee Ouidio,che fu Echo vna
'Njnsa innamorata di paraf i bellissimogioitane , la quale non poten-
do godere dell’amorsuojì caccio di vergogna negli t^dntri, & nelle ca-
ne Spelonche , W quitti si consumò di assanno , & di dolore in modo ,
che il corpo din entò sasso, névi rimaje di lei altro , ch e la voce , la
quale Lucretio serine di hauere vólto replicare in certi luoghi fei , &
sette volte. Et Pausania recita , che su in Grecia appresjò de gli Elei
vn portico,ouefìvdiuanole voci replicate da Echo sina sette, e più an-
cora. Ltggesi poi anco di coflei, che ella su Dea,sigliuola dell'aria, &
Antonio della lingua, e perciò inni fidile. Onde i^ufonio Gallo fa, ch'ella ri-
Gallo. prende chi cercha di dipingerla ssacendone vno Epigramma, che quefto
vuol dire.
CAche cerchi tu pur sc tocco Pittore
Di sar di me Pittura ? che sirn tale
Che non mi vide mai occhio mortale >
E non hò sorma, corpo, nè colore.
De l'aria, e de la lingua a tutte l'hore
Pia sio, e fon madre poi d t co fa, quale
‘Esulla vuol dir, però che nulla vale
La-voce ? che gridando i mando soro.
Quando son per perir, gli v Itimi accenti
Eanouo, e con le mie l'altrui parole
Seguo, che van per l'aria poi co i v enti.
Sto ne le vomire orecchie,e comesuole
Chi quel, che sar non può, pur sevnpre tenti,
‘Dipinga il suon chi me dipinger vuole.
il chea me non dà già l'animo disarc.ma porrò bene la ìmaginecb?.
Mons. B ne s€ce&^ cMonf gnor Barbaro, eletto di quileggia, in due slange
bX ^esio modo .