57s Imaginidei Dei
le dicevano alcuni, che su satto per (Alcibiade,poscia ch’egli cosi lo por-
tala nello seudo,volendo in quel modo moftrdre la bellegggà dì luì, che su
bellisjimo,quasi che come Giove,di cui è proprio il j vimine, è il maggiore
di tutti gli altri Dei , così di bellegga andasse fopra a tutti gli altri di
Forza di gran lunga.CMa si può dire anchora,&sorfè meglio,che à colui sta paru-
Amore. to:che vnasace non mossri intieramente lasorga dello amoroso ardore,&
ebe perciò pofe in mano a Cupido il sulmine, conciona che quesìo non fola
arde le cose,che facilmente abbruciano,ma quelle anchora Jubiw incende,
alle quali altro suoco non così tosio sì attaccherebbe,rompe, espregga ciò
che trova,che fegli opponga,& sa pure quanto vogliasalda, e duro, &
penetra con mirabile presìegga in ogniluoco. Le quali cofe molto bene si
confanno allasorga di timore,il quale in gentil cor ratto s‘appiglia^ gli
duri,&opinati rompe,efpegga,e con mirabile presìegga ovunque wo-
Fropertio. [e pcnetra,come dice Dropertio in vna Elegia, nella quale ei dipinge .A-
FcXréni rnGreìsattaSd^ volgare da fjirolamo Beniuieniin terga rima,et è questa.
Tson sur'al tuo parer marauigliose
Le man di quel, ch*ingiouenil sigura,
Qualunque esosse, ^Lmor piangendopofe ?
Quegli de"ciechi amanti la natura
Conobbe, e come suor d?ogni ragione
Terdon lor primi ben per leggier cura.
‘tye ha tali à gli homer suoisenga cagione
Che da questa, e quel cor lo san volare,
Tercbe quelle alme, in cui suo nido pone.
UKentro per quesso tempefloso mare
Corron, dall*onde alterne ributtate
Son così, che giamai sipon sermare»
L’arco suo incurvo ,e le saette hamate,
Che da gli homerisuoi sosfefependono,
Ondaglihàsempre le fue mani armate.
Certo nuli"altro a noslri occhi pretendono,
Se non che pria, eh’alcun di lor s’accorga,
Dal nervoseosfe in mego al corjuoscendono »
Trovo
le dicevano alcuni, che su satto per (Alcibiade,poscia ch’egli cosi lo por-
tala nello seudo,volendo in quel modo moftrdre la bellegggà dì luì, che su
bellisjimo,quasi che come Giove,di cui è proprio il j vimine, è il maggiore
di tutti gli altri Dei , così di bellegga andasse fopra a tutti gli altri di
Forza di gran lunga.CMa si può dire anchora,&sorfè meglio,che à colui sta paru-
Amore. to:che vnasace non mossri intieramente lasorga dello amoroso ardore,&
ebe perciò pofe in mano a Cupido il sulmine, conciona che quesìo non fola
arde le cose,che facilmente abbruciano,ma quelle anchora Jubiw incende,
alle quali altro suoco non così tosio sì attaccherebbe,rompe, espregga ciò
che trova,che fegli opponga,& sa pure quanto vogliasalda, e duro, &
penetra con mirabile presìegga in ogniluoco. Le quali cofe molto bene si
confanno allasorga di timore,il quale in gentil cor ratto s‘appiglia^ gli
duri,&opinati rompe,efpegga,e con mirabile presìegga ovunque wo-
Fropertio. [e pcnetra,come dice Dropertio in vna Elegia, nella quale ei dipinge .A-
FcXréni rnGreìsattaSd^ volgare da fjirolamo Beniuieniin terga rima,et è questa.
Tson sur'al tuo parer marauigliose
Le man di quel, ch*ingiouenil sigura,
Qualunque esosse, ^Lmor piangendopofe ?
Quegli de"ciechi amanti la natura
Conobbe, e come suor d?ogni ragione
Terdon lor primi ben per leggier cura.
‘tye ha tali à gli homer suoisenga cagione
Che da questa, e quel cor lo san volare,
Tercbe quelle alme, in cui suo nido pone.
UKentro per quesso tempefloso mare
Corron, dall*onde alterne ributtate
Son così, che giamai sipon sermare»
L’arco suo incurvo ,e le saette hamate,
Che da gli homerisuoi sosfefependono,
Ondaglihàsempre le fue mani armate.
Certo nuli"altro a noslri occhi pretendono,
Se non che pria, eh’alcun di lor s’accorga,
Dal nervoseosfe in mego al corjuoscendono »
Trovo