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OREFICERIA. 55
un poco di terra fresca , tenendovi sopra la
mano e turandola con un gran pezzo di
pannacelo lino; e mentrechè si fredda la
detta composizione, si dee dimenare continova-
mente la mano, tanto che ella si freddi ; e
come è fredda , cavisi di detta boccia, rom-
pendola , dove si vedrà, che per virtù di
quel zolfo, la detta fusione ( che si chiama
niello ) avrà preso il suo color nero. Ben
si dee avvertire , che lo zolfo vuoi esser del
più nero, clie si possa avere. Ciò fatto pigli-
si il detto niello, il quale sarà in più gra-
nella; quantunque il dimenare, che ora
dicemmo, che si ha da fare colla mano ,
non sia ad altro fine, che per metterlo insie-
me più che sia possibile: però in quella
^uisa , che e^li si ritrova , si rimetterà in
un colpegginoletto , come prima si fece, e si
fonderà con lento fuoco , mettendovi sopra
un granello di brace : così si anderà rifon-
dendo insino a due o tre volte , ed ogni
volta si dee rompere il detto niello, guar-
dando la sua grana, la quale come si vede
benissimo serrata, il niello avrà la sua per-
fezione.
Parleremo ora del niellare, cioè del
modo di adoperare detto niello in intagli
d' oro o d' argento; essendoché in altri me-
talli, clie in questi due più nobili degli al-
tri, non si niella. Piglisi quel lavoro, che
si sarà intagliato; e perchè la bellezza del
niellare consiste, che egli venga unito e
senza certi bucolini ; perciò bisogna farlo
bollire nell'acqua con molta cenere di quer-
Cellini Benv. /^ol. III. 5
 
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