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afe CELLINI
mezzo ( che troppo lungo è stato per il
passato ) , siccome sforzato da quella , per
ubbidire dico, che avendo a fare una tanta
opera a ogni altro Principe, io non la farei
per il valore di quindici mila ducati d'oro, e
qual si voglia altro uomo non la saprebbe
guardare, non che fare. Ma per essere divoto
ed amorevole vassallo e servo di Sua 111.
Ecc. , sarò contentissimo , quando a quella
gli piaccia di donarmi cinque mila ducati
d'oro in oro contanti e cinque mila nel
valsente di tanti beni immobili; perché que-
sto resto della mia vita io mi sono resoluto
di vivere e morire al servizio di quella, e
se io gli ho fatto una prima e cosi bella
opera, quest' altra spero di farla maravi-
giiosa (i), e di lasciarmi e gli Antichi e
i Moderni indietro , quanto dal mondo io
sarò giudicato: di che tutto ne proviene
immortale e laldabile gloria a Sua 111. Ecc.
Solo io la scongiuro per il valore e potenzia
di Dio , che prestissimo mi spedisca , che
tenendomi cosi mi ammazza; e si ricordi
siccome io gli ho sempre detto di volergli
dare in serbo quel resto del mio povero
sussidio, che mi era rimasto del mio feli-
cissimo stato, in che io mi trovavo , volen-
do contento correre seco la sua felicissima
fortuna. Consideri Sua Ecc. se io insino a
questo di con le comodità grandi, che io

(i) L' altra opera, che il Cellini doveva allora fare
al Duca , eran probabilmente i bassi rilievi di bronzo
per Santa Maria del Fiore, de' quali parlasi nella Vita.
 
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