a4 DISCORSO PRELIMINARE
Leni, proporzionalmente ai loro vizii ed alle loro
virtù.
Dietro le norme tli questi miti, che supplivano
a quanto avean di oscuro per gli stessi interpreti
dei popoli le arcane leggi della natura, il vulgo
non tardò a figurarsi il più possente fra i Numi,
seduto in vetta all'Olimpo, ed in atto di lanciare
la folgore vendicatrice: Nettuno, vagante per l'im-
mensità dell'Oceano, pronto sempre ad eccitare
od a calmar le tempeste; ed intanto, nel profon-
do dei negri abissi dell'Èrebo, l'inesorabile Mo-
narca delle Tenebre, minacciante le coscienze dei
colpevoli col suo torvo cipiglio.
Terribili erano queste imagini di superno
potere: ma i greci cantori, prestando ai loro Dei
le tendenze della umanità, e narrando liberamente
i loro amori, dimostravanli più curanti dei proprii
diletti, che vogliosi d'ispirare rispetto e tema nei
petti dei loro adoratori.
Non andò molto che si cominciò ad attri-
buire una specie di vita a tutti quegli oggetti,
l'apparenza dei quali prestava qualche argomento
a siffatta illusione. Così la rosa di balsamico odo-
re, ondulante lievemente sullo stelo al fiato del-
l' aurora, parve esser Flora stessa che si dà in
braccio a Zefliro amoroso : il disco radiante del-
l'eliotropio che segue il sole in suo cammino, si
disse velare la fronte di Clizia teneramente gelo-
sa: lo scoglio ripercussore de' suoni, divenne la
Leni, proporzionalmente ai loro vizii ed alle loro
virtù.
Dietro le norme tli questi miti, che supplivano
a quanto avean di oscuro per gli stessi interpreti
dei popoli le arcane leggi della natura, il vulgo
non tardò a figurarsi il più possente fra i Numi,
seduto in vetta all'Olimpo, ed in atto di lanciare
la folgore vendicatrice: Nettuno, vagante per l'im-
mensità dell'Oceano, pronto sempre ad eccitare
od a calmar le tempeste; ed intanto, nel profon-
do dei negri abissi dell'Èrebo, l'inesorabile Mo-
narca delle Tenebre, minacciante le coscienze dei
colpevoli col suo torvo cipiglio.
Terribili erano queste imagini di superno
potere: ma i greci cantori, prestando ai loro Dei
le tendenze della umanità, e narrando liberamente
i loro amori, dimostravanli più curanti dei proprii
diletti, che vogliosi d'ispirare rispetto e tema nei
petti dei loro adoratori.
Non andò molto che si cominciò ad attri-
buire una specie di vita a tutti quegli oggetti,
l'apparenza dei quali prestava qualche argomento
a siffatta illusione. Così la rosa di balsamico odo-
re, ondulante lievemente sullo stelo al fiato del-
l' aurora, parve esser Flora stessa che si dà in
braccio a Zefliro amoroso : il disco radiante del-
l'eliotropio che segue il sole in suo cammino, si
disse velare la fronte di Clizia teneramente gelo-
sa: lo scoglio ripercussore de' suoni, divenne la