libro primo 77
cora la sua mano: fissi gli occhi sui modelli of-
fertigli dalla natura, ne ricopiava con tale scru-
polosa pazienza le più minute parti, che la sua
imitazione, per quanto diligente pur fosse, si ridu-
ceva ad un lavoro meccanico, ed inutile agli alti
fini dell' arte.
(anni 55o, prima di G. C.) —■ Fu in questo
modo che Baticle di Magnesia usò tutti i mezzi
della toreutica per decorare l'immenso trono di
Apollo Amicleo. Esso trono era sorretto da sta-
tue di tutto tondo, rappresentauti le Grazie e le
Stagioni. Creso, re di Lidia, somministrò agli Spar-
tani, dei quali desiderava divenir alleato, tutto
T oro occorrente ai varii ornamenti di quel ma-
gnifico monumento. Il dossale ed i pezzi trasver-
sali, erano ricchi di tarsie metalliche, nelle quali
stavano figurate le principali tradizioni delia mi-
tologia.
E da osservarsi a questo passo, come i greci
artefici aveano sostituito, con retto gusto ed in-
telligenza, le sculture allegoriche, a decollazione dei
loro monumenti religiosi; eliminandone quelle mi-
stiche leggende, che stavano invece sui piedistalli
degl'idoli egiziani.
Circa quel tempo medesimo, Perillo d' Agri-
gento tramandava infame ai posteri il proprio nome,
come autore del celebre toro di rame, in cui Fa-
laride chiudeva le vittime del suo sdegno. Quella
infernale invenzione non era però senza merito di
cora la sua mano: fissi gli occhi sui modelli of-
fertigli dalla natura, ne ricopiava con tale scru-
polosa pazienza le più minute parti, che la sua
imitazione, per quanto diligente pur fosse, si ridu-
ceva ad un lavoro meccanico, ed inutile agli alti
fini dell' arte.
(anni 55o, prima di G. C.) —■ Fu in questo
modo che Baticle di Magnesia usò tutti i mezzi
della toreutica per decorare l'immenso trono di
Apollo Amicleo. Esso trono era sorretto da sta-
tue di tutto tondo, rappresentauti le Grazie e le
Stagioni. Creso, re di Lidia, somministrò agli Spar-
tani, dei quali desiderava divenir alleato, tutto
T oro occorrente ai varii ornamenti di quel ma-
gnifico monumento. Il dossale ed i pezzi trasver-
sali, erano ricchi di tarsie metalliche, nelle quali
stavano figurate le principali tradizioni delia mi-
tologia.
E da osservarsi a questo passo, come i greci
artefici aveano sostituito, con retto gusto ed in-
telligenza, le sculture allegoriche, a decollazione dei
loro monumenti religiosi; eliminandone quelle mi-
stiche leggende, che stavano invece sui piedistalli
degl'idoli egiziani.
Circa quel tempo medesimo, Perillo d' Agri-
gento tramandava infame ai posteri il proprio nome,
come autore del celebre toro di rame, in cui Fa-
laride chiudeva le vittime del suo sdegno. Quella
infernale invenzione non era però senza merito di