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relazione debba avere col ferro contenuto nel sangue. 11 signor de L'Epinois cita
un' esperienza al tutto contraria e favorevole al sangue : fatta dal eh. sig. Paolo
Desaint, dell'Istituto di Francia e professore alla Sorbona1. In primo luogo non
saprei dire, se e in qual modo consti, che le predette esperienze sieno state fatte
sopra vasi vitrei certamente estratti dai cimiteri cristiani di Roma. Ma lasciato ciò
da parte, ognuno vede che il ragionamento sopra esposto ed i fatti allegati, com-
provanti la conservazione delle sostanze organiche in molti sepolcri e vasi cimi-
teriali, dimostrano come possano essere vere ambedue le contrarie esperienze. Im-
perocché se in molti casi il chimico nelle catacombe romane si trova dinanzi a
sostanze trasformate in minerali solidi o inseparabili da questi; in altri può imbat-
tersi in sostanze organiche non al tutto decomposte. Allorquando l'analisi chimica è
istituita sopra una crosta solida di qualsivoglia liquido disseccato aderente a vetro
assai disfatto ed ossidato, ossia diviso in lamine, si potrà talvolta dubitare se il
ferro trovato nei residui della reazione provenga tutto dalla sostanza organica,
ovvero vi sia mescolato il proveniente dalla materia minerale del vetro2. Ma non
rarissimo è il caso, che la crosta del disseccato liquore si separi e si stacchi total-
mente dal vetro e possa così essere isolatamente esaminata. Nei casi poi, nei quali
il liquido era fluido o semifluido entro vetro poco o nulla ossidato, la mesco-
lanza colle lamine vitree non ha luogo veruno.
Il Boldetti ragiona diffusamente delle croste sanguigne da lui osservate in vasi
fittili3: quivi niuno sarebbe il pericolo di equivocare colle lamine del vetro ossi-
dato. Ma intorno ad alcuni dei vasi fittili internamente incrostati di disseccato
liquore, parmi necessaria una osservazione. Il Boldetti parla di vasi ansati alti
circa tre palmi; narra, che in essi l'incrostazione interna del liquido disseccato
ne occupava quasi tutto il corpo ed era erta un mezzo dito. Quei vasi (d'uno dei
quali egli dà il disegno) sono evidentemente anfore vinarie: e la tanto erta crosta
del liquido disseccato dee essere paragonata con quella delle fecce di vino dis-
seccate nelle anfore di Pompei. Il vino degli antichi era sovente condito con miele ed
aromi diversi: perciò la sua crosta può parere prodotta da liquore glutinoso. Che nei
cimiteri e nelle loro contigue arenarie sieno state conservate entro dolii, anfore,
orcae provviste di vino e d'olio per uso delle agapi e dei fossori, in questo tomo
è stato espressamente insegnato (pag. 605). Né il Boldetti dice, che le anfore
da lui descritte sieno state trovate aderenti a sepolcri. Ma da questo episodio tor-
niamo al principale argomento.
Premesse le esposte dottrine, possiamo con mente ben istrutta dedicarci a consi-
derare il fatto, del quale debbo dare relazione. Nelle viscere della collina, sulla
(piale è la villa già Potenziani, oggi del Re d'Italia, al primo miglio della via
Salaria nuova, si svolge il cimitero comunemente appellato di s. Saturnino, assai
vasto ed insigne per la moltiplicità dei piani. Ivi la roccia è compatta; e si ve-
rifica il fenomeno della straordinaria conservazione degli oggetti tutti d'ogni specie.
1 De 1/ Epinois, Les cataeomhes de Rome p. 202.
2 Un esempio insigne di questa categoria è quello tanto accuratamente esaminato in Milano dal valente chimico G. Bertazzi
nelle ampolle trovate entro il sepolcro dei martiri Gervasio e Protasio (v. Biraghi, I tre sepolcri santambrosiani p. 123 e segg.). In
quel caso la storica notizia della presenza del sangue nel sepolcro coadiuvò le conclusioni dell' analisi chimica.
» Boldetti, Osserv. etc. p. 161 e segg.
relazione debba avere col ferro contenuto nel sangue. 11 signor de L'Epinois cita
un' esperienza al tutto contraria e favorevole al sangue : fatta dal eh. sig. Paolo
Desaint, dell'Istituto di Francia e professore alla Sorbona1. In primo luogo non
saprei dire, se e in qual modo consti, che le predette esperienze sieno state fatte
sopra vasi vitrei certamente estratti dai cimiteri cristiani di Roma. Ma lasciato ciò
da parte, ognuno vede che il ragionamento sopra esposto ed i fatti allegati, com-
provanti la conservazione delle sostanze organiche in molti sepolcri e vasi cimi-
teriali, dimostrano come possano essere vere ambedue le contrarie esperienze. Im-
perocché se in molti casi il chimico nelle catacombe romane si trova dinanzi a
sostanze trasformate in minerali solidi o inseparabili da questi; in altri può imbat-
tersi in sostanze organiche non al tutto decomposte. Allorquando l'analisi chimica è
istituita sopra una crosta solida di qualsivoglia liquido disseccato aderente a vetro
assai disfatto ed ossidato, ossia diviso in lamine, si potrà talvolta dubitare se il
ferro trovato nei residui della reazione provenga tutto dalla sostanza organica,
ovvero vi sia mescolato il proveniente dalla materia minerale del vetro2. Ma non
rarissimo è il caso, che la crosta del disseccato liquore si separi e si stacchi total-
mente dal vetro e possa così essere isolatamente esaminata. Nei casi poi, nei quali
il liquido era fluido o semifluido entro vetro poco o nulla ossidato, la mesco-
lanza colle lamine vitree non ha luogo veruno.
Il Boldetti ragiona diffusamente delle croste sanguigne da lui osservate in vasi
fittili3: quivi niuno sarebbe il pericolo di equivocare colle lamine del vetro ossi-
dato. Ma intorno ad alcuni dei vasi fittili internamente incrostati di disseccato
liquore, parmi necessaria una osservazione. Il Boldetti parla di vasi ansati alti
circa tre palmi; narra, che in essi l'incrostazione interna del liquido disseccato
ne occupava quasi tutto il corpo ed era erta un mezzo dito. Quei vasi (d'uno dei
quali egli dà il disegno) sono evidentemente anfore vinarie: e la tanto erta crosta
del liquido disseccato dee essere paragonata con quella delle fecce di vino dis-
seccate nelle anfore di Pompei. Il vino degli antichi era sovente condito con miele ed
aromi diversi: perciò la sua crosta può parere prodotta da liquore glutinoso. Che nei
cimiteri e nelle loro contigue arenarie sieno state conservate entro dolii, anfore,
orcae provviste di vino e d'olio per uso delle agapi e dei fossori, in questo tomo
è stato espressamente insegnato (pag. 605). Né il Boldetti dice, che le anfore
da lui descritte sieno state trovate aderenti a sepolcri. Ma da questo episodio tor-
niamo al principale argomento.
Premesse le esposte dottrine, possiamo con mente ben istrutta dedicarci a consi-
derare il fatto, del quale debbo dare relazione. Nelle viscere della collina, sulla
(piale è la villa già Potenziani, oggi del Re d'Italia, al primo miglio della via
Salaria nuova, si svolge il cimitero comunemente appellato di s. Saturnino, assai
vasto ed insigne per la moltiplicità dei piani. Ivi la roccia è compatta; e si ve-
rifica il fenomeno della straordinaria conservazione degli oggetti tutti d'ogni specie.
1 De 1/ Epinois, Les cataeomhes de Rome p. 202.
2 Un esempio insigne di questa categoria è quello tanto accuratamente esaminato in Milano dal valente chimico G. Bertazzi
nelle ampolle trovate entro il sepolcro dei martiri Gervasio e Protasio (v. Biraghi, I tre sepolcri santambrosiani p. 123 e segg.). In
quel caso la storica notizia della presenza del sangue nel sepolcro coadiuvò le conclusioni dell' analisi chimica.
» Boldetti, Osserv. etc. p. 161 e segg.