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GUIDA DEL MUSEO CIVICO DI BOLOGNA

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Altri corali del primo cinquantennio del secolo re-
cano il nome del miniatore e l’anno di esecuzione. Cosi
il n. 67 fu compiuto nel 1508 per incarico di suora Ber-
nardina Isolani dal fratello Baldassare, carmelitano;
cosi il n. 68 è dovuto a frate Benedetto Albani, olive-
tano, che lo compi nel 1520; cosi il n. 69 con la data
del 1524 è opera di Don Giovanni Tassi bolognese;
in quest’ultimo corale si osservi la miniatura rappre-
sentante il re Davide immerso nell’acqua in atto di
adorazione verso l’Eterno. E Sempre piacevoli nella
complicata ricchezza degli ornati sono le iniziali, visi-
bili, dei n. 64, 65, 68.
Dei primi decenni del cinquecento e di sapore raffae-
lesco sono le miniature del codice n. 70; si osservi la
scena di contenuto drammatico, sebbene espressa dentro
i limiti di una pacata armonia, del bacio di Giuda;
ricchissima è la incorniciatura della pagina, pur essa
di carattere raffaelesco. Pel confronto con lo Statuto
della Società dei Drappieri del 1523 e firmato (n. 97
nella vetrina centrale noi possiamo con tutta sicu-
rezza designare come autore del n. 70 Giovanni Battista,
de’ Cavalletti.
Ma pur nella finitezza egregia delle forme di questo
e di altri corali si vede che l’arte della miniatura si
avvia verso rapido decadimento; non vi è più il mistico
abbandono del trecento, non vi è più l’intenso palpito
di vita del quattrocento; non può occultarsi, pur sotto
la franca sicurezza del pennello, una certa freddezza
espressiva con assai diminuita forza di originalità, con
accentuata dipendenza dai modelli maggiori: all’arte
succede l’artifizio.
Ed il decadimento è ormai palese negli ultimi
corali n. 73-78. Si osservi nel n. 75 la scena di un ve-
scovo in atto di pregare in un paesaggio con l’Eterno
in alto tra le nubi; si osservi la iniziale I del n. 76 con
 
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