CONSEGUENZA DELLA VITTORIA DI PIDNA
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Ivi partecipò al trionfo di Paolo Emilio, che ebbe il titolo di Macedonico. Fulgido fu
il trionfo, che ebbe la durata di tre giorni ed in esso risplendette la magnanimità di Emi-
lio Paolo, il quale non volle che il vinto Perseo venisse trascinato nel Tulliano per esservi
ucciso, ma volle anzi che la prigionia del disgraziato fosse mitigata; da un orrido car-
cere sul lago di Fucino lo fece trasportare in un altro carcere meno tetro e meno malsano.
Si curò inoltre dei miseri figli di Perseo, dei quali uno, Alessandro, imparò il latino e
diventò maestro e scrivano. Cosi si comportò questo insigne guerriero, la cui mente era
aperta alle raffinatezze della cultura greca, ed il cui cuore pulsava in modo magnanimo;
invero nell’infinito dolore della scomparsa di due suoi figlioletti rapiti da malattia nei
giorni prima e dopo il trionfo, addimostrò tanta misericordiosa umanità.
Conseguenze della Vittoria di Pidna
Come la vittoria di Scipione l’Africano aveva reso Roma lo Stato preponderante nel
Mediterraneo, cosi con la vittoria di Emilio Paolo su quella Macedonia, che con Ales-
sandro Magno aveva soggiogato l’oriente, si iniziò l’incontrastato dominio di Roma su
tutti i popoli del mondo classico. Eppure Roma, e saggiamente, non volle subito passare
alla conquista della vinta Nazione; si accontentò di detronizzare la dinastia e di rompere
l’unità statale: la Macedonia venne divisa in quattro repubbliche tributarie col divieto
che tra di loro corressero rapporti reciproci. È il principio che Roma aveva già applicato
nel suo espandersi nella penisola italiana con la dissoluzione di leghe di città che tra di
loro non dovevano mantenere relazioni d’interessi.
La Grecia simpatizzante con Perseo fu punita; furono puniti gli Achei ed il tristo inca-
rico fu dato a Callicrate, prono ai comandi di Roma. Egli fece una lista di mille suoi
compatriotti, che furono trasportati in Italia ed internati in varie città della penisola (i 66);
tra di essi vi era anche il trentacinquenne Polibio, colui che diventò in Roma l’amico
della famiglia degli Scipioni e, con l’animo vibrante di ammirazione per la grandezza
di Roma, ne scrisse la storia daH’inizio della lotta con Cartagine in quaranta libri. Fu
punita anche R.odi per il suo sciocco tentativo di mediazione; gli stessi Rodioti condan-
narono a morte i loro capi e la repubblica perdette i possessi dell’Anatolia in Caria ed in
Licia; non solo, ma fu creato il porto franco di Deio, ove ben presto accorsero in buon
numero elementi etnici italiani, sicché la supremazia commerciale di Rodi nel Mediter-
raneo andò a rotoli.
Ma anche gli amici furono trattati duramente, cioè Antioco IV Epifane, re di Siria,
salito al trono nel 176, ed Eumene II, re di Pergamo. Antioco IV aveva mantenuto sem-
pre rapporti cordiali con Roma, ove da giovane aveva vissuto da ostaggio, e durante il
duello tra Roma e la Macedonia aveva conquistato a Tolomeo VI Filometore l’Egitto;
ma Alessandria si era ribellata al conquistatore, che aveva cinto d’assedio la città. Al-
l’indomani della vittoria di Pidna, il pretore C. Popilio Lenate si presentò ad Antioco
e senz’altro gl’impose di lasciar libero l’Egitto; il re siriaco chiese del tempo per riflet-
tere; allora Popilio con un bastoncello tracciò attorno a sé un cerchio nella sabbia ed
intimò al re di rispondere prima che egli fosse uscito dal cerchio. Allibbi il re, e compre-
se che era inutile cercar dilazioni e subito assicurò che avrebbe evacuato l’Egitto. Epi-
sodio codesto che ha il carattere del simbolo : erano di fronte la rude, militaresca roma-
nità e l’imbelle, raffinatissimo ellenismo.
Eumene II fu incolpato di aver tenuto un contegno di freddezza durante la guerra
e gli fu imposto di non presentarsi mai più a Roma, mentre contro di lui furono sobbil-
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Ivi partecipò al trionfo di Paolo Emilio, che ebbe il titolo di Macedonico. Fulgido fu
il trionfo, che ebbe la durata di tre giorni ed in esso risplendette la magnanimità di Emi-
lio Paolo, il quale non volle che il vinto Perseo venisse trascinato nel Tulliano per esservi
ucciso, ma volle anzi che la prigionia del disgraziato fosse mitigata; da un orrido car-
cere sul lago di Fucino lo fece trasportare in un altro carcere meno tetro e meno malsano.
Si curò inoltre dei miseri figli di Perseo, dei quali uno, Alessandro, imparò il latino e
diventò maestro e scrivano. Cosi si comportò questo insigne guerriero, la cui mente era
aperta alle raffinatezze della cultura greca, ed il cui cuore pulsava in modo magnanimo;
invero nell’infinito dolore della scomparsa di due suoi figlioletti rapiti da malattia nei
giorni prima e dopo il trionfo, addimostrò tanta misericordiosa umanità.
Conseguenze della Vittoria di Pidna
Come la vittoria di Scipione l’Africano aveva reso Roma lo Stato preponderante nel
Mediterraneo, cosi con la vittoria di Emilio Paolo su quella Macedonia, che con Ales-
sandro Magno aveva soggiogato l’oriente, si iniziò l’incontrastato dominio di Roma su
tutti i popoli del mondo classico. Eppure Roma, e saggiamente, non volle subito passare
alla conquista della vinta Nazione; si accontentò di detronizzare la dinastia e di rompere
l’unità statale: la Macedonia venne divisa in quattro repubbliche tributarie col divieto
che tra di loro corressero rapporti reciproci. È il principio che Roma aveva già applicato
nel suo espandersi nella penisola italiana con la dissoluzione di leghe di città che tra di
loro non dovevano mantenere relazioni d’interessi.
La Grecia simpatizzante con Perseo fu punita; furono puniti gli Achei ed il tristo inca-
rico fu dato a Callicrate, prono ai comandi di Roma. Egli fece una lista di mille suoi
compatriotti, che furono trasportati in Italia ed internati in varie città della penisola (i 66);
tra di essi vi era anche il trentacinquenne Polibio, colui che diventò in Roma l’amico
della famiglia degli Scipioni e, con l’animo vibrante di ammirazione per la grandezza
di Roma, ne scrisse la storia daH’inizio della lotta con Cartagine in quaranta libri. Fu
punita anche R.odi per il suo sciocco tentativo di mediazione; gli stessi Rodioti condan-
narono a morte i loro capi e la repubblica perdette i possessi dell’Anatolia in Caria ed in
Licia; non solo, ma fu creato il porto franco di Deio, ove ben presto accorsero in buon
numero elementi etnici italiani, sicché la supremazia commerciale di Rodi nel Mediter-
raneo andò a rotoli.
Ma anche gli amici furono trattati duramente, cioè Antioco IV Epifane, re di Siria,
salito al trono nel 176, ed Eumene II, re di Pergamo. Antioco IV aveva mantenuto sem-
pre rapporti cordiali con Roma, ove da giovane aveva vissuto da ostaggio, e durante il
duello tra Roma e la Macedonia aveva conquistato a Tolomeo VI Filometore l’Egitto;
ma Alessandria si era ribellata al conquistatore, che aveva cinto d’assedio la città. Al-
l’indomani della vittoria di Pidna, il pretore C. Popilio Lenate si presentò ad Antioco
e senz’altro gl’impose di lasciar libero l’Egitto; il re siriaco chiese del tempo per riflet-
tere; allora Popilio con un bastoncello tracciò attorno a sé un cerchio nella sabbia ed
intimò al re di rispondere prima che egli fosse uscito dal cerchio. Allibbi il re, e compre-
se che era inutile cercar dilazioni e subito assicurò che avrebbe evacuato l’Egitto. Epi-
sodio codesto che ha il carattere del simbolo : erano di fronte la rude, militaresca roma-
nità e l’imbelle, raffinatissimo ellenismo.
Eumene II fu incolpato di aver tenuto un contegno di freddezza durante la guerra
e gli fu imposto di non presentarsi mai più a Roma, mentre contro di lui furono sobbil-