ASIA MINORE, SIRIA, EGITTO
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Roma inoltre fa sentire la sua tutela sulla Bitinia e sulla Cappadocia. Nella Cappa-
docia Ariarate V fu fedelissimo a Roma ed invero mori, forse nel 130, aiutando i Romani
contro Aristonico. Nella Bitinia Prusia II era stato tra i primi a rallegrarsi con Roma
per la vittoria di Pidna ed a tanto giunse di abiettezza che comparve a Roma vestito
come uno schiavo manomesso suscitando, per si vile adulazione, un senso di nausea nel
Senato. Vero vassallo di Roma fu pure Nicomede II, salito al trono nel 149 e morto tra
il 128 ed il 115.
In Siria vi furono fattori esterni e fattori interni che minacciarono la compagine sta-
tale. All’esterno era una duplice minaccia: i Parti ad oriente, gli Ebrei a sud; all’interno
erano le competizioni dinastiche. Antioco IV era morto nel 165 combattendo contro i
Parti; gli era succeduto il figlio letto novenne Antioco V Eupatore, ma nel 162 questo
fanciullo fu detronizzato dal cugino Demetrio I, figlio di Seleuco IV, e Demetrio I fu
trucidato da Alessandro I Baia, che aveva l’appoggio di Attalo II e di Tolomeo VI
Filometore. I dissensi dinastici conducono in Siria ad un turbamento della vita; è l’af-
facciarsi della livida discordia, che arreca anarchia e collasso di ogni forza organizzatrice
e creatrice; più facile preda sarà il ricco paese per Roma, la quale, intanto, allarga vigile
la rete dei propri interessi, concludendo nel 161 il primo trattato di alleanza con gli Ebrei
capeggiati da Giuda Maccabeo.
Decadimento analogo a quello di Siria era nell’Egitto, ove regnava dal 181 Tolomeo VI
Filometore; ma, svanito il pericolo siriaco per l’ingiunzione di Popilio Lenate, Roma
esige che il Filometore regni insieme al fratello suo Tolomeo detto Physkon, cioè il
panciuto, che Roma protegge. Odi e perciò intrighi e beghe tra i due fratelli, sinché
nel 163 Filometore cede al panciuto la Cirenaica, ma il panciuto, malcontento, vuole
anche Cipro. Anzi, per cattivarsi vieppiù l’appoggio di Roma, Tolomeo Physkon fa
testamento e con esso, qualora non avesse avuto discendenza, designa erede del re-
gno che gli spetta, verosimilmente non la sola Cirenaica, ma tutto l’Egitto, il popolo
romano. Circa il 145 moriva Tolomeo VI e gli succedeva, iniziando il suo regno
con vendette crudeli, il fratello panciuto, che assumeva il titolo di E vergete.
Assoggettamento della Macedonia e della Grecia
Ormai nell’oriente asiatico ed in Egitto Roma nulla aveva più da temere, ma il fuoco
covava sotto le ceneri in territorio assai più vicino all’Italia : in Macedonia ed in Grecia.
Un certo Andrisco, figlio di un conciapelli di Adramitio (Misia), asseriva di essere un
figlio di Perseo ed assunse il nome di Filippo. Dapprima consegnato ai Romani e rele- "
gato in una città italiana, non fu tenuto da Roma in conto veruno; ma egli riuscì a fug-
gire; arrestato a Mileto, fu lasciato in libertà; recatosi in Tracia, ivi trovò appoggio presso
i principi barbari e presso la città greca di Bisanzio. Nel 149 Andrisco era in Macedonia
ed accendeva la fiaccola della ribellione; i primi successi gli guadagnarono la stima dei
Macèdoni ; ma la ribellione prese un ritmo piuttosto preoccupante per Roma, quando
il pretore P. Iuvenzio a capo di una legione fu sconfitto e quando il vittorioso Andrisco
invase la Tessaglia. Occorreva porre fine a questo inquietante movimento; nel 148 fu
inviato il pretore Q. Cecilio Metello,' ed Attalo II, pieno di buona volontà quando si
trattava di servire Roma, dette un contributo efficace alla repressione della rivolta ma-
cedone. Andrisco a Pidna fu vinto e fatto prigioniero.
Allora vi fu l’annessione: tutto il territorio dall’Adriatico alla Tracia (Illiria meri-
dionale, Epiro, Macedonia, Tessaglia) diventò nel 146 provincia romana; poco dopo
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Roma inoltre fa sentire la sua tutela sulla Bitinia e sulla Cappadocia. Nella Cappa-
docia Ariarate V fu fedelissimo a Roma ed invero mori, forse nel 130, aiutando i Romani
contro Aristonico. Nella Bitinia Prusia II era stato tra i primi a rallegrarsi con Roma
per la vittoria di Pidna ed a tanto giunse di abiettezza che comparve a Roma vestito
come uno schiavo manomesso suscitando, per si vile adulazione, un senso di nausea nel
Senato. Vero vassallo di Roma fu pure Nicomede II, salito al trono nel 149 e morto tra
il 128 ed il 115.
In Siria vi furono fattori esterni e fattori interni che minacciarono la compagine sta-
tale. All’esterno era una duplice minaccia: i Parti ad oriente, gli Ebrei a sud; all’interno
erano le competizioni dinastiche. Antioco IV era morto nel 165 combattendo contro i
Parti; gli era succeduto il figlio letto novenne Antioco V Eupatore, ma nel 162 questo
fanciullo fu detronizzato dal cugino Demetrio I, figlio di Seleuco IV, e Demetrio I fu
trucidato da Alessandro I Baia, che aveva l’appoggio di Attalo II e di Tolomeo VI
Filometore. I dissensi dinastici conducono in Siria ad un turbamento della vita; è l’af-
facciarsi della livida discordia, che arreca anarchia e collasso di ogni forza organizzatrice
e creatrice; più facile preda sarà il ricco paese per Roma, la quale, intanto, allarga vigile
la rete dei propri interessi, concludendo nel 161 il primo trattato di alleanza con gli Ebrei
capeggiati da Giuda Maccabeo.
Decadimento analogo a quello di Siria era nell’Egitto, ove regnava dal 181 Tolomeo VI
Filometore; ma, svanito il pericolo siriaco per l’ingiunzione di Popilio Lenate, Roma
esige che il Filometore regni insieme al fratello suo Tolomeo detto Physkon, cioè il
panciuto, che Roma protegge. Odi e perciò intrighi e beghe tra i due fratelli, sinché
nel 163 Filometore cede al panciuto la Cirenaica, ma il panciuto, malcontento, vuole
anche Cipro. Anzi, per cattivarsi vieppiù l’appoggio di Roma, Tolomeo Physkon fa
testamento e con esso, qualora non avesse avuto discendenza, designa erede del re-
gno che gli spetta, verosimilmente non la sola Cirenaica, ma tutto l’Egitto, il popolo
romano. Circa il 145 moriva Tolomeo VI e gli succedeva, iniziando il suo regno
con vendette crudeli, il fratello panciuto, che assumeva il titolo di E vergete.
Assoggettamento della Macedonia e della Grecia
Ormai nell’oriente asiatico ed in Egitto Roma nulla aveva più da temere, ma il fuoco
covava sotto le ceneri in territorio assai più vicino all’Italia : in Macedonia ed in Grecia.
Un certo Andrisco, figlio di un conciapelli di Adramitio (Misia), asseriva di essere un
figlio di Perseo ed assunse il nome di Filippo. Dapprima consegnato ai Romani e rele- "
gato in una città italiana, non fu tenuto da Roma in conto veruno; ma egli riuscì a fug-
gire; arrestato a Mileto, fu lasciato in libertà; recatosi in Tracia, ivi trovò appoggio presso
i principi barbari e presso la città greca di Bisanzio. Nel 149 Andrisco era in Macedonia
ed accendeva la fiaccola della ribellione; i primi successi gli guadagnarono la stima dei
Macèdoni ; ma la ribellione prese un ritmo piuttosto preoccupante per Roma, quando
il pretore P. Iuvenzio a capo di una legione fu sconfitto e quando il vittorioso Andrisco
invase la Tessaglia. Occorreva porre fine a questo inquietante movimento; nel 148 fu
inviato il pretore Q. Cecilio Metello,' ed Attalo II, pieno di buona volontà quando si
trattava di servire Roma, dette un contributo efficace alla repressione della rivolta ma-
cedone. Andrisco a Pidna fu vinto e fatto prigioniero.
Allora vi fu l’annessione: tutto il territorio dall’Adriatico alla Tracia (Illiria meri-
dionale, Epiro, Macedonia, Tessaglia) diventò nel 146 provincia romana; poco dopo