CATASTROFE DEL DRAMMA GRACCANO
523
fatale. Quando egli ritor-
nò vide che come candi-
dati al consolato del 121
erano due suoi avversari,
Q. Fabio Massimo, nipote
per parte di padre di Sci-
pione Emiliano, e L. O-
pimio, il distruttore di
Fregelle; non solo riesci-
rono consoli questi due
personaggi, ma né Caio
né Fulvio Fiacco furono
rieletti tribuni.
Catastrofe del dramma
GRACCANO
Urge la catastrofe del
rinnovato dramma grac-
cano. Opimio asserì che
Caio si era reso colpevole
di sacrilegio, perché aveva
voluto fondare una colo-
nia a Cartagine, in quel
terreno che era stato ma-
ledetto da Scipione Emi-
liano per ordine del Se-
nato e che era stato votato
agli dèi infernali. Il Se-
nato ordinò ai tribuni di
convocare il popolo sul
Campidoglio per annullare
citato a comparire dinnanzi
seguito di armati ; gli animi
re l’incendio; un littore del
mano ignota. In tumulto si
teneva un discorso, tentò di
346. Statua bronzea detta dell’Arringatore da Sanguineto presso i! lago
Trasimeno, nel R. Museo Archeologico di Firenze (arte etrusca dei
primi tempi del sec. I a. C.). È il tipico esempio della romanizzazione della
stirpe etrusca. (Foto Alinari)
la legge della fondazione della nuova Cartagine. Caio fu
ai Comizi. Comparve Caio, comparve Fiacco con grande
erano accesi ed una scintilla avrebbe potuto far scoppia-
console, che aveva trattato villanamente Caio, fu ucciso da
sciolse l’assemblea ed invano Caio nel Foro, ove un tribuno
spiegare l’accaduto; fu accusato di avere oltraggiato l’invio-
labilità tribunizia. Il Senato votò allora il senatus consultum ultimum e Caio Sempronio
Gracco fu dichiarato nemico pubblico.
Allora Opimio; l’altro console Q. Fabio Massimo era in Gallia, convocò per l’indo-
mani i cavalieri che si erano distaccati da Caio, ordinando che ognuno di essi si presen-
tasse con due schiavi nel Foro ; luogo di raduno erano le adiacenze del tempio dei Castori.
Fiacco alla sua volta armò i suoi seguaci e quelli di Caio e li raccolse sull’Aventino, ove
fu raggiunto da Caio, che era in pianto per la necessità di dovere adoperare la forza.
Opimio mise la taglia sulle teste di Caio e di Fiacco ed assali l’Aventino; in realtà l’as-
salto fu guidato non da Opimio, ma da L. Giunio Bruto e tra gli assalitori si notavano
P. Cornelio Lentulo, principe del Senato, ed il vecchio Metello Macedonico, e facile
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fatale. Quando egli ritor-
nò vide che come candi-
dati al consolato del 121
erano due suoi avversari,
Q. Fabio Massimo, nipote
per parte di padre di Sci-
pione Emiliano, e L. O-
pimio, il distruttore di
Fregelle; non solo riesci-
rono consoli questi due
personaggi, ma né Caio
né Fulvio Fiacco furono
rieletti tribuni.
Catastrofe del dramma
GRACCANO
Urge la catastrofe del
rinnovato dramma grac-
cano. Opimio asserì che
Caio si era reso colpevole
di sacrilegio, perché aveva
voluto fondare una colo-
nia a Cartagine, in quel
terreno che era stato ma-
ledetto da Scipione Emi-
liano per ordine del Se-
nato e che era stato votato
agli dèi infernali. Il Se-
nato ordinò ai tribuni di
convocare il popolo sul
Campidoglio per annullare
citato a comparire dinnanzi
seguito di armati ; gli animi
re l’incendio; un littore del
mano ignota. In tumulto si
teneva un discorso, tentò di
346. Statua bronzea detta dell’Arringatore da Sanguineto presso i! lago
Trasimeno, nel R. Museo Archeologico di Firenze (arte etrusca dei
primi tempi del sec. I a. C.). È il tipico esempio della romanizzazione della
stirpe etrusca. (Foto Alinari)
la legge della fondazione della nuova Cartagine. Caio fu
ai Comizi. Comparve Caio, comparve Fiacco con grande
erano accesi ed una scintilla avrebbe potuto far scoppia-
console, che aveva trattato villanamente Caio, fu ucciso da
sciolse l’assemblea ed invano Caio nel Foro, ove un tribuno
spiegare l’accaduto; fu accusato di avere oltraggiato l’invio-
labilità tribunizia. Il Senato votò allora il senatus consultum ultimum e Caio Sempronio
Gracco fu dichiarato nemico pubblico.
Allora Opimio; l’altro console Q. Fabio Massimo era in Gallia, convocò per l’indo-
mani i cavalieri che si erano distaccati da Caio, ordinando che ognuno di essi si presen-
tasse con due schiavi nel Foro ; luogo di raduno erano le adiacenze del tempio dei Castori.
Fiacco alla sua volta armò i suoi seguaci e quelli di Caio e li raccolse sull’Aventino, ove
fu raggiunto da Caio, che era in pianto per la necessità di dovere adoperare la forza.
Opimio mise la taglia sulle teste di Caio e di Fiacco ed assali l’Aventino; in realtà l’as-
salto fu guidato non da Opimio, ma da L. Giunio Bruto e tra gli assalitori si notavano
P. Cornelio Lentulo, principe del Senato, ed il vecchio Metello Macedonico, e facile