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Ducati, Pericle
L' Italia antica: dalle prime civiltà alla morte di Cesare (44 a. C.) — Milano, 1936

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https://doi.org/10.11588/diglit.42162#0600
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LOTTA DEI DEMAGOGHI CONTRO SILLA

che, in cambio dei servizi prestati alla repubblica, aveva avuto l’esilio per sé e per la sua
famiglia, nonché la rovina della casa sua, ma prometteva che presto sarebbe ritornato
ed avrebbe preso vendetta per ogni torto subito. Il Senato, che era come tra l’indìdine
ed il martello, ebbe tuttavia tanto di coraggio da pregare Cinna ed il suo collega Cn. Pa-
pirio Carbone di interrompere ogni apparecchio guerresco contro il vincitore di Mitri-
date. Cinna non si degnò di dare ascolto alla preghiera del Senato e si recò in Ancona,
ove si stava apprestando l’esercito da trasportare al di là dell’Adriatico contro Siila.
In un tumulto prodotto dallo scontento della soldatesca, che aveva dichiarato di non
voler combattere contro i propri cittadini, Cinna cadde tramortito per un colpo di sasso
e fu finito dalle spade degli ammutinati.

Lotta dei demagoghi contro Silla
Si era al principio dell’84; Carbone prese il posto di Cinna e continuò gli apparecchi
contro Siila. Tutto l’anno 84 passò tra questi preparativi, mentre Siila nelle sue pro-
poste mostrava moderazione, chiedendo solo di essere risarcito secondo il suo diritto
e secondo le esigenze della giustizia; promise anzi il perdono per tutti coloro che si fos-
sero distaccati dal governo demagogico di Carbone.
Nella primavera dell’83 Siila sbarcò a Brindisi. Ben presto a lui si unirono parecchi
degli ottimati con soldatesche: Q. Cecilio Metello dalle montagne liguri, ove si era rifu-
giato reduce dall’Africa, M. Crasso dall’Africa, L. Filippo, che tuttavia aveva accettato
funzioni dalla tirannia demagogica, persino P. Cetego, che già era stato mandato in esilio
da Silla. Subito nella parte sillana si distinse Cn. Pompeo, il figlio dello Strabico, colui
che poi fu denominato Magno ; nel Piceno, ove aveva vaste proprietà, il giovane Pom-
peo (non aveva ancora compiuto ventitré anni) fece il centro di ogni sua attività in Osi-
mo e ben presto raccolse un corpo di tre legioni di volontari piceni. Pompeo si riuni a
Silla che era in Apulia e da Siila fu salutato imperatore. Dall’Apulia Siila passò nella
Campania, ove già erano i due eserciti consolari; consoli dell’anno 83 erano due uomini
deboli, C. Norbano e L. Cornelio Scipione Asiageno, discendente dal fratello dell’Afri-
cano. Non più era console Carbone, perché i partigiani di Mario e di Cinna erano
odiati per le nefandezze commesse; ma d’altra parte si aveva paura di Siila e di una
restaurazione oligarchica.
Norbano si trovava presso Capua, ove si era costituita una colonia; Siila fece un ultimo
tentativo di accordo, ma fu respinto con beffa; irritato Siila si gettò su Norbano e lo
sconfisse; poi si mosse contro Scipione. Anche con Scipione vi furono offerte di pace;
avvenne il colloquio tra Calvi e Teano, e, mentre Scipione e Siila parlavano tra loro,
i soldati di entrambi si mescolarono insieme ed i due eserciti ben presto ne formarono
uno solo, agli ordini di Silla. Scipione fu lasciato libero, ma all’atto generoso rispose col
raccogliere nuove soldatesche contro Siila, senza tuttavia recare nocumento alcuno. Poi
Siila svernò in Campania'mantenendo il blocco di Capua.
Intanto in Roma erano consoli per P82 i più appassionati seguaci del trucidato Cinna,
cioè Carbone che assumeva il consolato per la terza volta,e C. Mario, figlio adottivo del
vincitore dei Cimbri e dei Teutoni, giovane pòco più che ventenne. Si apprestarono le
armi e siccome non si poteva né creare soldatesche né mantenerle senza denaro, cosi
si coniarono monete con l’oro e con l’argento delle suppellettili sacre e dei doni votivi ;
ingente ne fu il ricavato poiché, dopo la guerra, rimasero ancora utilizzabili 14.000 lib-
bre d’oro e 6000 libbre d’argento. Q. Sertorio, animo puro in mezzo a tante brutture,
 
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