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Ducati, Pericle
L' Italia antica: dalle prime civiltà alla morte di Cesare (44 a. C.) — Milano, 1936

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https://doi.org/10.11588/diglit.42162#0778
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CATULLO ED I «NEOTEROI

dell’uomo (V, 1377 e segg.), la pestilenza di Atene alla fine. Tuttora negli esametri lu-
creziani sono forme arcaiche, ma ormai si preannunzia la formazione piena della lingua
latina, che nel suo aureo splendore, nella sua adamantina perspicuità si manifesta nella
prosa prima che nella poesia.
Nel discorso che lo storico Sallustio mette in bocca a Cesare a proposito della congiura
di Catilina, sono queste parole: «La morte dissolve tutti i mali degli uomini; nell’al di là
non vi è luogo né per l’affanno né per la gioia». È un concetto epicureo, sono parole di
sapore lucreziano; come il suo suocero L. Calpurnio Pisone, gran protettore di Filo-
demo, fu forse l’eroico Duce di Roma seguace di Epicuro? Se fu epicureo^ certo Cesare
conservò nell’intimo della sua coscienza tale convincimento di idee; come uomo poli-
tico, come dominatore di masse di cittadini, aristocratici e plebei, come condottiero di
legionari, egli fu fedele alla religione avita e fu il pontifex maximus. O non avverti forse
negli anni della sua maggior gloria che una forza, ben superiore alle menti dei piccoli
mortali e da loro resa concreta nelle forme di un Giove 0 di uno Zeus, era sul mondo,
nell’universo?

Catullo ed i « Neoteroi »
N ella poesia dell’epoca cesarea un altro canto risuona e ben diverso da quello di Lu-
crezio, il canto di Catullo. C. Valerio Catullo nacque a Verona tra F87 e l’Sq e mori a
Roma giovane, circa il 54. A Roma invero si era recato non ancora ventenne in
buone condizioni finanziarie, si da mettervi su casa e si da potersi dedicare del tutto alla
vita gioiosa, al canto, all’amore; di politica non si occupò se non per lanciare degli strali


436. Una delle pitture provenienti da una casa privata sull’Esquilino, ora nella Biblioteca Vaticana: episodio
dell’Odissea: i Lestrigoni all’assalto dei compagni di Ulisse. {Foto Alìnari)
 
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