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Bodrero, Emilio; Ducati, Pericle; Istituto Nazionale per le Relazioni Culturali con l'Estero <Rom> [Hrsg.]
Italia e Grecia: saggi su le due civiltà e i loro rapporti attraverso i secoli — Firenze, 1939

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https://doi.org/10.11588/diglit.42576#0203

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LO SVILUPPO CELLA SCIENZA IN GRECIA

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La scuola di Cizico - Eudosso da Cnido.
22. — Eudosso da Cnido, che già abbiamo avuto occasione
di nominare, era sofista nella intera accezione del termine. Posse-
deva e praticava tutte le scienze che ai suoi giorni erano cono-
sciute ed in tutte raggiunse l’eccellenza. Fu a Taranto, scolaro di
Archita per la matematica e di Filistione per la medicina; per
la pratica della Astronomia, si recò in Egitto, dove apprese i
periodi delle rivoluzioni planetarie, e forse le durate delle loro
stazioni e retrogradazioni, come i sacerdoti egiziani avevano ri-
cavato dalla osservazione immediata (Schiaparelli, loc. cit.).
Fondò a Cizico verso l’anno 375, una scuola che divenne fa-
mosa in tutta 1’ Hellade. Fra i suoi discepoli ebbero gran nome
Menecmo, che per primo fece studio sistematico delle Sezioni
coniche, Dinostrato, (fratello di Menecmo), che scuoprì la pro-
prietà quadratrice della curva trovata da Hippia per la trise-
zione dell’angolo, e gli astronomi Polemarco e Calippo, che, in-
sieme con Aristotele, riformarono il sistema cosmogonico del
del loro maestro.
I suoi scritti sono tutti andati perduti; ma, da un fedele
riassunto contenuto nella Metafisica di Aristotele e dall’estratto
della Storia della Astronomia di Eudemo, contenuto in un Com-
mentario di Simplicio, sul libro De Coelo, lo Schiaparelli ha
potuto ristabilire l’intera teoria cosmogonica di Eudosso, che ha
esposta in una memoria col titolo : « Le sfere omocentriche di
Eudosso, di Calippo, e di Aristotele», pubblicata nel Tomo II
degli « Scritti sulla Storia della Astronomia antica » ?
23. — Come geometra, EUDOSSO acquistò gran fama (fu detto
divino da Eratostene) per avere, per primo, dimostrato i teore-
mi trovati empiricamente da Democrito sul volume del cono e

1 Nel Sistema cosmogonico di Eudosso, ogni corpo celeste è immaginato
come attaccato in un punto dell’equatore ad una sfera girevole intorno a due
poli retti da un’altra sfera più grande, concentrica alla prima, girante a sua
volta, con moto uniforme, e velocità sua propria, intorno a poli, situati sopra
una terza sfera,... essa pure girevole. E, dove tre sfere non bastavano, aggiunse
una quarta sfera. Trovò che, scegliendo convenientemente le posizioni dei poli e
le velocità di rotazione, si potevano rappresentare bene i movimenti del sole e
della luna, supponendo ciascun di essi portato da tre sfere; per ciascun pianeta
occorsero quattro sfere, una sola bastò per le stelle fìsse. Centro comune di
tutte quelle sfere mobili è la terra immobile.
Quelle sfere non avevano esistenza fisica, ma solo ipotetica, come mezzo
per la rappresentazione del moto degli astri.
 
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