T/TTATJA MERIDIONALE e LA GRECIA NEL MEDIO EVO
263
poi a Nocera dei Pagani. Invano il Chinardo, da una parte, e
Michele Angelo II, dall’altra, tentarono far proprie le città alba-
nesi e Corfù: dalle loro lotte terminate con la uccisione del se-
condo trasse partito Carlo I di Angiò, che nel 1266 se ne rese pa-
drone, nominando Capitano di quell’isola, nel gennaio seguente,
Gazo Chinardo, forse fratello dell’ammiraglio svevo defunto e,
nel marzo, Garnerio Alamanno, il quale restò in carica almeno
per due anni.
Ma ben presto dall’isola di Corfù si passò al dominio Angioino
■su quasi tutta la Grecia.
Già accennammo, infatti, a Guglielmo Villehardouin, cognato
di Manfredi e Signore della Grecia con il titolo di Principe di
Acaja: or appunto sotto di lui s’inizia l’espansione di Carlo I.
Non è certo qui il caso di accennare al feudalesimo e ai suoi
rapporti giuridici : basterà ricordare come in taluni Stati feu-
dali, oltre i comuni feudi, dipendenti direttamente dal Sovrano,
ve ne fossero altri più vasti con speciali prerogative, detti, secon-
do la terminologia francese, Grandi Domini Feudali : così in
Francia, così nel Sacro Romano Impero, così, secondo la nostra
opinione,1 nel Regno di Sicilia: or appunto lo stesso ordinamento
si ebbe nell’ Impero Latino di Costantinopoli sorto dopo la Quarta
Crociata, il quale, tra i suoi Grandi Feudi, ebbe quello di Morea,
fondato da due feudatari francesi, di cui Goffredo Villehardouin
fu il secondo Principe e fondatore della Dinastia omonima. Il Prin-
cipe Guglielmo, quindi, era indipendente, ma soggetto all’Alta Si-
gnoria dell’ Impero di Costantinopoli, Signoria più nominale che
effettiva, specie per la debolezza del Signore, che poi nel 1267 fu
spodestato per opera del Paleologo: ma era un legame giuridico,
quello, che poteva diventare ben forte, ed anche gravoso, ove un
Signore potente avesse preso il posto del debole, e quasi mendico,
Baldovino di Courtenay.
E questo nuovo Signore fu appunto Carlo I di Angiò, che
nel 1267 ottenne, con il trattato di Viterbo, la cessione da Baldo-
vino dei suoi diritti sull’Acaja, in cambio di appoggi promessi per
il riacquisto dell’ Impero Latino : ma tutto l’Impero era ormai
perduto, perchè nelle mani dei Bizantini, e l’unica parte concreta
era rappresentata dalla Morea, sì che ben definisce l’Amari quella
stipulazione un « vero accordo fra potente e mendico ».2
1 Dai Normanni eit., studio VII.
2 M. Amari, La Guerra del Vespro Siciliano, 9a ed., I, Milano, Hoepli,
_1886, p. 119.
263
poi a Nocera dei Pagani. Invano il Chinardo, da una parte, e
Michele Angelo II, dall’altra, tentarono far proprie le città alba-
nesi e Corfù: dalle loro lotte terminate con la uccisione del se-
condo trasse partito Carlo I di Angiò, che nel 1266 se ne rese pa-
drone, nominando Capitano di quell’isola, nel gennaio seguente,
Gazo Chinardo, forse fratello dell’ammiraglio svevo defunto e,
nel marzo, Garnerio Alamanno, il quale restò in carica almeno
per due anni.
Ma ben presto dall’isola di Corfù si passò al dominio Angioino
■su quasi tutta la Grecia.
Già accennammo, infatti, a Guglielmo Villehardouin, cognato
di Manfredi e Signore della Grecia con il titolo di Principe di
Acaja: or appunto sotto di lui s’inizia l’espansione di Carlo I.
Non è certo qui il caso di accennare al feudalesimo e ai suoi
rapporti giuridici : basterà ricordare come in taluni Stati feu-
dali, oltre i comuni feudi, dipendenti direttamente dal Sovrano,
ve ne fossero altri più vasti con speciali prerogative, detti, secon-
do la terminologia francese, Grandi Domini Feudali : così in
Francia, così nel Sacro Romano Impero, così, secondo la nostra
opinione,1 nel Regno di Sicilia: or appunto lo stesso ordinamento
si ebbe nell’ Impero Latino di Costantinopoli sorto dopo la Quarta
Crociata, il quale, tra i suoi Grandi Feudi, ebbe quello di Morea,
fondato da due feudatari francesi, di cui Goffredo Villehardouin
fu il secondo Principe e fondatore della Dinastia omonima. Il Prin-
cipe Guglielmo, quindi, era indipendente, ma soggetto all’Alta Si-
gnoria dell’ Impero di Costantinopoli, Signoria più nominale che
effettiva, specie per la debolezza del Signore, che poi nel 1267 fu
spodestato per opera del Paleologo: ma era un legame giuridico,
quello, che poteva diventare ben forte, ed anche gravoso, ove un
Signore potente avesse preso il posto del debole, e quasi mendico,
Baldovino di Courtenay.
E questo nuovo Signore fu appunto Carlo I di Angiò, che
nel 1267 ottenne, con il trattato di Viterbo, la cessione da Baldo-
vino dei suoi diritti sull’Acaja, in cambio di appoggi promessi per
il riacquisto dell’ Impero Latino : ma tutto l’Impero era ormai
perduto, perchè nelle mani dei Bizantini, e l’unica parte concreta
era rappresentata dalla Morea, sì che ben definisce l’Amari quella
stipulazione un « vero accordo fra potente e mendico ».2
1 Dai Normanni eit., studio VII.
2 M. Amari, La Guerra del Vespro Siciliano, 9a ed., I, Milano, Hoepli,
_1886, p. 119.