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SERGIO BETTINI
4. Derivazione dall’arte del nord germanico.
5. Derivazione dall’arte franca come conseguenza della con-
quista franca.
6. Derivazione dall’arte irlandese come conseguenza della
missione irlandese.
Fin qui lo Haseloff, ma la lista è tutt’altro che completa. Vi
si possono aggiungere almeno i seguenti numeri importanti:
7. Derivazione spontanea, quale espressione dell’antico pa-
ganesimo longobardo, legato al culto degli alberi e degli animali,
che spiegherebbe lo zoomorfismo e il fitomorfismo dello stile lon-
gobardo.
8. Derivazione pure spontanea, ma dall’intimo « nomadi-
smo psichico » dei longobardi erranti : che troverebbe la propria
espressione nell’abbandono al groviglio lineare continuo, senza
principiò né fine, delle tenie o fettucce.
9. Derivazione dallo stile di Vendei (quindi non generica-
mente dal nord germanico, ma propriamente dalla recente incur-
sione di barbarismo in Scandinavia del VI sec.).
10. Derivazione dalla tradizione artistica paleocristiana
della Lombardia (dal tempo di Milano capitale dell’ Impero di
Occidente).
11. Derivazione da Ravenna; questa tesi poi si dirama in
molte altre minori, secondo che s’intenda arte ravennate pura o
dell’Esarcato; secondo che l’arte ravennate si consideri bizantina
o orientale o puramente tardo-romana; secondo il significato e il
valore che si dà ai « magistri commacini », ecc.
E si potrebbe continuare, se già non fosse evidente la diffi-
coltà d’essere chiari e sintetici trattando di filologia artistica me-
dievale. Frattanto ci si potrebbe chiedere se quest’enorme lavoro
non risulti alla fine inutile. Io per me sono convinto che non sia
molto utile: e così anche tutto o quasi lo studio, prettamente filo-
logico, che finora s’è fatto dei rapporti dell’arte bizantina con
l’arte italiana del Medioevo. Non v’è manuale di storia dell’arte
bizantina, anche recente, che non abbia un capitolo dedicato al-
l’argomento: tutti press’a poco s’assomigliano, giacché si risol-
vono nel disporre in modo variato, qualche volta interessante,
gli stessi «dati di fatto», rimbalzati dall’uno all’altro. Si comin-
cia col fare la divisione in periodi: 1) fino al VI secolo; 2) dal VI
all’iconoclastia ; 3) iconoclastico ; 4) macedone-comneno ; 5) del-
l’invasione latina; 6) paleologo. E generalmente i risultati sono
i seguenti : nel primo periodo tutta l’Italia appartiene artistica-
mente al mondo bizantino; nel secondo una piccola parte della
SERGIO BETTINI
4. Derivazione dall’arte del nord germanico.
5. Derivazione dall’arte franca come conseguenza della con-
quista franca.
6. Derivazione dall’arte irlandese come conseguenza della
missione irlandese.
Fin qui lo Haseloff, ma la lista è tutt’altro che completa. Vi
si possono aggiungere almeno i seguenti numeri importanti:
7. Derivazione spontanea, quale espressione dell’antico pa-
ganesimo longobardo, legato al culto degli alberi e degli animali,
che spiegherebbe lo zoomorfismo e il fitomorfismo dello stile lon-
gobardo.
8. Derivazione pure spontanea, ma dall’intimo « nomadi-
smo psichico » dei longobardi erranti : che troverebbe la propria
espressione nell’abbandono al groviglio lineare continuo, senza
principiò né fine, delle tenie o fettucce.
9. Derivazione dallo stile di Vendei (quindi non generica-
mente dal nord germanico, ma propriamente dalla recente incur-
sione di barbarismo in Scandinavia del VI sec.).
10. Derivazione dalla tradizione artistica paleocristiana
della Lombardia (dal tempo di Milano capitale dell’ Impero di
Occidente).
11. Derivazione da Ravenna; questa tesi poi si dirama in
molte altre minori, secondo che s’intenda arte ravennate pura o
dell’Esarcato; secondo che l’arte ravennate si consideri bizantina
o orientale o puramente tardo-romana; secondo il significato e il
valore che si dà ai « magistri commacini », ecc.
E si potrebbe continuare, se già non fosse evidente la diffi-
coltà d’essere chiari e sintetici trattando di filologia artistica me-
dievale. Frattanto ci si potrebbe chiedere se quest’enorme lavoro
non risulti alla fine inutile. Io per me sono convinto che non sia
molto utile: e così anche tutto o quasi lo studio, prettamente filo-
logico, che finora s’è fatto dei rapporti dell’arte bizantina con
l’arte italiana del Medioevo. Non v’è manuale di storia dell’arte
bizantina, anche recente, che non abbia un capitolo dedicato al-
l’argomento: tutti press’a poco s’assomigliano, giacché si risol-
vono nel disporre in modo variato, qualche volta interessante,
gli stessi «dati di fatto», rimbalzati dall’uno all’altro. Si comin-
cia col fare la divisione in periodi: 1) fino al VI secolo; 2) dal VI
all’iconoclastia ; 3) iconoclastico ; 4) macedone-comneno ; 5) del-
l’invasione latina; 6) paleologo. E generalmente i risultati sono
i seguenti : nel primo periodo tutta l’Italia appartiene artistica-
mente al mondo bizantino; nel secondo una piccola parte della