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PERICLE DUCATI

sotto la custodia degli scampati dall’Allia, a Veio,
Caere accoglie i sacerdoti e le vergini Vestali. Così
la sacra fiamma di Vesta, custodita con pietà pre-
murosa dentro la ospitale città, seguitò ad ardere,
rimanendo come simbolo della Patria, pel momento
perduta. Intanto vampe sinistre d’incendio divora-
vano Roma; ma gagliardamente resisteva il Capi-
tolium contro la furiosa ondata gallica e a Veio
preparava la riscossa Furio Camillo.
Passano gli anni e Caere etrusca diventa muni-
cipio romano; ma Fetruschismo ha radici profonde
nella tradizione lunga e gloriosa. E dal teatro ro-
mano di Caere che proviene il frammento di trono
marmoreo, destinato a sostenere la statua di Claudio
imperatore, il più celebre etruscologo dell’antichità.
Sui tre lati del trono erano rappresentate dodici
figure, cioè le figure simboleggianti le dodici città
federali della Etruria. Ci fosse pervenuto intero
questo monumento! Chè in tal modo non più vi
sarebbe discussione tra gli etruscologi dei tempi
nostri sull’elenco dei dodici popoli principali del-
l’Etruria. Invece un lato solo ci è rimasto con tre
figure: Tarconte in abito da sacrifizio, cioè con la
toga ricondotta sul capo, designa i Tarquiniesi;
una dea seduta, forse Turan (la Venere etrusca),
indica i Volcentani; un dio ignudo, con un remo
sulla spalla sinistra e un pino marittimo accanto,
simboleggia i Vetuloniesi. Ed i Ceriti da chi erano
rappresentati ?
 
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