VOCI DI ETRURIA
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ripiegato a lambire, erano stati aggiunti sotto le
turgide poppe due putti, pure di bronzo: Romolo
e Remo.
Curioso doveva spiccare il distacco tra la effigie
della belva coi caratteri di un’arte dura, forte, inci-
siva, e le figure dei putti molli, insipide, goffe, certo
dell’apparenza che hanno i due bronzei bimbi del
Museo Etrusco Gregoriano, quello da Tarquinia e
quello dal lago Trasimeno. Contrasto tra i due
indirizzi di arte etrusca insieme accostati; il primo
dei momenti più splendidi dell’arcaismo, il secondo
di volgare imitazione delle forme e dei concetti del
raffinatissimo ellenismo. Ma i piccoli simulacri dei
due gemelli erano stati nobilitati rispetto alla lupa
diventata a loro nutrice: una doratura aveva rico-
perto i loro corpi, sicché essi risplendevano, anzi
abbagliavano con fulvi riflessi.
Nel 65 a. C., quando nella scena politica di
Roma ormai si affacciava il pallido volto di Cati-
lina per sovvertire i principi dello Stato, il sommo
Giove aveva mandato un segno ammonitore. Un
tremendo uragano aveva infuriato su Roma e la
folgore sul Campidoglio aveva colpito le immagini
degli dèi, aveva fatto precipitare le effigi statuarie
di gloriosi cittadini, aveva fuso il bronzo di tavole
con leggi, aveva persino toccato il piccolo Romolo
poppante sotto la lupa. Così nella terza (cap. 19)
delle Catilinarie ci riferisce Cicerone, il quale, in
altro suo scritto, nel trattato dell’arte divinatoria
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ripiegato a lambire, erano stati aggiunti sotto le
turgide poppe due putti, pure di bronzo: Romolo
e Remo.
Curioso doveva spiccare il distacco tra la effigie
della belva coi caratteri di un’arte dura, forte, inci-
siva, e le figure dei putti molli, insipide, goffe, certo
dell’apparenza che hanno i due bronzei bimbi del
Museo Etrusco Gregoriano, quello da Tarquinia e
quello dal lago Trasimeno. Contrasto tra i due
indirizzi di arte etrusca insieme accostati; il primo
dei momenti più splendidi dell’arcaismo, il secondo
di volgare imitazione delle forme e dei concetti del
raffinatissimo ellenismo. Ma i piccoli simulacri dei
due gemelli erano stati nobilitati rispetto alla lupa
diventata a loro nutrice: una doratura aveva rico-
perto i loro corpi, sicché essi risplendevano, anzi
abbagliavano con fulvi riflessi.
Nel 65 a. C., quando nella scena politica di
Roma ormai si affacciava il pallido volto di Cati-
lina per sovvertire i principi dello Stato, il sommo
Giove aveva mandato un segno ammonitore. Un
tremendo uragano aveva infuriato su Roma e la
folgore sul Campidoglio aveva colpito le immagini
degli dèi, aveva fatto precipitare le effigi statuarie
di gloriosi cittadini, aveva fuso il bronzo di tavole
con leggi, aveva persino toccato il piccolo Romolo
poppante sotto la lupa. Così nella terza (cap. 19)
delle Catilinarie ci riferisce Cicerone, il quale, in
altro suo scritto, nel trattato dell’arte divinatoria