Ducati, Pericle: Voci di Etruria (Bologna, 1939)

VOCI DI ETRURIA

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verarsi nella serie dei luoghi del tutto abbandonati,
pieni, nel loro indisturbato silenzio, dei ricordi del
tempo che fu. Pur tuttavia, quando si entra nella
lunga piazza fiancheggiata da vetusti edifizi, i quali
anche nelle modiche loro proporzioni danno un
senso di nobiltà austera e pensierosa, quando si pe-
netra in questa piazza inondata dal sole del me-
riggio estivo, mentre niun essere umano appare
sulle porte ed è assente quel festevole schiamazzo
dei monelli, che mai non si acquieta nelle vie e
nelle piazze dei borghi, immediata è la impressione
che veramente solo i fantasmi del passato abitino
la morta città.
Tra questi fantasmi uno si aderge come gigante
sulla folla minuta ed anonima: è il ricordo di uno
spirito titanico, è il ricordo di Ildebrando di Bo-
nizio Aldobrandeschi. Quando il sovanese benedet-
tino settuagenario fu eletto Papa il 22 aprile 1073,
volle egli assumere il nome di Gregorio, « nome
ed onore — così dice Donizone, monaco di Ca-
nossa, nel suo carme, La vita di Matilde, — che Iddio
giustamente gli diede, perchè egli vegliava con dili-
genza a custodia dell’ovile, affinchè il lupo non
v’irrompesse dentro. Egli sapeva essere pio con gli
umili e severo coi grandi, e in diverse maniere
mantenevasi al colmo dell’onore, poiché era pieno,
sopra tutto, di una meravigliosa filosofia ».
Si affaccia alla nostra mente il ferreo secolo XI;
ci balza incontro il cozzo tremendo tra Papa ed