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PERICLE DUCATI
teva denominarsi la capitale della contea degli
Aldobrandeschi con le sue dieci chiese, che presup-
pongono una numerosa accolta di fedeli: oggi in-
vece due sole di queste chiese rimangono, chè le
altre otto o sono scomparse o sono in lagrimevole
rovina. Periodo di fulgore, durante il quale Gros-
seto, Massa, Pitigliano, altri luoghi, ora pulsanti
di vita, sono, attorno a Sovana, come semplici sa-
telliti.
Arriviamo alla fine del sec. XIV : scompaiono
gli Aldobrandeschi, subentrano gli Orsini e si inizia,
questa volta implacabile, la rovina. È la Signoria
di Siena sino al 1552, è la signoria medicea dal
1555 ? ultima larva di nobiltà e di grandezza rimane
l’episcopato, ma scompare anch’esso nel 1660, men-
tre la malaria soffoca, inaridisce la vita. Sovana
s’immerge nel suo letargo.
Ma risaliamo dai ricordi medioevali a quelli
etruschi; anche qui, è alle tombe che dobbiamo
rivolgerci. E, come negli altri luoghi della Etruria
meridionale collocati su speroni tufacei, anche a
Sovana le tombe sono caverne scalpellate nella
roccia, sia nelle pareti a picco al di sopra delle
quali poggia l’abitato, sia nelle pareti costeggianti
le strette gole dei torrenti all’intorno.
Esuberante, selvaggia è la vegetazione lungo
queste gole, veri botri, ove scroscia o fluisce l’acqua
e ove tutto è cupezza umida, con gli scuri lecci e
col rivestimento tenace dell’edera e del caprifico.
PERICLE DUCATI
teva denominarsi la capitale della contea degli
Aldobrandeschi con le sue dieci chiese, che presup-
pongono una numerosa accolta di fedeli: oggi in-
vece due sole di queste chiese rimangono, chè le
altre otto o sono scomparse o sono in lagrimevole
rovina. Periodo di fulgore, durante il quale Gros-
seto, Massa, Pitigliano, altri luoghi, ora pulsanti
di vita, sono, attorno a Sovana, come semplici sa-
telliti.
Arriviamo alla fine del sec. XIV : scompaiono
gli Aldobrandeschi, subentrano gli Orsini e si inizia,
questa volta implacabile, la rovina. È la Signoria
di Siena sino al 1552, è la signoria medicea dal
1555 ? ultima larva di nobiltà e di grandezza rimane
l’episcopato, ma scompare anch’esso nel 1660, men-
tre la malaria soffoca, inaridisce la vita. Sovana
s’immerge nel suo letargo.
Ma risaliamo dai ricordi medioevali a quelli
etruschi; anche qui, è alle tombe che dobbiamo
rivolgerci. E, come negli altri luoghi della Etruria
meridionale collocati su speroni tufacei, anche a
Sovana le tombe sono caverne scalpellate nella
roccia, sia nelle pareti a picco al di sopra delle
quali poggia l’abitato, sia nelle pareti costeggianti
le strette gole dei torrenti all’intorno.
Esuberante, selvaggia è la vegetazione lungo
queste gole, veri botri, ove scroscia o fluisce l’acqua
e ove tutto è cupezza umida, con gli scuri lecci e
col rivestimento tenace dell’edera e del caprifico.