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VOCI DI ETRURIA

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o tebenna, impugnato il sacro coltello nella sinistra,
ed il lituo, breve ed adunco, nella destra, era salito
sulla collinetta sovrastante il pianoro e, scavata una
fossa e gettativi i frutti della terra e riempitala,
aveva fatto innalzare su di essa un’ara. Scannata la
vittima ed osservato, come aruspice, il suo fegato,
interrogati i segni celesti e, come augure, special-
mente il volo degli uccelli, col ricurvo lituo il sacer-
dote aveva indicato nel pianoro la direzione della
via maggiore, la cardinale, da nord a sud; poi il
punto d’incrocio della via cardinale con l’altra via
da est ad ovest, la decumana; aveva determinato la
misura della distanza tra i cardini ed i decumani
minori, costituendo in tal modo un regolarissimo
reticolato, la cui ampiezza corrispondeva all’am-
piezza del pianoro in riva al ricurvo Reno. Con
norme speciali si era poi segnato il circuito della
città, cioè solennemente col solco dell’aratro gui-
dato da un bove e da una mucca; si era in tal
modo fissato il pomerio, sì da poter innalzare
all’ingiro le mura ed il terrapieno.
Misa pare che fosse il nome imposto alla nuova
città. E si iniziò la costruzione dei templi e delle
abitazioni. Furono abitazioni a pianta rettango-
lare, ove attorno ad un cortile con un pozzo si
distribuivano i quartieri per più famiglie: furono
caseggiati di legno rivestiti di argilla, al di sopra
di basamenti di sassi. Vene di acqua vennero allac-
ciate e diffuse per mezzo di condotti nella città,
 
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