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L'ESPOSIZIONE UNIVERSALE DEL 1867 ILLUSTRATA.
!
I ■■-
I
II
:
APPARECCHI MOTORI
Le macchine Hermann-Lachapclle
e Carlo Glover.
II bellissimo articolo pubblicato dal dot-
tore Warnier, intorno ai pozzi artesiani
del Sahara, nella puntata 54 era accompa-
gnato da un disegno rappresentante l'e-
legante cascata, di stile moresco, eretta
nella galleria delle macchine dagli abili
costruttori il cui nome è in testa a que-
ste linee. Ora ci rimane a far conoscere
il congegno idraulico che la alimenta.
La macchina a vapore della forza di 15
cavalli è verticale. La caldaja è a camino
interno ed a bollitori incrociati: l'acqua
circonda il fuoco, i bollitori rompono la
fiamma, con che l'aria si unisce meglio ai
gas e li consuma : di tal maniera il calo-
rico è convenientemente utilizzato. 11 for-
nello può essere riscaldato a legna, a torba
od a carbone di legno, del pari che a
carbon fossile ed a carbone cook, il che
è importante. Due colonne, piantate a de-
stra ed. a sinistra della caldaja, si dividono
il peso dell' albero volante, e sopportano
inoltre, l'ima, la pompa d' alimentazione,
l'altra, il cilindro a vapore.
La macchina, semplicissima, è qualche
cosa di mezzo fra le locomotive a ruote
e le grandi macchine impiantate in co-
struzioni di cotto.
Questa può trasportarsi come un mobile
qualunque, e, quando non oltrepassa la
forza di tre cavalli, non occupa maggior
posto d' una stufa. È pertanto eminente-
mente adatta ad essere impiegata nei pic-
coli laboratori degli operai capi d'arte.
A rigor di termine essa è la macchina
a vapore delle abitazioni private e delle
famiglie. Dovrebbe essere impiegata nelle
officine di cucitura meccanica per mettere
in movimento le macchine da cucire, e sop-
primere così gli accidenti strani e funesti
che colpiscono la salute delle operaie per
dare moto ai pedali.
Diciamo per ultimo una parola delle pom-
pe messe in moto dalla macchina. Elleno
sono verticali ad azione semplice ed a
stantuffo premente : due corpi di pompa
sono accoppiati ad un vasto serbatojo d'a-
ria, il quale, mercè l'elasticità del iluido,
assicura 1' eguale continuità del getto.
Queste pompe godono della medesima
qualità per cui vanno distinte le macchine
dei signori Hermann-Laehapelle e Carlo
Glover, qualità inapprezzabile, cioè la sem-
plicità.
Carlo Boissay.
L'OROLOGERIA FRANCESE
La Francia può rivendicare a sé l'onore
di aver in uno creata e restaurata un' in-
dustria che tocca contemporaneamente al-
l'arte ed alla scienza, ed i cui diversi ra-
mi si riuniscono sotto il nome generico
di orologieria.
La revoca dell'editto di Nantes, rom-
pendo colla politica veramente francese di
Enrico IV, doveva colpire direttamente la
nostra industria ; ed infatti il colpo fu
quasi mortale. Per sottrarsi alle p°rsecuzio-
ni, i capi d'arte ed i direttori delle officine
passarono rapidamente la frontie'a, ab-
bandonando i loro beni alla confisca e la
loro arte, la scienza, i tesori della loro
esperienza e delle loro fatiche a mani inette,
che lasciarono miseramente fuggirei frutti
di lunghi studj.
All'escire dalla Francia, i protestanti
trovarono asilo nella Svizzera ed in tutte
le città fronteggianti i nostri confini. In
cambio dell'ospitalità, essi vi apportarono
la scienza e vi diedero la ricchezza. In
pochi anni si firmarono centri industria-
li; Ginevra, Lode, Chaux-de-Fonds, ecc.,
videro ac> rescersi la loro popolazione,
fondarsi officine, svilupparsi il commer-
cio, mentre che in Francia, Parigi e Be-
sanzone vedevano declinare ogni dì più
la loro potenza ed inaridire la sorgente
della loro ricchezza.
Cento anni dopo il fatale editto del 1685,
la Svizzera aveva quasi intieramente mo-
nopolizzato la fabbrica degli orologi, men-
tre l'orologeria francese contava pochi a-
detti, eccettone alcuni scienziati, quali, per
esempio, Robin , Luigi Berthoud, Breguet,
Robert, degni eredi dei Lepaute, dei Fer-
dinando Berthoud, dei Pietro e Giuliano
Leroy, ecc.
Cionnullameno, questi pochi scienziati
lottavano contro la terribile concorrenza
di Ginevra. I rimarchevoli lavori che essi
lasciarono, le invenzioni che gli artisti mo-
derni considerano ancora con ammirazio-
ne, le opere teoriche che servono sempre
loro di guida, attestano gli sforzi energici
che spiegarono pel corso di cinquantanni
i valorosi campioni della nostra industria.
È a questi uomini, di cui il pubblico og-
gidì conosce appena i nomi, che noi an-
diamo debitori del risorgimento dell'oro-
logeria in Francia, e si è ai loro inse-
gnamenti ed ai principj da loro diffusi, che
i contemporanei devono riconoscere i pro-
gressi raggiunti in questo secolo e l'at-
tuale prosperità.
Dopo le guerre della repubblica e del-
l'impero, l'orologeria esci dal lungo son-
no a cui le preoccupazioni politiche ave-
vano condannate pel corso di venticinque
anni le arti, le scienze e l'industria. Da
quel!' epoca data una nuova era di pro-
gresso. A Parigi, a Besanzone ed in tutto
il Giura francese si fondarono rapida-
mente opifitj, e ricominciò la lotta fra la
Svizzera e la Francia, ma in condizione
per noi migliore.
Mentre estendevasi la fabbrica delle di-
verse parti d'un orologio da tasca, le qui-
stioni teoriche erano oggetto d'un'atten-
zione più viva. I principj di fisica, di chi-
mica, di meccanica erano studiati da un
numero ognor più crescente di adetti,
la loro applicazione ai lavori dell'opificio
innalzava continuamente il livello della re-
golarità e dell'esattezza dei ppzzi. In pari
tempo creavansi le scuola professionali, in
cui gli allievi studiavano insieme la teoria
e la pratica, e diventavano fabbricatori
istrutti ed abili.
Tutti questi sforzi, tutte queste prati-
che, tutti questi tentativi furono coronati
di successo, e l'Esposizione Universale
venne a mettere in piena luce la supe-
riorità tanto faticosamente conquistata,
ma altrettanto incontestabile, dcdla nostra
industria degli orologi.
Alcune cifre stabiliranno più nettamente
la posizione che occupa oggidì V orologe-
ria francese. La fabbrica annua si eleva
alla cifra rispettabile di 50 milioni di
franchi, ia quale si divide come segue:
Parigi, oltre....... 20,000,000
Besanzone, circa...... 16,000,000
Alcune officine di provincia . . 500,000
Morej ed il Giura..... 4,000,000
Le usine dell'Alto Reno e del
Doubs........ 3,500,000
Abbozzi, pezzi staccati, ecc., del
Doubs........ 3,600,000
Cluses......... 1,400,000
Saint-Nicolas........1,100,000
Non è inutile far osservare che questa
cifra rappresenta i prezzi di fabbrica e
non i prezzi di vendita ai privati, i quali
si aumentano a norma dei lavori addi-
zionali dì incisioni, legature, ecc. Di questi
50 milioni, una trentina appartengono alla
mano d'opera, il rimanente è assorbito
dalle materie prime , dagli utensili e da
tutto quanto il commercio comprende sotto
la rubrica di spese generali.
Indicai più sopra i diversi centri di
fabbrica. Ora vi ritorno per indicare la
loro specialità. Eccettuatine alcuni opi-
ficij sparsi per la Francia, il circonda-
rio di Morey nel Giura è quello che fab-
brica quasi esclusivamente ciò che si no-
mina la grossa orologeria, orologi monu-
mentali, orologi pubblici, ecc. — Questa
fabbrica, che tocca già a due milioni di
franchi circa all'anno, tende a svilupparsi
nel tempo istesso che si migliora, ed ar-
riva ad una quasi perfezione. — Oltre di
questo ramo, Morey fabbrica ancora per
quattro milioni dì orologeria mezzana.
Sotto questo nome gli orologiai designano
gli orologi portatili, le pendole , ecc. Mo-
rey, che spedisce un gran numero dei
suoi prodotti all'estero e specialmente in
Spagna e perfino in China, non impiega
meno di 8000 operai.
Nel dipartimento del Doubs, a Mont-
béliard, a Beaucourt-B^devel, a B.Jrne-Se-
loncourt, ed in alcune località del Giura
si preparano le ruote delle pendole, cioè
la macchina del movimento fornita delle
sue ruote, che vengono spedite in Francia
od all'estero, dove sono completate e po-
ste nelle scatole dette gabinetti, di legno,
bronzo, zinco, marmo, ecc.
Saint-Nicolas d'Aliermont fabbrica ero-
L'ESPOSIZIONE UNIVERSALE DEL 1867 ILLUSTRATA.
!
I ■■-
I
II
:
APPARECCHI MOTORI
Le macchine Hermann-Lachapclle
e Carlo Glover.
II bellissimo articolo pubblicato dal dot-
tore Warnier, intorno ai pozzi artesiani
del Sahara, nella puntata 54 era accompa-
gnato da un disegno rappresentante l'e-
legante cascata, di stile moresco, eretta
nella galleria delle macchine dagli abili
costruttori il cui nome è in testa a que-
ste linee. Ora ci rimane a far conoscere
il congegno idraulico che la alimenta.
La macchina a vapore della forza di 15
cavalli è verticale. La caldaja è a camino
interno ed a bollitori incrociati: l'acqua
circonda il fuoco, i bollitori rompono la
fiamma, con che l'aria si unisce meglio ai
gas e li consuma : di tal maniera il calo-
rico è convenientemente utilizzato. 11 for-
nello può essere riscaldato a legna, a torba
od a carbone di legno, del pari che a
carbon fossile ed a carbone cook, il che
è importante. Due colonne, piantate a de-
stra ed. a sinistra della caldaja, si dividono
il peso dell' albero volante, e sopportano
inoltre, l'ima, la pompa d' alimentazione,
l'altra, il cilindro a vapore.
La macchina, semplicissima, è qualche
cosa di mezzo fra le locomotive a ruote
e le grandi macchine impiantate in co-
struzioni di cotto.
Questa può trasportarsi come un mobile
qualunque, e, quando non oltrepassa la
forza di tre cavalli, non occupa maggior
posto d' una stufa. È pertanto eminente-
mente adatta ad essere impiegata nei pic-
coli laboratori degli operai capi d'arte.
A rigor di termine essa è la macchina
a vapore delle abitazioni private e delle
famiglie. Dovrebbe essere impiegata nelle
officine di cucitura meccanica per mettere
in movimento le macchine da cucire, e sop-
primere così gli accidenti strani e funesti
che colpiscono la salute delle operaie per
dare moto ai pedali.
Diciamo per ultimo una parola delle pom-
pe messe in moto dalla macchina. Elleno
sono verticali ad azione semplice ed a
stantuffo premente : due corpi di pompa
sono accoppiati ad un vasto serbatojo d'a-
ria, il quale, mercè l'elasticità del iluido,
assicura 1' eguale continuità del getto.
Queste pompe godono della medesima
qualità per cui vanno distinte le macchine
dei signori Hermann-Laehapelle e Carlo
Glover, qualità inapprezzabile, cioè la sem-
plicità.
Carlo Boissay.
L'OROLOGERIA FRANCESE
La Francia può rivendicare a sé l'onore
di aver in uno creata e restaurata un' in-
dustria che tocca contemporaneamente al-
l'arte ed alla scienza, ed i cui diversi ra-
mi si riuniscono sotto il nome generico
di orologieria.
La revoca dell'editto di Nantes, rom-
pendo colla politica veramente francese di
Enrico IV, doveva colpire direttamente la
nostra industria ; ed infatti il colpo fu
quasi mortale. Per sottrarsi alle p°rsecuzio-
ni, i capi d'arte ed i direttori delle officine
passarono rapidamente la frontie'a, ab-
bandonando i loro beni alla confisca e la
loro arte, la scienza, i tesori della loro
esperienza e delle loro fatiche a mani inette,
che lasciarono miseramente fuggirei frutti
di lunghi studj.
All'escire dalla Francia, i protestanti
trovarono asilo nella Svizzera ed in tutte
le città fronteggianti i nostri confini. In
cambio dell'ospitalità, essi vi apportarono
la scienza e vi diedero la ricchezza. In
pochi anni si firmarono centri industria-
li; Ginevra, Lode, Chaux-de-Fonds, ecc.,
videro ac> rescersi la loro popolazione,
fondarsi officine, svilupparsi il commer-
cio, mentre che in Francia, Parigi e Be-
sanzone vedevano declinare ogni dì più
la loro potenza ed inaridire la sorgente
della loro ricchezza.
Cento anni dopo il fatale editto del 1685,
la Svizzera aveva quasi intieramente mo-
nopolizzato la fabbrica degli orologi, men-
tre l'orologeria francese contava pochi a-
detti, eccettone alcuni scienziati, quali, per
esempio, Robin , Luigi Berthoud, Breguet,
Robert, degni eredi dei Lepaute, dei Fer-
dinando Berthoud, dei Pietro e Giuliano
Leroy, ecc.
Cionnullameno, questi pochi scienziati
lottavano contro la terribile concorrenza
di Ginevra. I rimarchevoli lavori che essi
lasciarono, le invenzioni che gli artisti mo-
derni considerano ancora con ammirazio-
ne, le opere teoriche che servono sempre
loro di guida, attestano gli sforzi energici
che spiegarono pel corso di cinquantanni
i valorosi campioni della nostra industria.
È a questi uomini, di cui il pubblico og-
gidì conosce appena i nomi, che noi an-
diamo debitori del risorgimento dell'oro-
logeria in Francia, e si è ai loro inse-
gnamenti ed ai principj da loro diffusi, che
i contemporanei devono riconoscere i pro-
gressi raggiunti in questo secolo e l'at-
tuale prosperità.
Dopo le guerre della repubblica e del-
l'impero, l'orologeria esci dal lungo son-
no a cui le preoccupazioni politiche ave-
vano condannate pel corso di venticinque
anni le arti, le scienze e l'industria. Da
quel!' epoca data una nuova era di pro-
gresso. A Parigi, a Besanzone ed in tutto
il Giura francese si fondarono rapida-
mente opifitj, e ricominciò la lotta fra la
Svizzera e la Francia, ma in condizione
per noi migliore.
Mentre estendevasi la fabbrica delle di-
verse parti d'un orologio da tasca, le qui-
stioni teoriche erano oggetto d'un'atten-
zione più viva. I principj di fisica, di chi-
mica, di meccanica erano studiati da un
numero ognor più crescente di adetti,
la loro applicazione ai lavori dell'opificio
innalzava continuamente il livello della re-
golarità e dell'esattezza dei ppzzi. In pari
tempo creavansi le scuola professionali, in
cui gli allievi studiavano insieme la teoria
e la pratica, e diventavano fabbricatori
istrutti ed abili.
Tutti questi sforzi, tutte queste prati-
che, tutti questi tentativi furono coronati
di successo, e l'Esposizione Universale
venne a mettere in piena luce la supe-
riorità tanto faticosamente conquistata,
ma altrettanto incontestabile, dcdla nostra
industria degli orologi.
Alcune cifre stabiliranno più nettamente
la posizione che occupa oggidì V orologe-
ria francese. La fabbrica annua si eleva
alla cifra rispettabile di 50 milioni di
franchi, ia quale si divide come segue:
Parigi, oltre....... 20,000,000
Besanzone, circa...... 16,000,000
Alcune officine di provincia . . 500,000
Morej ed il Giura..... 4,000,000
Le usine dell'Alto Reno e del
Doubs........ 3,500,000
Abbozzi, pezzi staccati, ecc., del
Doubs........ 3,600,000
Cluses......... 1,400,000
Saint-Nicolas........1,100,000
Non è inutile far osservare che questa
cifra rappresenta i prezzi di fabbrica e
non i prezzi di vendita ai privati, i quali
si aumentano a norma dei lavori addi-
zionali dì incisioni, legature, ecc. Di questi
50 milioni, una trentina appartengono alla
mano d'opera, il rimanente è assorbito
dalle materie prime , dagli utensili e da
tutto quanto il commercio comprende sotto
la rubrica di spese generali.
Indicai più sopra i diversi centri di
fabbrica. Ora vi ritorno per indicare la
loro specialità. Eccettuatine alcuni opi-
ficij sparsi per la Francia, il circonda-
rio di Morey nel Giura è quello che fab-
brica quasi esclusivamente ciò che si no-
mina la grossa orologeria, orologi monu-
mentali, orologi pubblici, ecc. — Questa
fabbrica, che tocca già a due milioni di
franchi circa all'anno, tende a svilupparsi
nel tempo istesso che si migliora, ed ar-
riva ad una quasi perfezione. — Oltre di
questo ramo, Morey fabbrica ancora per
quattro milioni dì orologeria mezzana.
Sotto questo nome gli orologiai designano
gli orologi portatili, le pendole , ecc. Mo-
rey, che spedisce un gran numero dei
suoi prodotti all'estero e specialmente in
Spagna e perfino in China, non impiega
meno di 8000 operai.
Nel dipartimento del Doubs, a Mont-
béliard, a Beaucourt-B^devel, a B.Jrne-Se-
loncourt, ed in alcune località del Giura
si preparano le ruote delle pendole, cioè
la macchina del movimento fornita delle
sue ruote, che vengono spedite in Francia
od all'estero, dove sono completate e po-
ste nelle scatole dette gabinetti, di legno,
bronzo, zinco, marmo, ecc.
Saint-Nicolas d'Aliermont fabbrica ero-