)
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V
i-j4 TAVOLA XXVII.
ciò fofpefo da quello, li riconofcc egli agevolmente da
ognuno per baccante (4) . Nella parte cavallina e bajo
chiaro (5) . Egli è in atto d'iniegnare a fonar la lira (ó)
a un giovanetto , che la tiene in mano , e il quale
vien (òfrenuto leggiermente da lui. Il panno , che pen-
de dalla finiftra fpallà del Centauro , e la vefte del gio-
vanetto fon di color paonazzo .
TAVOLA XXVIII.
pero potrebbe con più proprietà tradurfi di due pelli,
di due figure , di due immagini ; lignificando la
voce Xf°x talvolta la fuperficie , o cute de' corpi").
Ma col rìfeontrar la pittura fi vide che nell' efiat tifi
fiimo difegno erafi ritratta fcrupolofamcnte quella rab-
buffata ed ifipida chioma.
(4) Il Centauro cclejle in Igino Aftron. Poet. III.
XXXVII. fi vede tra una borraccia pendente dal
defiro braccio -, e con un' afa ( la cui punta di ferro
non è intralciata di foglie, ma /coverta ) sul/a [pal-
la : 'Proclo la chiama 8vp<7ÒXoy%ov , altri femplice-
mente tirfo . Lo Scoliafte di Germanico in Centau-
rus cesi lo defirive : Quidam arbitrantur tenere in
finiftra manu arma , &c lepojem ; in dextra vero
beftiolàm , qùae 9t]plov àppelLatur , & (Svppxv , ideft
iitrcm vini plenum, in quo hbabat Diis in (aerano.
Sia dunque per qv.ejle co]e -, o perche Manilio Aftron.
I. 407. e fèg. dice
Et Phàebo facér AUs : Se una gratis jaccho
Craìer : tk duplici Cenlaurus imagine fulget :
molti han creduto , che 7 Centnaro cclejle foffe
tenente a Bacco . Or Ovidio Fa'ftor. V. 379. e
at-
fe-
guenti efipreffamente dice efifer co fui Chinine . Gcrmar-
nico nella traduzione di Arato in Ccntaurus :
I4ic erir illc pius Chiron , juftimmAs"omheS
Inter nubigenas , & magni dòctòr Achillis.
Igino lib. lì. 38. porta la fleffa opinione . Tutto ciò
ji, avvertì da u:l, che volle promuovere il dubbio , se
mai il pittore avi fé qui voluto rapprefntare fiotto
divifie di baccante il faggio Chirone 0 per un capric-
cio di fitta fantafia , 0 anche per dimojlrare , che gli
uomini faggi fono anch' effi amici di Bacco . Si ve-
da a quefio propofito 'Plutarco in Catone.
("y) Ovidio nel cit. 1. così deficrive il Centauro
Chirone .
Nocte nìinus quarta promet fua fiderà Chiron
Semifer , & flavi corporc miftus equi.
Il noflro inchinando al roffaftro , non pub dìrfi prò*
prìamente flavus , eh' è il color del mele , e donde
forfè è detto il falb de" Te defichi , e'I falbo degl' Ita-
liani ; benché altri lo derivi da fulvus , eh' è il gial-
li feuro , 0 lionato , a cui fi vuol che corrifiponda . Ne
ab dìrfi al contrario veramente badius , eh' e il co-
Kore tra 7 roffo , e 7 nero 3 e corrifponde al cafta-
gno ; sì che il Taffo dice
Bajo è caftagno , onde Bajardo è detto .
Perciò fi e da noi chiamato bajo chiaro , effendo va-
rìi i gradì del bajo , fecondo e più e metto carico .
Generalmente i cavalli bai fon tutti buoni. Si veda
il Bochart Hieroz. P. I. lib. II. cap. VII. , dove dot-
tamente e lungamente ragiona de' mantelli de' cavalli.
Il Daniello commentando le parole di Virgilio nel li-
bro III. delle Georgiche v. 82. . . . nonetti.
Spadices, glaucique,
ferì ve, che 7 mantello de' primi è limile al frutto
della palma , cioè al dattilo , eh' è il bajo ofeuro ,
che bajo caftagno parimente fi chiama . Il Glauco è
quel colore , che aver fi veggono le cortecce di que'
rametti di laici, co' quali le viti fi legano, e ad una
fi ifringono inficine , eh' è propriamente quello , che
noi bajo chiaro diciamo .
(6) Converrebbe quefio ìflrumento col penftero dì
efi'er quefio Centauro Chirone , avendo già nelle Note
della Tav. VIII. avvertito , che ti era egli peritìjfimo ,
e ne ìnfiegnò tutte le finezze ad ylchille. Ma vi fu,
a chi parve ftrano il veder la lira in mano a un bac-
cante : fapendoji, che quefta 0 fu inventata , 0 uj'a-
ta particolarmente da Orfeo , il qual appunto perchè
contrario a Bacco fu dalle Baccanti fatto in pezzi.
In fatti Ovidio Met- XI. sul principio deficrivendo
lo ficempìo , che di Orfeo fecero le Baccanti, contrap-
pone gì' ifirumentì bacchici alla lira, dicendo:
. . mfluto Berccynthia tibia conni,
Tympanaquc , plaufufque , & Bacchaei ululatus
Oblrrepuere fono citharae .
Si rifpofie pero da alcuni, che fiebbene Igino Aftron. Poet.
II. 7. tra le opinioni, che riferìfee sulla caufa della
morte dì Orfeo , dica che ciò foffe flato fatto per co-
niando di Bacco flegnato con Orfeo, perche non era
Jlato da quefio lodato : tutto altro pero vuole Ovidio,
ficrivendo nel detto lib. XI. Fab. II. , che Bacco ftejfo
vendico lo ficempìo fatto di Orfeo , con trasformar le
micidiali femmine in varii arbori :
Non impune tamen fcelus hoc finit ire Lyaeus,
Amifioque dolcns facrorum vate fuorum,
Protinus in filvis matres Acdonidas omnes,
. Quae fecero nefas , torta radice ligavit.
H)a "Diodoro I. 23. e altrove ., anche fappiamo, che
pajfarono gli Orgii di Bacco dall' Egitto nella Grecia
per mezzo di Orfeo appunto . Si portarono delle altre
ragioni ancora : e fi avvertì , che ad ogni modo 7ton è
nuovo il veder fi la cetcra in mano delle Baccanti, e
de' Centauri particolarmente , che tirano il carro di
Bacco . Preffo il Montfaucon To. II. Part. 1.1. III. e. 17.
PI. LXXXVI. a LXXXVIII.y* nejfoffono ojfervare de'
belli monumenti.
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ciò fofpefo da quello, li riconofcc egli agevolmente da
ognuno per baccante (4) . Nella parte cavallina e bajo
chiaro (5) . Egli è in atto d'iniegnare a fonar la lira (ó)
a un giovanetto , che la tiene in mano , e il quale
vien (òfrenuto leggiermente da lui. Il panno , che pen-
de dalla finiftra fpallà del Centauro , e la vefte del gio-
vanetto fon di color paonazzo .
TAVOLA XXVIII.
pero potrebbe con più proprietà tradurfi di due pelli,
di due figure , di due immagini ; lignificando la
voce Xf°x talvolta la fuperficie , o cute de' corpi").
Ma col rìfeontrar la pittura fi vide che nell' efiat tifi
fiimo difegno erafi ritratta fcrupolofamcnte quella rab-
buffata ed ifipida chioma.
(4) Il Centauro cclejle in Igino Aftron. Poet. III.
XXXVII. fi vede tra una borraccia pendente dal
defiro braccio -, e con un' afa ( la cui punta di ferro
non è intralciata di foglie, ma /coverta ) sul/a [pal-
la : 'Proclo la chiama 8vp<7ÒXoy%ov , altri femplice-
mente tirfo . Lo Scoliafte di Germanico in Centau-
rus cesi lo defirive : Quidam arbitrantur tenere in
finiftra manu arma , &c lepojem ; in dextra vero
beftiolàm , qùae 9t]plov àppelLatur , & (Svppxv , ideft
iitrcm vini plenum, in quo hbabat Diis in (aerano.
Sia dunque per qv.ejle co]e -, o perche Manilio Aftron.
I. 407. e fèg. dice
Et Phàebo facér AUs : Se una gratis jaccho
Craìer : tk duplici Cenlaurus imagine fulget :
molti han creduto , che 7 Centnaro cclejle foffe
tenente a Bacco . Or Ovidio Fa'ftor. V. 379. e
at-
fe-
guenti efipreffamente dice efifer co fui Chinine . Gcrmar-
nico nella traduzione di Arato in Ccntaurus :
I4ic erir illc pius Chiron , juftimmAs"omheS
Inter nubigenas , & magni dòctòr Achillis.
Igino lib. lì. 38. porta la fleffa opinione . Tutto ciò
ji, avvertì da u:l, che volle promuovere il dubbio , se
mai il pittore avi fé qui voluto rapprefntare fiotto
divifie di baccante il faggio Chirone 0 per un capric-
cio di fitta fantafia , 0 anche per dimojlrare , che gli
uomini faggi fono anch' effi amici di Bacco . Si ve-
da a quefio propofito 'Plutarco in Catone.
("y) Ovidio nel cit. 1. così deficrive il Centauro
Chirone .
Nocte nìinus quarta promet fua fiderà Chiron
Semifer , & flavi corporc miftus equi.
Il noflro inchinando al roffaftro , non pub dìrfi prò*
prìamente flavus , eh' è il color del mele , e donde
forfè è detto il falb de" Te defichi , e'I falbo degl' Ita-
liani ; benché altri lo derivi da fulvus , eh' è il gial-
li feuro , 0 lionato , a cui fi vuol che corrifiponda . Ne
ab dìrfi al contrario veramente badius , eh' e il co-
Kore tra 7 roffo , e 7 nero 3 e corrifponde al cafta-
gno ; sì che il Taffo dice
Bajo è caftagno , onde Bajardo è detto .
Perciò fi e da noi chiamato bajo chiaro , effendo va-
rìi i gradì del bajo , fecondo e più e metto carico .
Generalmente i cavalli bai fon tutti buoni. Si veda
il Bochart Hieroz. P. I. lib. II. cap. VII. , dove dot-
tamente e lungamente ragiona de' mantelli de' cavalli.
Il Daniello commentando le parole di Virgilio nel li-
bro III. delle Georgiche v. 82. . . . nonetti.
Spadices, glaucique,
ferì ve, che 7 mantello de' primi è limile al frutto
della palma , cioè al dattilo , eh' è il bajo ofeuro ,
che bajo caftagno parimente fi chiama . Il Glauco è
quel colore , che aver fi veggono le cortecce di que'
rametti di laici, co' quali le viti fi legano, e ad una
fi ifringono inficine , eh' è propriamente quello , che
noi bajo chiaro diciamo .
(6) Converrebbe quefio ìflrumento col penftero dì
efi'er quefio Centauro Chirone , avendo già nelle Note
della Tav. VIII. avvertito , che ti era egli peritìjfimo ,
e ne ìnfiegnò tutte le finezze ad ylchille. Ma vi fu,
a chi parve ftrano il veder la lira in mano a un bac-
cante : fapendoji, che quefta 0 fu inventata , 0 uj'a-
ta particolarmente da Orfeo , il qual appunto perchè
contrario a Bacco fu dalle Baccanti fatto in pezzi.
In fatti Ovidio Met- XI. sul principio deficrivendo
lo ficempìo , che di Orfeo fecero le Baccanti, contrap-
pone gì' ifirumentì bacchici alla lira, dicendo:
. . mfluto Berccynthia tibia conni,
Tympanaquc , plaufufque , & Bacchaei ululatus
Oblrrepuere fono citharae .
Si rifpofie pero da alcuni, che fiebbene Igino Aftron. Poet.
II. 7. tra le opinioni, che riferìfee sulla caufa della
morte dì Orfeo , dica che ciò foffe flato fatto per co-
niando di Bacco flegnato con Orfeo, perche non era
Jlato da quefio lodato : tutto altro pero vuole Ovidio,
ficrivendo nel detto lib. XI. Fab. II. , che Bacco ftejfo
vendico lo ficempìo fatto di Orfeo , con trasformar le
micidiali femmine in varii arbori :
Non impune tamen fcelus hoc finit ire Lyaeus,
Amifioque dolcns facrorum vate fuorum,
Protinus in filvis matres Acdonidas omnes,
. Quae fecero nefas , torta radice ligavit.
H)a "Diodoro I. 23. e altrove ., anche fappiamo, che
pajfarono gli Orgii di Bacco dall' Egitto nella Grecia
per mezzo di Orfeo appunto . Si portarono delle altre
ragioni ancora : e fi avvertì , che ad ogni modo 7ton è
nuovo il veder fi la cetcra in mano delle Baccanti, e
de' Centauri particolarmente , che tirano il carro di
Bacco . Preffo il Montfaucon To. II. Part. 1.1. III. e. 17.
PI. LXXXVI. a LXXXVIII.y* nejfoffono ojfervare de'
belli monumenti.
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