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TAVOLA XXXIV.
ed efpreffiva (j) : mentre un terzo è in atto di fgrida-
re il primo, e di foccorrere il fecondo.
Rapprefènta I' altra pittura due Gemi («) , eh' efercita-
no 1' arte de' falegnami (?) fon da oifervarfi nella botte-
te motteggiando , e notando i difetti degli altri.
Il Tinelli ( nella giunta all' Argoli fopra Panvi-
nio de Lud. Circenf. II. z. v. (lopfiohvxsìov ) crede
nata quefta parola da Mormone , donna brutta
e defortne a fegno , che ne fchifava ognuno /' affet-
to . Un commentai or di 'Polluce X. 167. fofpet-
ta , che cosi fi chiamajfero propriamente le ma-
fchere, che rapprefentavano la figura del lupo . Sa-
rebbe ciò conforme in parte al p enferò di Euftazio
Iliad. 2. p. 1150. che la deriva dal terrore di Mor-
mone , e dalla forza del lupo . Comunque ciò fia,
per quel , che fa al noftro propojìto , qucfle parole
Mormone , e Mormolicio fi diceano dalle balie d ra-
gazzi per metter loro timore . In Teocrito Id. XV.
40. una madre per fare al figlio uno fpauracchio gli
dice : fisptu(à Sdkvsi 'iTKoq. 'Dice Clemente Aleffandrino:
molti li fpaventano al fentir la fìlofofìa de' gentili,
come i putti al mormolicio . Onde generalmente il
mormolicio fi prende per qualunque cola , che at-
terrifea i fanciulli -, e particolarmente per quelle ma-
fchere brutte , o tragiche, o comiche , alla cui vedu-
ta effi s'impaurifeono % come dice lo Scoliafie d' Ari-
fiofane in Pace . Si vede lo fieffo in Acharn. e in Equit.
/' Etimologico, e Suida in y.opy.ofo/.sì'x, A quefte cor-
rifpondeano le mafehere dette da' Latini Lamiae , Ma-
niae, Manduci, e fimili . Lo Scoliafie di Perfio Sat.
VI. v. $6. Maniac dicuntur indecori vultus perfonae,
quibus pueri terrentur . E generalmente Giovenale
Sat. III.
.....perfonae pallentis hiatum
In gremio matris faftidit rufticus infans .
perche ave ano per lo più grandi boccacce , e denti or-
ribili : da Lucilio fon dette oxyodontes -, e da Accio
dhtortae oribus . Le figure fi poffon vedere prejfo il
Ficoroni delle Mafehere. Vi erano anche delle mafehe-
re fatte al naturale con qualche caricatura . Tal è
quella del Batavo , di cui parla Marziale lib. XIV.
Epig. CLXXVI.
Sum figlili lufus, nifi perfona Batavi :
Quae tu derides , haec timet ora puer.
Si veda il Marefcotti nel cit. cap. 1. e /' Argoli a
Panvinio nel cit. cap. z. v. Manduci . A quejto ge-
nere par che fi potrebbe ridurre la qui dipinta , al
cui a/petto fi tramortifee il noftro pattino.
(f) Tutto merita attenzione in quejlo ragazzo,
non ejfendovi parte , che non fia cfprejfa con grazia,
e con proprietà ,
(6) Qual fojfe la Teologia de' Gentili intorno al-
la natura de' Genii, fi vedrà in una nota delle Ta-
vole feguenti : bafta qui avvertire , che credeano ejjì',
che tutte le azioni di ogni uomo fojfero regolate da
un Genio , il quale dal momento , che ciafeuno veni-
va al Mondo fino all' ultimo della fua vita lo diri-
gea in tutto: e carrifpondenti alla qualità del Genio
dominante ( giacche div erfa fingeafi l'indole, la for-
za , /' intelligenza di' Gemi ) erano le operazioni,
ga
e l' inclinazioni, e il genio ( come dir comunemente
anche noi fogliamo ) di ognuno . Si vedano i belli
trattati di Plutarco del Genio di Socrate , e degli Ora-
coli , e d'Ili, e di Ofiridc . Son noti 1 ver fi di Malandrò
Kixxjti àai(ju>>v dvfyl tu ysvofjJvy
A'txvtcg s<ri {wrseyuyàg rè §Ù£ .
A ogni uom che nafee un demone fi accoppia -,
Che in tutta la fua vita lo governa.
Cenforino de die natali cap. 3. dice: Genius eft Deus ;
cujus in tutela, ut quifque natus eli, vivit -, live, quod
ut generemur , curat ; live quod una genitur nobi-
feum ; fivc ctiam quod nos genitos fulcipic, ac tue-
tur : certe a Genendo Genius appcllatur . E fìegue a
dire, che Euclide crede a , che ad ogni uomo fi ac-
compagnavano due Genii , il buono , che ad operar
bene , il malo , che al mal fare piegava /' animo uma-
no : co'nie dice anche Servio falle parole di Virgilio :
quifque fuos patimur manes : benché altri ammettea-
no due Gena foltanto in quella cafa, /'/ cui padrone
avea moglie . Al propofito della nofira pittura, Filo-
ftrato I. Imm. 6. fcrive : Nvutpùòv yxp $yj naìùtg §
yfyvovrar tè Sy/]tèv xtxv xvfìsp-junst; • tto>.?.sì , cix 7toX-
A§ uv ipufftv av9pu7toi : Gli Amorini ; che qui ve-
di , fon figli delle Ninfe , e governano tutto il
genere de' mortali . Sono effi molti e divedi, perchè
molte, e diverfe fon le cofe, le quali amano , e a cui
fon portati gli uomini. Si avvertì ancora al propofito
de' noftri Genii , che i Collegii delle Arti ( di cui
parleremo nella nota feguente ) aveano ciafeuno i fuoi
"Dei particolari , e protettori del mefliere : i quali
nelle ifcrizioni fi vedono chiamati Genii : cosi pref-
fo Reinefio CI. I. n. 167. s' incontra: Genio . Colle-
gi. Tibicinum . Romanorum Q. S. P. P. {prejfo il
Gruferò p. 17f.fi legge Tibicines . Romani. Qui.
Sacris . Publicis . Praelt. Sunt . ) Nello fiejfo Reinefio
CI. I. n. 302. Genio . Colleg. Cent. ( i Centonarii
erano de! corpo de' Falegnami ) : e n. 160. Genio.
Collegi. Pcregr. Crede l'erudito Eineccio de Coli.Opif.
§. VI ( nel To. II. Ex. IX. ) che i Falegnami ve-
ner afferò particolarmente il 'Dio Silvano : leggendofi
in una ifcrizione : Silvano Dendrophoro .
(7) Chiamavano l'arti fabrili , 0 manuali ipyx-
ffi'at, come avverte l' Ammond ad Tit. III. 8., dove
S. Paolo chiama x.x}.% spyx, onorate opere si fatte
arti : e ad Thefial. III. iz. dice che bifogna trava-
gliare per vi ver quieto , e mangiare il pane proprio.
'Diftingne lo Scheffero ( in ind. Gr. ad Ael. v. fixvxv-
aog ts'£//i ) tra l' arti meccaniche e le fordide e fellu-
larie ( §xvxvt?oi ètioificici ) .- Si veda pero ivi il Kuhnio
in add. I Lacedemoni aveano una legge di Licurgo, che
proibiva loro di applicarfi ad arte fervile, anzi ne pure
all' agricoltura , a cui de/linati erano i fervi , 0 co-
loni detti Iloti. Plutarco Inft. Lacon. L)iverfaperò
prejfo gli altri Popoli della Grecia era V educazione
de' giovani , i quali comunemente 0 apprendeano qual-
che arte manuale , fé erano poveri} 0 fi applicavano
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ed efpreffiva (j) : mentre un terzo è in atto di fgrida-
re il primo, e di foccorrere il fecondo.
Rapprefènta I' altra pittura due Gemi («) , eh' efercita-
no 1' arte de' falegnami (?) fon da oifervarfi nella botte-
te motteggiando , e notando i difetti degli altri.
Il Tinelli ( nella giunta all' Argoli fopra Panvi-
nio de Lud. Circenf. II. z. v. (lopfiohvxsìov ) crede
nata quefta parola da Mormone , donna brutta
e defortne a fegno , che ne fchifava ognuno /' affet-
to . Un commentai or di 'Polluce X. 167. fofpet-
ta , che cosi fi chiamajfero propriamente le ma-
fchere, che rapprefentavano la figura del lupo . Sa-
rebbe ciò conforme in parte al p enferò di Euftazio
Iliad. 2. p. 1150. che la deriva dal terrore di Mor-
mone , e dalla forza del lupo . Comunque ciò fia,
per quel , che fa al noftro propojìto , qucfle parole
Mormone , e Mormolicio fi diceano dalle balie d ra-
gazzi per metter loro timore . In Teocrito Id. XV.
40. una madre per fare al figlio uno fpauracchio gli
dice : fisptu(à Sdkvsi 'iTKoq. 'Dice Clemente Aleffandrino:
molti li fpaventano al fentir la fìlofofìa de' gentili,
come i putti al mormolicio . Onde generalmente il
mormolicio fi prende per qualunque cola , che at-
terrifea i fanciulli -, e particolarmente per quelle ma-
fchere brutte , o tragiche, o comiche , alla cui vedu-
ta effi s'impaurifeono % come dice lo Scoliafie d' Ari-
fiofane in Pace . Si vede lo fieffo in Acharn. e in Equit.
/' Etimologico, e Suida in y.opy.ofo/.sì'x, A quefte cor-
rifpondeano le mafehere dette da' Latini Lamiae , Ma-
niae, Manduci, e fimili . Lo Scoliafie di Perfio Sat.
VI. v. $6. Maniac dicuntur indecori vultus perfonae,
quibus pueri terrentur . E generalmente Giovenale
Sat. III.
.....perfonae pallentis hiatum
In gremio matris faftidit rufticus infans .
perche ave ano per lo più grandi boccacce , e denti or-
ribili : da Lucilio fon dette oxyodontes -, e da Accio
dhtortae oribus . Le figure fi poffon vedere prejfo il
Ficoroni delle Mafehere. Vi erano anche delle mafehe-
re fatte al naturale con qualche caricatura . Tal è
quella del Batavo , di cui parla Marziale lib. XIV.
Epig. CLXXVI.
Sum figlili lufus, nifi perfona Batavi :
Quae tu derides , haec timet ora puer.
Si veda il Marefcotti nel cit. cap. 1. e /' Argoli a
Panvinio nel cit. cap. z. v. Manduci . A quejto ge-
nere par che fi potrebbe ridurre la qui dipinta , al
cui a/petto fi tramortifee il noftro pattino.
(f) Tutto merita attenzione in quejlo ragazzo,
non ejfendovi parte , che non fia cfprejfa con grazia,
e con proprietà ,
(6) Qual fojfe la Teologia de' Gentili intorno al-
la natura de' Genii, fi vedrà in una nota delle Ta-
vole feguenti : bafta qui avvertire , che credeano ejjì',
che tutte le azioni di ogni uomo fojfero regolate da
un Genio , il quale dal momento , che ciafeuno veni-
va al Mondo fino all' ultimo della fua vita lo diri-
gea in tutto: e carrifpondenti alla qualità del Genio
dominante ( giacche div erfa fingeafi l'indole, la for-
za , /' intelligenza di' Gemi ) erano le operazioni,
ga
e l' inclinazioni, e il genio ( come dir comunemente
anche noi fogliamo ) di ognuno . Si vedano i belli
trattati di Plutarco del Genio di Socrate , e degli Ora-
coli , e d'Ili, e di Ofiridc . Son noti 1 ver fi di Malandrò
Kixxjti àai(ju>>v dvfyl tu ysvofjJvy
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A ogni uom che nafee un demone fi accoppia -,
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Cenforino de die natali cap. 3. dice: Genius eft Deus ;
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ut generemur , curat ; live quod una genitur nobi-
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bene , il malo , che al mal fare piegava /' animo uma-
no : co'nie dice anche Servio falle parole di Virgilio :
quifque fuos patimur manes : benché altri ammettea-
no due Gena foltanto in quella cafa, /'/ cui padrone
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di , fon figli delle Ninfe , e governano tutto il
genere de' mortali . Sono effi molti e divedi, perchè
molte, e diverfe fon le cofe, le quali amano , e a cui
fon portati gli uomini. Si avvertì ancora al propofito
de' noftri Genii , che i Collegii delle Arti ( di cui
parleremo nella nota feguente ) aveano ciafeuno i fuoi
"Dei particolari , e protettori del mefliere : i quali
nelle ifcrizioni fi vedono chiamati Genii : cosi pref-
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gi. Tibicinum . Romanorum Q. S. P. P. {prejfo il
Gruferò p. 17f.fi legge Tibicines . Romani. Qui.
Sacris . Publicis . Praelt. Sunt . ) Nello fiejfo Reinefio
CI. I. n. 302. Genio . Colleg. Cent. ( i Centonarii
erano de! corpo de' Falegnami ) : e n. 160. Genio.
Collegi. Pcregr. Crede l'erudito Eineccio de Coli.Opif.
§. VI ( nel To. II. Ex. IX. ) che i Falegnami ve-
ner afferò particolarmente il 'Dio Silvano : leggendofi
in una ifcrizione : Silvano Dendrophoro .
(7) Chiamavano l'arti fabrili , 0 manuali ipyx-
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