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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 2) — Neapel, 1760 [Cicognara, 2645-3]

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https://doi.org/10.11588/diglit.3733#0218
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ao<; TAVOLA XXXV.

netuli (3) con un anello M, che foìo comparifce nelle due
!lrre mancanti in quella parte. Poggiano tutte tre fopra
uncanlai con abaco W, o altro pezzo di architettura,
che fia mancante ugualmente in tutti i tre pezzi d'into-

naco.

videa tra ì facerdoti , e gli altri minijìri fiacri,
cot erano iParafiti , i Cerici Vittimaru. Si veda
Meno VI. 8. e9. e Arìftofane m Pluto v. ii8£

J* tofe **£***. Vi era legge, che u facerdote

j ^ n„T che refi-ava dal facrifizio . Alle -voi-

ìTfÉZne \ 5 ^ ^ /-**. *» «

potavano a cafa , e ne mandavano agh amici Si
%eda Teocrito là. V- ^9- S» noto ancora, che con
ì Greci come i Romani tagliavano in pezzi la
vittima ' e prendendo da ciafeun pezzo una parte,
l'infarinavano , e riposala ne'-cantóri la presentavano
a' facrificanti per offerirla agli dei , e bruciarla sul
art Vionifio Alicarnafeo A. R lib. VII. prova tut-
to ciò con gli efempii prefi da Omero e coli ufo,
che afuo tempo eravi in Roma . Si offervoparimen-
te con Apollonio Arg. I. ^6 e ceI°. Scrolfe,m **(
luogo , che a far tali Caere funzioni fi fceglievano 1
giovanetti più belli . Si veda su tutto ciò il 'Patte-
rò A. G. II, 3 * 4- Nota Ateneo III. 30. che di-
ceafìùyiHct Sanità, V ^-vy, & ™J? &"«* t?& >™.
liyZw™ , una focaccia , che fi dava ne' faerifizu
per affaggiarfi. Orazio I. Ep. io.

Utque facerdotis fugitivus Uba recufo ,
Pane e*eo , iam melliti* potiore piacenti*.
Si veZla nota z) della Tav .XXXVU Torero
anche crederfi pani &Zn, che Ateneo nel J.J. fer-
ve chiamarfi dagli Etoli flwycva?: e poco dopo dice,
elei Pani di figura fimile alle mammelle chiamavan-

auattro figure , come altrettanti vincitori ne' giuochi
ginnici non filo il ramo di oliva, e la tenia ; di cui
han cinta la tefia , ma anche tutto il di più , che
hanno in mano , può confiderai , come pernio della
vittoria : fapendofi, che non fi dava la fola corona,
ma anche patere , tazze, e altri vafid oro eveftì
e anche danaro d vincitori. Si veda Pafialio de Co-

ronis V- 7- e 14- e VI. 5- , .

' (%\ T>ejrli arpaginetuli, 0 piccoli rampini, che Jo-
le ano da'pìt ori farfi ne'fregi dell' ^chitetture capic-
ciofe , fi e parlato nel I. To. Tav. XXXIX. n Qixj .
(2) Si volle, che forfè il pittore avejfe voluto ca-
pricciofiamente figurare uri'ancora per finimento di que-
% Telamoni. Altri pensò, che il pittore avefie vo-
luto ritrarre in quefte quattro figure altrettante fatue,
che per avventlra eran difpofte intorno ad un tricli-
ni 0 a qualche portico , * che gli anelh fervi/fero
peVpagarli le funi , e fift enere ì veli 0 gli aulei,
di cui i portici , e i triclini! fiUano ^ornarfi e co-
vrirti come fi è altrove accennato. Plinio XIII. 9.
Lignum intus grande, firmaeque duritiae, ex quo ve-
lar es annulos detornant. ,,••/•//
r<\ Apuleio Met. II. accenna, che negli atru falle
colonne li vedeano alle volte fituate fiatue di Vittorie:
così eìlì fi™™ •• Atria l°nge pulccrrima columnis
quadrifariam per fingulos angulos ftantibus attolle-
bant ftatuas oalmaris deae . gualche cofa di filmile fi
fofpettò , chì avejfe voluto il pittore in quefte quat-
tro figure rafprefintare.

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TAVOLA XXXVI.
 
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