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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 3) — Neapel, 1762 [Cicognara, 2645-4]

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https://doi.org/10.11588/diglit.3734#0022
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fe

I



■ i

2 TAVOLA I.

lunga chioma , che gli ricade divifa e ondeggiando
sugli omeri ^ . E' tutto nudo (6) , covrendogli fol-
tanto parte del Jinijtro braccio una clamide paonazza ^,
che affibbiata sulla defira/palla (8) gli pende al di dietro.
Tien ì&fmijìra mano appoggiata sul ventre (9) della lira,
eh'è tinta a color rojfo (IO) -, e nella dejìra, che appoggia
ancora al curvo braccio (IT) della lira fleffa , ha il plet-
tro (l2) : e par che fia in atto di ripofar dal fuono (I3),

o di

Tempora cingebat de qualibet arbore Phoebus.
Ed era -proprio de' Poeti il coronarfi non folamente di
alloro , ma di ellera anche , o di mirto , perchè facri
'ad Apollo egualmente , e a Bacco , e a Venere. Del-
l' edera fi veda la n. (4) Tav. IX. Tom. II. del
mirto Ovidio I. Amor. El. I. 29.

Cingere litorea flaventia tempora myrto.
Muftì , per undenos emodulanda pedes.

(5) Si veda la 11. (9) p. 106. Tav. XVII. del eh.
To. II. e fi veda anche la n. feg.

(6) Apulejo Florid. I. Apollo & intonfus , & ge-
nis gratus, & corpore gìabellus: e poco dopo: crines
ejus praemulfis antiis , promuifis caproneis anteven-
duli & propendulì , corpus totum gratiliimum, mem-
bra nitida. Quafi fempre così fi trova rapprefentato
e fpejfo fenza ne pur la clamide. Si veda Montfau-
con To. I. P. I. Li. III. e. 3. § 6.

(7) Filo/irato il giovane Imag. XIV. così deferi-
ve Giacinto: id [iìv dpisspd tò$ aa/JLSCTi d?ii7rop$ópq
^Pluvia xaTiunTCM covrendo la finiftra parte dei cor-
po con una clamidetta di marina porpora . Sembra,
che abbia voluto Filo/Irato /piegare il colore jlejfo del
giacinto , eh' è di un ceruleo rojfagno. Infatti Ovidio
Met. X. 213. dà al giacinto purpureum colorem ; e
Luciano dice , che i giacinti fi accoftano al color'del-
la poi fora : ùoxiMic to xahòi/ dvdnàiv bfioia nogQCpoy-
T£c '• e Omero dà all'onda del mar fluttuante il color
di porpora : e Cicerone : Quid % mare nonne caeruleum
eft, aut ejus urida, quum eft puifa remis, purpura-
feit? Si veda il Teforo di Stefano To. III. p. 491.
in nopQupa. Plinio IX. 39. nomina ejprefimente la
porpora violacea , dicendo : Nepos Cornelius, qui di-
vi Augiifti principatu obiit: Me, inquit, juvetìèj*r-
p;ra violacea vigebat. Potrebbe dunque fupporfi , che
il nojìro pittore aveffe data ad Apollo la vefte di tal
colore in memoria del giovane Giacinto . Si veda la
nota (16).

(8) Nella nota precedente fi è veduto , che così
anche Giacinto portava la clamide , che gli covriva
parte del finijlro lato ; e così fpelfifmo s' incontra,
Apollo, ed era la maniera più propria per aver libe-
ro il deflro braccio : benché tal volta fi veda Apol-
lo colla clamide affibbiata sull' omero finijlro : Maffei
Race, di Stat. Tav. II. «SV veda Spanemio a Callima-
co H. in Apoll. v. 32. p. 63. e a' Cefari di Giulia-
no Pr. p. 123. a 126.

(9) Si veda il To. IL delle nofire Pitture Tav. V.

n. (6) p. 29. Si veda anche V Oleario a FìlofiratoX.
Im. X. n. io. e n. 13. dove fi fpiega.no le varie
parti della lira.

(io) Anche la lira , che tiene in mano /'Achille
della Tav. Vili, del I. Tomo è di color rojfo . Filo-
Jlrato nella cit. Im. X. del jib. I. dove deferive la li-
ra d' Anfione, dice, che tutti i legni, di cui la lira
ha bifogno, eran di bollò . Ma non tutta la lira , di-
cui parla Filo/Irato , era di bfio ; ejfendo le braccia
fatte di corna, e la teftuggine al naturale: quella al-
l' incontro qui dipinta è tutta di legno ; né può dirfi di
lojfo , ojfervandovifi delle fcabrofità . Potrebbe fupporfi
di fandalo ( legno comfeiuto dagli antichi : fi veda
Salmafio Exerc. Plin. p. 726. E. ) : ma fembra anche
di legno più rozzo , e più afpro . Teifrajto lib. V. di-
ce , che le traverfe delle lire, e de' fai ferii fole an far fi
di elee . Sia dunque di quello , 0 d' altro legno ; par,
che jì pojfa conchiudere , che foleanfi tingere di color
rojfo le cetre : come per altro è noto , che i Citaredi
portavano la clamide di color rojfo : Ovidio parlando
dì Arione Faft. IL

Induerat Tyrio bis tin&am murice pallam .
e l'Autore de' libri ad Herenn. lib. IV. Citharoedu»
cum chlamjde purpurea : efpndo noto parimente , che
la porpora di Tiro era rojfa : Ovidio Art. III. 170.

Islec quae bis Tyrio murice lana rubet.
e Servio Aen. III. oppone il color di porpora al color
turchino : Cato ait depofìta vefte purpurea feminas
ufas caerulea, quum lugerent. Si veda anche Pli-
nio IX. 39.

(11) Da principio le due braccia della lira furono
due corna: fi veda Filojlrato nella cit. im. X. Dopo,

febben fatte di altra materia , ritennero nondimeno
quella forma , e 7 nome ancora ; onde furon dette non

folamente wthix, e dyxhsg , ma Kspctrx. ancora . Si

veda il Bulengero de Theat. IL 39.

(12) Il plettro da principio fu un piede , 0 un'un-
ghia dì capra , di cui ritenne dopo la figura. Pollu-
ce IV. óo. aìyòiì) Ss ytyftea , td 7[7iv<KTgx.

(13) Lo Spanemio a Callimaco H. in Apoll. v. 33.
p. 65- dando rag'one del perchè fi veda fpeffì sulle me-
daglie , ed in altri antichi monumenti Apollo appog-
giato a una colonna , 0 ad un' ara, su cui pofa la li-
ra ; ricorda quel che fi legge in Apollonio IL v. 929.
e fegg. che gli Argonauti alzarono un'ara ad Apolla
vicino al je poi ero di Stenelo , sulla quale Orfeo dedi-
cò allo jlejfo Dio la fu» lira , mde %i.el luogo fu det-
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