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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 3) — Neapel, 1762 [Cicognara, 2645-4]

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https://doi.org/10.11588/diglit.3734#0336
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;20

ALCUNE OSSERVAZIONI

voluto rapprefentare il vafo Dodoneo colle famofe colombe
poite sulle querce parlanti (4).

Nel finale (5) fon due uccelletti , che par che voglian
beccare due ciliege ^,

Tav, II, Il fregio W rapprefenta una veduta di mare
con due triremi, o fimil forta di navi co' foliti ornamen-
ti del chenifco ^ , e àdYapluftre ^ nella prora , e nella
poppa , co' feudi, o iìmil cofa ne' fianchi (I0), e con d^<?
r^/?ri, il più $^# de' q11^ ha qualche cofa di Amile ad
una faccia : in tutte due fi vedono molte perfone *, e nel-
la

vedano ivi ^Ji Scolia/li. Del refio V origine di quefia
favola è /piegata da Erodoto II. 56. da Stratone l.c.
(? i# ròr/, c£<? fon raccolti dal Vandale 1. e. dal Tri-
glandio a Stefano in 'Frag. de Dod. e da altri mol-
ti/imi . E per quel che fa al nqjìro propofito , fi no-
tò , che Erodoto , ed altri dicono, che le Colombe Do-
donee erano nere : e perciò e/fondo le qui dipinte di color
ofeuro , furono da alcuni pre/e per aquile .

(4) Non convengono gli autori antichi , ne gì' ìn-
ierpetri nel determinare , come fi de/fero, e da chi gli
oracoli nel tempio di Giove in Dodo,ne ; volendo altri
che parla/fero le colombe ; e altri le querce , 0 i fagi:
altri nel mormorio dell'acque, altri nello /Ir epito delle
frondi » altri nel rimbombo de' vafi ridonando 1? rifpo-
Jle: fi vedano il Gronovio, il Triglandio, il Vandale,
e gli altri di /opra citati . Cicerone de div. lib. I.
nel riferire , che e/fendo andati gli Spartani a conful-
tar l' oracolo di Dodone , una fiimìa di/urlò , e con-
fu/e tutto V apparecchio delle forti ; dice , che vi era
una facerdotejfa , che pre/edeva all' oracolo , e nel lib.
II. parlando dello foejjo fatto dice : quid minus mirum,
quam fimiam urnam evertilTe , fortes diflipavifle?
Onde potrebbe dir fi , che il vaio qui dipinto fa V ur-
na, in cui fi metteano le forti ; e la figura , che fa
dietro al vafo , jia la facerdoteffa , che interpetrava
l'oracolo. Altri vollero, che foffe /'Eco, di cui par'
la Filo/rato ; altri il ragazzo , che percuote il vafo ,
nominato da Stefano , e da Strabone : ed altri av-
vertì , che ficcome .per fair rifonare il vafo bqfta-
va , che alcuno lo toccajfe ; così per far , che cef-
fo/fé quel rombazzo, baftava che fi toccajfe il va/o la
faconda volta, come dice ejpreffamente Filo/rato : onde
fi fo/pettò , che l'atto , in cui è la figura di tenere,
0 accollar le mani al vafo , potea aver rapporto a
quejlo . Vi fa ancora chi notò , che Stefano rifarifoe
V opinione di quei , che credeano derivato il nome di
Dodone dalla Ninfa Dodone figlia dell' Oceano ; onde
anche quela potrebbe ejfer qui rappre/entata . E final-
mente fi offervò , che Servio Aen, III. 466. dice , che
il tempio in Dodone , dove era V oracolo , era con/a-
grato unitamente a Giove , e a Venere : onde ficcome
Granivi0 1. cit. nelle medaglie degli Fpiroti , dove fi
vedono le tsfte di Giove ■> e di una donna , comune-

mente creduta Giunone , egli ricono/ce Venere, perchè
Dodone era nell'Epiro: così potrebbe anche nella nojìra
pittura dirfi rappre/entata Venere . E per quel che ri-
guarda gli alberi fatti a forma di candelabri ; fi no-
tò efferfi ciò fatto sul gufo grottefeo , come fono an-
cora le are laterali : e potrebbe anche fupporfi, che nel
tempio vi foffero filmili candelabri colle immagini del-
le colombe ; giacche V antica querd" - " f"&2'» ■ **•*
gita, fiata i^lfa , come dice Strabone , e Servio 1. e.
e l'oracolo fu/jifieva anche dopo : fi veda il Vandale l.c.

(5) Nel Catal. N. DXLIV.

(6) Si veda Plinio XV. 25. delle varie fpecie di
Ciliege il quale anche nota , che Lucullo il primo le
trafp-jrrù in Italia i' anno DCLXXX. di Roma dalla
Città di Cerafunte nel Ponto da lui difirutta , e da
cui ebbero il nome di ceraia, come dice Servio Georg.
II. 18. dove per altro avverte , che anche prima di
Lucullo vi era in Italia una fpecie di cirege det-
ta dura , e corna , che dopo furon dette coir;ocera-
fa : febbene in ciò fia riprefo da Nonno R. C I.
29. Ri/en/ce anche Ateneo II. li. p. 61. /' opinio-
ne di quei , che credeano eferfi detto cerafkm da Ce-
rafunte pel trasporto fattone da Lucullo : ma l'impugna
poi , citando Difilo, che vijfe a' tempi di Akffandro il
Grande , il quale così fcrive : toc xspdatcc èi<,ójxayjx ,
eiy.i^ct , èliyÓTpoQa- è» ^xp% l1^ T^t^vófisvot ,
iùqòixayjx , xaTiAt&j Ss toc èpiOpÓTSpoc , xai toc MmjJ-
cia, sfai yxp Sii}g-/jTixci : le ciliege fono grate allo
ftomaco, di buon fucco , e di poco nutrimento: ba-
gnate prima nell' acqua fon buone allo ftomaco : le
migliori fon le più rode , e quelle di Mileto ; per-
chè promovono ì' urina . Si veda ivi il Cafaubono,
il quale offerva , che anzi la Città di Cerafunte eb-
be il nome dall' abbondanza di quelle piante ano Tccif
xspdGav. Dell' altre etimologie di ceraius fi veda il
VoJ/ìo Etym. in tal voce.

(7) 03$® ■> e lcl Vignetta feguente fon parti del-
le due Architetture della Tavola LVI. ejfendofi ripor-
tate in grande , giacche nel rama di quella Tavola
per la picciolezza non comparifeeno.

(8) Si veda la nota (14.)della Tav. XIV. delToìl.

(9) Si veda Begero Th. Brand. To. 3. p. 408.
(io) Ojferva lo Scbeffero de Mil. J&v. III. 3- che

i fol-
 
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