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DELLA G. RA D E A /. A JD II L 77 O RI Gì \T A L
E
f ine. ( \iiiwana <
ceni Sti uui in
TAVOLA XCVI.
DUALMENTE curlofo è quefìo al-
tro bronzo W , che rapprefenta con ca-
ricatura un Mercurio ^ , con frondi, e
tenia in tefìa incifa in due vedute,
col petafo alato , colla faccia fparfa di
porri , o fichi M , e col fejfo di una
enorme grandezza , che termina in una
tefta
(1) Fu ritrovato nelle fcav azioni di Refina a 16.
Agofto 1740.
(2) Già fi è notato altrove , che il Mercurio
vecchio rapprefentava.fi colla parte ritta ; e a For-
mio , e Plutarco ivi citati può aggiunger/i Plotino
Enn. III. 6. 19. ed Erodoto II. 51. dove efferva, che
il cojlume di così rapprefentarlo V ebbero i primi tra
i Greci gli A.teniefi , i quali V appresero non dagli
Egizzii, ma da i Pelafgi, e che la, ragione di que-
fìo fi /piegava ne i mijleri Cabirici, da i Pelajgi fleffì
infegnati ; e in quefli, come in tutti gli altri mijleri,
aveano il principal luogo le parti della generazione
{ Clemente Alejfandrino xporp. p. 10. e fegg.). E a que-
gli par che alluda Cicerone ( N. D. III. 22.) ancora ,il
quale parlando del primo Mercurio dice : cujus obfce-
iiius excitata natura traditili:, quod afpe&u Profer-
pinae commotus fit : e Tzetze a Licofrone ( v. 698.
e 1176. ) dove nel dar ragione , perchè Proferpina fi
cbianipjfe figifiù Brimone , cioè gridante, dice, che
Mercurio volendole far violenza, proferpina lo trat~
tenne coi gridi , e colle minacce . 01 tracio fi è
anche altrove notato , che Ticone ( di cui fi veda*
Meurfio Ath. Att. II. 14.), era lofieffo, che Mercurio,
( Efichio tùypiv, e Clemente Alejfandrino npor. p. 64.
toV Tuyfiti/a, ègflìjv ) , e quello confondeafi con Priapo
( Diodoro IV. 6. e ivi il Vfàffeling ) ; effendo certo
ad ogni modo , che Mercurio era anche tra gli dei
della luffuria . Ed è notàbile a quejlo propofito il bel-
liffimo Epigramma di Marziale VII. 73.
Cyllenes, caelique decus, facunde minifter,
Aurea cui torto virga dracone viret:
Sic tibi lafcivi non defit copia furti,
Sive cupis Paphien, feu Ganymede cales :
Maternaeque facris ornentur frondibus idus,
Et fenior parca mole prematur avus :
Hunc femper Norbana d^i cum conjuge cara
Laeta colat, primis quo coiere toris .
Huic pius antiftes fophiae fuadona miniftrat:
Huic te thure vocat, fìdus Se ipfe Jovi.
Così anche Luciano, 0 altri che fia V autore del Filo-
patride
DELLA G. RA D E A /. A JD II L 77 O RI Gì \T A L
E
f ine. ( \iiiwana <
ceni Sti uui in
TAVOLA XCVI.
DUALMENTE curlofo è quefìo al-
tro bronzo W , che rapprefenta con ca-
ricatura un Mercurio ^ , con frondi, e
tenia in tefìa incifa in due vedute,
col petafo alato , colla faccia fparfa di
porri , o fichi M , e col fejfo di una
enorme grandezza , che termina in una
tefta
(1) Fu ritrovato nelle fcav azioni di Refina a 16.
Agofto 1740.
(2) Già fi è notato altrove , che il Mercurio
vecchio rapprefentava.fi colla parte ritta ; e a For-
mio , e Plutarco ivi citati può aggiunger/i Plotino
Enn. III. 6. 19. ed Erodoto II. 51. dove efferva, che
il cojlume di così rapprefentarlo V ebbero i primi tra
i Greci gli A.teniefi , i quali V appresero non dagli
Egizzii, ma da i Pelafgi, e che la, ragione di que-
fìo fi /piegava ne i mijleri Cabirici, da i Pelajgi fleffì
infegnati ; e in quefli, come in tutti gli altri mijleri,
aveano il principal luogo le parti della generazione
{ Clemente Alejfandrino xporp. p. 10. e fegg.). E a que-
gli par che alluda Cicerone ( N. D. III. 22.) ancora ,il
quale parlando del primo Mercurio dice : cujus obfce-
iiius excitata natura traditili:, quod afpe&u Profer-
pinae commotus fit : e Tzetze a Licofrone ( v. 698.
e 1176. ) dove nel dar ragione , perchè Proferpina fi
cbianipjfe figifiù Brimone , cioè gridante, dice, che
Mercurio volendole far violenza, proferpina lo trat~
tenne coi gridi , e colle minacce . 01 tracio fi è
anche altrove notato , che Ticone ( di cui fi veda*
Meurfio Ath. Att. II. 14.), era lofieffo, che Mercurio,
( Efichio tùypiv, e Clemente Alejfandrino npor. p. 64.
toV Tuyfiti/a, ègflìjv ) , e quello confondeafi con Priapo
( Diodoro IV. 6. e ivi il Vfàffeling ) ; effendo certo
ad ogni modo , che Mercurio era anche tra gli dei
della luffuria . Ed è notàbile a quejlo propofito il bel-
liffimo Epigramma di Marziale VII. 73.
Cyllenes, caelique decus, facunde minifter,
Aurea cui torto virga dracone viret:
Sic tibi lafcivi non defit copia furti,
Sive cupis Paphien, feu Ganymede cales :
Maternaeque facris ornentur frondibus idus,
Et fenior parca mole prematur avus :
Hunc femper Norbana d^i cum conjuge cara
Laeta colat, primis quo coiere toris .
Huic pius antiftes fophiae fuadona miniftrat:
Huic te thure vocat, fìdus Se ipfe Jovi.
Così anche Luciano, 0 altri che fia V autore del Filo-
patride